venerdì 27 ottobre 2017

L’ORIGINE DELL’ INQUINAMENTO CITTADINO : CAUSE E RESPONSABILITA’



E’ di questi giorni il provvedimento amministrativo di divieto del traffico cittadino posto in essere dalle amministrazioni di importanti Comuni italiani, tra i quali Torino e Roma, ai residenti proprietari di autoveicoli diesel anche della tipologia Euro 3-Euro 4- Euro5, e della previsione, in presenza di quantitativi elevati di quei residui inquinanti denominati “particolati”, addirittura dell’estensione futura del divieto, per quanto riguarda Roma, agli Euro 6. I divieti amministrativi paiono illogici e liberticidi, in quanto i proprietari delle autovetture alle quali viene inibita la circolazione hanno speso i loro denari al momento dell’acquisto confidando nella conformità del proprio automezzo alla normativa vigente, attuale e futura, ed hanno corrisposto all’Erario le relative  imposte per l’ “immatricolazione” e per  il “possesso” del mezzo acquistato.
Questo, in un Paese civile, darebbe titolo ai proprietari di pretendere di usare liberamente un bene in loro titolarità e di essere immuni da provvedimenti amministrativi dettati da scelte demagogiche accompagnate da crassa ignoranza, e soprattutto,  da quel volgare disprezzo per il Popolo e per la sua dignità che invece caratterizza i sistemi politici che fondano il proprio potere sulla autoreferenzialità.
Il mancato rispetto dei “limiti del mandato” ricevuto dal Corpo Elettorale, e la sottoposizione a continui abusi trasforma purtroppo le democrazie rappresentative, anche nei loro aspetti amministrativi e gestori, in vere e proprie tirannidi.
Gioverà quindi soffermarsi sulla sussistenza o meno della effettiva necessità di impedire o limitare la circolazione a liberi cittadini con provvedimenti amministrativi che -ripeto - sarebbero degni di paesi di “socialismo reale” centro-africani o sud-americani. I nostri “gestori politici”  per prassi e strategia, confidando nella incapacità di analisi delle persone sottoposte alla loro “tutela” omettono abitualmente di rappresentare quelle verità sgradevoli che sono sotto gli occhi di tutti e, forse per questa ragione, nessuno osserva.
Rappresenta infatti un espediente facilissimo tacere circostanze costituenti  l’origine dell’inquinamento atmosferico cittadino, e contestualmente porre ulteriori divieti amministrativi e limiti a cittadini che ormai non sono più nelle condizioni di tutelare i propri Diritti Fondamentali, ovvero di portare armi per difesa personale , di recarsi alle urne elettorali a scadenze periodiche, di circolare sulla rete stradale con le proprie autovetture dopo avere assolto all’onere fiscale relativo, di parcheggiare le medesime sotto la propria abitazione senza versare il “taglieggiamento” derivante dalle “strisce blu”, di non dovere corrispondere all’Erario un 70% circa di “accise” sul carburante, di non vedere violati i propri “diritti quesiti” previdenziali da un “tratto di penna” della allora Ministro Fornero, di non dovere subire le inefficienze di un sistema sanitario caratterizzato da sprechi ed inadeguatezze dopo avere corrisposto una tassazione avente una tra le aliquote più alte del mondo.
I motivi di insoddisfazione e legittimo risentimento contro la “Cupola Politica” italiana sono innumerevoli, ma torniamo al tema della nostra analisi, ovvero le cause dell’inquinamento atmosferico cittadino, ed esaminiamo, sotto un profilo tecnico, le conseguenze delle centrali termoelettriche insediate in prossimità del tessuto urbano, cercando di comprendere il loro funzionamento ed i loro effetti. 

In particolare <<…… La centrale termoelettrica produce energia elettrica sfruttando il calore fornito dai combustibili fossili (olio combustibile derivato dal petrolio, carbone gas naturale).
Il combustibile viene immesso in un bruciatore posto sotto una caldaia: il calore che si sviluppa riscalda l’acqua che scorre in tubi a serpentina. L’alta temperatura trasforma l’acqua in vapore surriscaldato (a circa 540 °C), che sotto forti pressioni fa ruotare le pale di una turbina collegata a un generatore di energia elettrica chiamato alternatore.
Il vapore già utilizzato viene convogliato in un condensatore, dove in appositi tubi circola acqua fredda, prelevata generalmente da corsi d’acqua vicini alla centrale. A contatto con i tubi freddi, il vapore si condensa in acqua che viene ripompata nel circuito della caldaia. Questo tipo di centrale inquina fortemente l'aria con i fumi della combustione.Il monossido di carbonio, l'anidride solforosa, gli ossidi di azoto, il piombo e gli idrocarburi sono detti inquinanti atmosferici primari.
In particolari condizioni climatiche, e cioè quando l'aria non circola e gli inquinanti permangono a lungo nell'atmosfera, si verificano reazioni chimiche, favorite dalla luce del sole, che danno luogo a un insieme di prodotti, denominati nel loro complesso "smog", e che rappresentano gli inquinanti atmosferici secondari.
Un discorso a parte va fatto per l'anidride carbonica, la quale è un componente naturale dell'aria, ed è indispensabile per tutti i processi biologici, ma è anche responsabile della regolazione della temperatura dell'aria.
L'anidride solforosa e gli ossidi di azoto, che si generano dalla combustione del carbone e dei derivati del petrolio, provocano il fenomeno delle piogge acide. Combinandosi con l'acqua piovana, l'anidride solforosa si trasforma in acido solforico e gli ossidi di azoto in acido nitrico, e poi ricadono al suolo. L'effetto di queste piogge è progressivo e insidioso, esse producono un accumulo di acidi nel terreno e nelle acque dei fiumi e dei laghi, danneggiando gravemente gli ecosistemi, a partire dalla vegetazione.
L'enorme immissione di CO2 nell'atmosfera impedisce alla Terra di reirradiare nello spazio l'energia che riceve dal Sole, provocando l'effetto serra, cioè il riscaldamento dell'atmosfera, che, a sua volta, provoca l'aumento della temperatura dei ghiacci, determinando un innalzamento del livello del mare, e quindi la sommersione delle regioni costiere, che, come è noto, sono le regioni più popolate della Terra. 
Lo smog, il piombo e il monossido di carbonio agiscono in modo diretto sulla funzione respiratoria dei viventi, provocando gravi malattie polmonari. 
Non trascurabili i danni all'ecosistema del corpo idrico utilizzato per gli scarichi termici dell'acqua.
L'impianto, come tutte le altre centrali del resto, occupando una certa superficie, normalmente recintata, allontana dalla zona la fauna e, i vari edifici connessi al suo funzionamento comportano sempre un certo impatto sull'ambiente dal punto di vista paesaggistico.
Nella sala macchine sia le turbine, sia i generatori di corrente producono un rumore costante di parecchi decibel che, a lungo andare, provoca danni all'udito degli operatori, per cui, questi, devono essere sottoposti a periodici controlli medici.
Le macchine elettriche, quali gli Alternatori e le Dinamo, per effetto dello strisciare delle spazzole sul collettore generano un certo scintillio. L'arco voltaico scompone l'Ossigeno dell'aria O2 in O, che legandosi poi ad altre molecole, forma Ozono O3, gas velenoso dal caratteristico odore di aglio.>>. 

Possiamo quindi pacificamente affermare che l’attribuzione alle autovetture diesel dell’origine dell’inquinamento urbano costituisce una forma decettiva di sviamento dell’attenzione dei cittadini dalla reale natura del problema che stanno  subendo e, soprattutto, dalle responsabilità politiche di chi ha consentito di insediare -una quindicina d’anni or sono a Moncalieri e cinque anni or sono nella periferia di Torino Nord- centrali termoelettriche ad elevato impatto ambientale.
Paradossalmente gli autori di quelle scelte amministrative oggi siedono all’opposizione, ed i novelli “ecologisti” che si sono recentemente insediati nelle municipalità di Torino e di Roma, anziché porre in discussione le impostazioni gestorie dei loro predecessori ed adottare i relativi rimedi, forse non avendo adeguate competenze, si limitano ad imporre ulteriori ed odiosi divieti.
Fondamentalmente la metodologia di gestione del potere amministrativo italiano è analoga a quella che caratterizza la gestione politica, ovvero considerare il Popolo Italiano alla stregua di un armento da mungere in termini elettorali e fiscali, e da annichilire nella propria dignità.

                                                                                         

Avv. Claudio BERRINO

mercoledì 11 ottobre 2017

SECESSIONE CATALANA

La secessione della Catalogna impone un’analisi sul concetto di Stato e sulla sua compatibilità con una società di Tipo Tradizionale. L’argomento, nell’ambito del Pensiero della Destra normalmente non viene analizzato per il timore - assolutamente legittimo - di risultare divisivo. L’atteggiamento è tanto prudente quanto dannoso, in quanto la preoccupazione di creare “divisioni”, se così possono essere intese le analisi intellettuali, si pone in contrasto con la Cultura e lo Spirito della Destra, antiegualitaria e selettiva per definizione. Solo attraverso continui processi disgregativi con separazione di “corpi estranei” al nostro Pensiero e successivi fenomeni di riaggregazione intellettuale per affinità culturali (ed etniche) omogenee è possibile costruire e formare quella “aristocrazia naturale” che costituisce lo strumento ed il veicolo privilegiato della diffusione della nostra concezione della vita. Normalmente la Teoria Generale dello Stato non costituisce materia di approfondimento da parte di alcuni militanti appartenenti al multiforme mondo della Destra, e il difetto di analisi genera fraintendimenti pericolosi. Proprio nei giorni scorsi abbiamo ascoltato personaggi aventi visibilità politica, nell’ambito della Destra italiana, esprimere sentimenti di solidarietà alla Spagna, e di avversione alla Catalogna, in virtù di un non meglio precisato “senso dello Stato”, quasi che il concetto stesso di Stato appartenesse al Pensiero Tradizionale. Altri esponenti di area si sono spinti addirittura ad assimilare il concetto di Stato a quello di Patria, generando un “meticcio concettuale” destinato a generare orripilazione in qualunque analista politico tradizionalista dotato di mediocre preparazione e comune buon senso. Dobbiamo incessantemente ripeterci e ripetere a chi ci è vicino nel nostro percorso politico che la Nazione non è lo Stato. Etimologicamente il termine Nazione deriva da “natio”, nascita, ed evidenzia una comunanza che deriva dalla medesima cultura, dal medesimo territorio, dalla medesima etnia, dal comune senso di appartenenza. E’ un concetto sovrapponibile a quello di Patria, la “Terra dei Padri”, ovvero di “terra avita”, ed è coincidente con il termine tedesco “Heimat”, la comunità di origine. Nulla a che vedere con il concetto di “Stato”, completamente sconosciuto alla cultura classica. Roma non era uno “Stato” ma, nei suoi differenti momenti storici, una Res Publica od un Impero. Il concetto di Stato non appartiene alla cultura di Destra e si sviluppa in quel processo progressivo di “regressione delle caste”, iniziato millenni prima, che al termine del periodo feudale distrugge il concetto di identità e di etnia facendolo precipitare nella aggregazione indifferenziata ed egualitaria. Si tratta solo di una deriva storica dell’origine dell’indistinto e dell’egualitarismo, l’affermazione delle tre ortoprassi di origine giudaico cristiana, ovvero il Cristianesimo, l’Ebraismo e l’Islam. Ortoprassi che hanno generato una sovversione valoriale profonda, hanno annullato il senso spirituale e religioso originario dell’Uomo e lo hanno precipitato in un percorso storico durato oltre duemila anni nell’affermazione e nella primazia dell’ ”indistinto”. Una dimensione storica e culturale in cui la “genterella” è indotta a pensare che sia “normale” ipotizzare che l’Uomo discenda dalla scimmia, che “il povero di spirito” debba prevalere sul “migliore”, che la “legge del numero” sia prevalente su quella della qualità. E in questa deriva si inserisce e si afferma il concetto di “Stato”, che attraverso una maliziosa deformazione concettuale porta i suoi degradati cittadini a pensare che “lo Stato siamo Noi”. Una aberrazione interpretativa che non considera che lo Stato non è la collettività sacra, ovvero il Popolo, ma un agglomerato burocratico che vive alle sue spalle. Ed in questa situazione di voluta imprecisione anche nel mondo della Destra si scivola nell’equivoco e nel luogo comune della donnetta politica a capo di un Partito che giunge ad affermare che “si sente vicina a Rajoy perché crede nello Stato”. Per venire al punto, dopo questa lunga ma necessaria digressione, la vicenda Catalana deve essere analizzata non in forza di luoghi comuni statalisti, o di simpatie od antipatie politiche connesse a chi in questo momento governa la Catalogna, ma esclusivamente sulla base della prevalenza identitaria esistente in quel territorio. L’appartenenza non è determinata da quel pezzo di carta unto e maleodorante che è la Costituzione di un Paese, ma da quei valori sacerrimi che sono il Sangue e la Terra. Blut und Boden. Il resto è nulla.

                                                                                                 
Avv. Claudio BERRINO


giovedì 14 settembre 2017

L'ICONOCLASTIA INCOLTA


Nei giorni scorsi, in maniera frammentaria e spontanea, ho inserito sui “social” brevi riflessioni in merito alla c.d. “Legge Fiano”, evidenziandone la sua lesività di diritti individuali e collettivi. Desidero ora dare una forma più “strutturata” al mio pensiero, non finalizzata al “convincimento” di nessuno ma piuttosto allo stimolo ad una analisi di buon profilo di questa brutta vicenda italiana.
In particolare, la legge approvata ieri dal Parlamento Italiano denuncia, in primis, l’ignoranza quasi atavica dei nostri rappresentanti politici, che approvando una simile mostruosità normativa hanno dimostrato il loro imbarazzante profilo intellettuale, caratterizzato da ignoranza giuridica e da ignoranza storica. Come è noto ai più, ma evidentemente non a tutti, il tema dell’ ”apologia di Fascismo” è normato dalla L.645/1952, nota come “Legge Scelba”, che va a colpire << coloro che promuovano o organizzino sotto qualsiasi forma la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto regime Fascista >>. Questa norma, pesantemente liberticida, legiferata e promulgata in un momento di eccezionalità sociale, a pochi anni dalla fine di una guerra civile, per le sue caratteristiche gravemente illiberali è stata oggetto di numerosi interventi della Corte Costituzionale, la quale ne ha limitato l’applicabilità, nel senso di andare a qualificare come penalmente rilevanti solo quelle ipotesi di apologia concretamente idonee alla riorganizzazione del Partito Fascista. E’ quindi evidente, o almeno dovrebbe esserlo ad un Parlamentare medio e di media cultura, come la limitazione sancita dalla Corte Costituzionale rispetto alla Legge Scelba introduca un principio di rango costituzionale cui le leggi ordinarie debbono adeguarsi, e con cui la Legge Fiano è incompatibile. In altri termini, ancora più chiari, quando le condotte si limitano alla sola propaganda rientrano evidentemente nei limiti dell’art 21 della Costituzione che tutela non solo la libertà di pensiero ma anche il diritto alla sua manifestazione. Molti di noi ricorderanno un celebre aforisma di Ezra Pound al riguardo, che così recitava :<<…la libertà di parola senza libertà di diffusione è solo un pesce dorato in una vaschetta sferica…..>>.
Ciò premesso, acclarata l’ignoranza giuridica dei nostri Parlamentari, possiamo svolgere brevi riflessioni sulla loro, non minore, ignoranza storica. La “Legge Fiano” introduce l’art.292 bis del codice penale nell’ambito dei delitti contro la personalità interna dello Stato, articolo recante la “dicitura” << propaganda del regime Fascista o del Partito Nazionalsocialista (n.d.r.dei Lavoratori Tedeschi), ovvero delle relative ideologie, anche solo attraverso la produzione , distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiama pubblicamente la simbologia (n.d.r. ad es . Fascio Littorio) o la gestualità ( ad es. saluto romano) .
La pena reclusiva prevista da questa legge “incredibile” è compresa tra i sei mesi ed i due anni, ma sono previste aggravanti ove i fatti siano commessi a mezzo di Internet. Si esclude quindi , in questa ultima ipotesi, l’autore del fatto dal beneficio della sospensione della pena, ed al malcapitato si aprono le porte del carcere. E questo in un paese in cui le porte del carcere non si aprono più nemmeno per gli stupratori di fanciulle.
L’abominio legislativo commesso dalla Camera dei Deputati con l’approvazione della Legge Fiano ripercorre una perversione storico-religiosa, probabilmente non nota all’On.le Fiano e neppure alla sua Consulente Culturale, la “titolata” Ministra della Pubblica Istruzione Fedeli, denominata Iconoclastia (da eikòn -immagine, klào-rompo) sviluppatasi nell’impero Bizantino all’inizio dell’ VIII secolo, la cui base dottrinale era che la venerazione delle icone sfociasse in una forma di idolatria (pagana) detta “iconodulia”. Questa perversione religiosa provocò la distruzione materiale di capolavori artistici, al pari di quanto recentemente realizzato dall’ISIS a Palmira, a Mosul, a Nimrod, ed al pari di quanto vorrebbero realizzare i nostri incolti e perversi Governanti sui monumenti dei Fori Imperiali, sull’Altare della Patria, sulle straordinarie opere d’arte realizzate dal Fascismo in questo Paese in soli venti anni di azione politica. Qualora il Senato approvasse il testo di questa Legge ed il Presidente della Repubblica la promulgasse non resterebbe a, a questo Paese sfortunato, che demandare la tutela del nostro patrimonio artistico ai terroristi dell’ISIS. Per quanto concerne la difesa del Territorio Nazionale dagli sbarchi dei migranti l’operazione è già stata realizzata, nei giorni scorsi, con la Libia ……

                                                                                        
Avv. Claudio BERRINO




martedì 12 settembre 2017

LA "BENEMERITA" ED I DIFENSORI DELL'INDIFENDIBILE


La brutta vicenda dell’accusa di stupro rivolta nei confronti dei due carabinieri fiorentini consente di analizzare l’atteggiamento di quanti, professandosi di Destra, o richiamandosi ai valori della “Tradizione”, hanno visceralmente difeso, oltre ogni logico dubbio, il comportamento dei due militari che, in orario di servizio, in divisa, armati, su auto di servizio, hanno accompagnato due ragazzine ubriache sino al loro domicilio ed hanno consumato con le stesse, consenzienti o dissenzienti che fossero, nell’androne e nell’ascensore dello stabile, atti di natura sessuale.
L’oggetto della mia analisi, si badi, non vuole essere il fatto in sé, che si commenta da solo nel suo squallore, ma l’atteggiamento palesato da genterella “sui generis” che invocando malintesi valori della Destra e della Tradizione ha “sposato” acriticamente una linea difensiva volta al tentativo di legittimare una vicenda che legittimazione non può certamente avere.
Taluni, in un atto di “lealismo” incondizionato ed infantile di difesa ad oltranza della “Benemerita”, che identificano, in virtù di processi e percorsi mentali quanto meno “singolari” come “emanazione” della Cultura di Destra, hanno addirittura minacciato di togliere “l’amicizia” virtuale a quanti, sui “social”, si fossero posti in atteggiamento critico nei confronti degli autori dell’episodio.
L’atteggiamento di questi paladini dell’indifendibile lascia certamente perplessi, ed alla perplessità si accompagna la preoccupazione di avere come “sodali di area politica” perfetti imbecilli che confondono il nero della divisa della “Beneremerita” con l’ analogo cromatismo dell’orbace, senza comprendere che  l’Arma dei Carabinieri non è né di Sinistra, né di Destra, ma un organo burocratico-militare statale, con compiti statutariamente di Polizia Militare e di Polizia Giudiziaria, alle dipendenze del Ministero della Difesa e “di concerto” con il Ministero dell’Interno.
Niente di meno, nulla di più.
Al contrario, la Storia recente e meno recente, ci insegna che l’Arma dei Carabinieri non ha mai manifestato particolari “riguardi” nei confronti della Destra e dei suoi rappresentanti, a partire dall’omicidio premeditato di Ettore Muti, eseguito a Fregene dal Tenente Taddei, della “Benemerita”, su ordine di Badoglio e, via seguendo, all’omicidio di Stefano Recchioni, un adolescente ucciso con un colpo di pistola alla fronte davanti alla sede missina di Acca Larentia, eseguito dall’allora Capitano dei Carabinieri Eduardo Sivori, alla repressione brutale dei moti di piazza missini di Reggio Calabria, alle recenti manganellate elargite generosamente a Simone Di Stefano a Roma in occasione della recente manifestazione di Casa Pound, in opposizione allo Ius Soli.
Questo perché l’Arma dei Carabinieri, ripeto, non ha un ruolo o una cultura politica, ma è un’organo armato strumentale allo status -quo governativo.
Difendere l’indifendibile non significa essere “di Destra”, ma semplicemente avere dei limiti intellettuali e di analisi gravissimi. Ed un “minus habens”, con buona pace degli egualitaristi, non potrà mai  essere un Uomo di Destra.


                                                                            
Avv. Claudio BERRINO

martedì 13 giugno 2017

Tentativi di analisi politica ad un voto amministrativo

Appaiono forse analoghi al ballo sul ponte di una nave in procinto di affondare. Eppure bisogna vincere la riluttanza, la repulsione per l’inutile e guardare, osservare, fotografare le maschere che danzano intorno al fuoco delle vanità. Un fuoco dalla luce fioca, che produce più ombre che profili leggibili. Tappiamoci dunque il naso, e caliamoci nel liquame politico, per analizzarlo, per conoscere meglio il fetore del nemico. Amici, non vi è che l’imbarazzo della scelta …….Possiamo guardare a Destra, a Sinistra, al Centro, ai movimenti pseudo-populisti per tentare di vedere differenziazioni, distinzioni, dissimilitudini, ma senza scorgere spunti che possano portarci a comprendere quale sia la differenza, la diversità culturale ed antropologica fra questi figuranti. Un magma uniforme, un fango ribollente, che di prova elettorale in prova elettorale allontana e disgusta la popolazione, e che alimenta il primo partito politico d’Italia. Quello dell’astensione. Alcuni interpreti di questo Teatro delle Marionette si professano Europeisti (leggasi filo- Unione Europea). Altri si dichiarano Anti-Europeisti, ma si rendono disponibili alle “gros-coalitions” con gli Europeisti fautori della “moneta unica” e del “pensiero unico” perché ……..”uniti si vince”. Alcuni pseudo-fautori di una cultura identitaria e non “inclusiva” per dimostrare la propria “modernità” sono disposti a perdere dignità e credibilità inserendo nelle proprie liste elettorali un candidato non particolarmente identitario ed a condividere con lui le movenze scimmiesche ed il gusto plebeo di una danza che non appartiene propriamente alla Cultura Occidentale. Una esibizione patetica e di pessimo gusto improvvisata sopra una bandiera evocativa di una appartenenza patria, che così viene volgarmente oltraggiata. In questo contesto deprimente e decadente oggi si levano i lugubri vaticini dei burocrati del Fondo Monetario, che invocano l’applicazione di una “tassazione moderna” (sic!) sul bene-rifugio per eccellenza del Popolo Italiano. Uno scenario dequalificato ed avvilente, una oscurità nella quale si scorgono alcuni bagliori di vitalità politica, di ribellione razionale, di vitalismo dimenticato. Il risultato conquistato da quella che da oggi è la terza forza politica di Lucca indica che l’azione quando si sostituisce alla promessa manichea ed al “luogocomunismo” determina i prodromi del cambiamento, dell’uscita dagli schemi, del ritorno ad una speranza di affrancamento dalla tirannia di un sistema distopico. E’ presto per dire che questo sia l’inizio di un processo di cambiamento, ma tutti noi non possiamo che auspicarlo,



                                                                                        
Avv. Claudio Berrino


domenica 7 maggio 2017

ELEZIONI PRESIDENZIALI FRANCESI



Qualora i risultati degli exit poll venissero confermati la vittoria politica delle elezioni francesi apparterrebbe al Front National ed a Marine Le Pen.
Il 35% del Popolo francese le avrebbe tributato fiducia esprimendo un voto contro la dittatura dell’Unione Europea serrandosi in una compagine identitaria coesa ed omogenea.
Al contrario, il 65% dei francesi che ha scelto Macron è una “diga” ovvero una coalizione eterogenea ed al suo interno contraddittoria composta da gregari di Rothschild, da comunisti, da socialisti, da gollisti, da gruppi etnici meticci aggregati nelle “banlieu” dall’odio antioccidentale, dalla comunità omosessuale francese di cui – secondi i media-  lo stesso Macron farebbe parte, da pochissimi filo europeisti.
Non è stata assolutamente una vittoria europeista, in quanto la contraddittoria ed eterogenea coalizione “anti-le Pen” è nella sua ampia maggioranza antieuropeista ed espressione di pensieri politici ed espressioni culturali incompatibili tra loro.
Il Front National è da oggi la prima forza politica francese, ed ha raddoppiato le sue preferenze elettorali rispetto alle Presidenziali del 2002.
Gli antagonisti della Cultura Identitaria ed antieuropeista faranno presto i conti con le consultazioni elettorali francesi di giugno, e con la marea incontenibile di dissenso nei confronti dell’Unione Europea che sta montando in tutta Europa.
Chi questa sera si rallegra per la vittoria “di plastica” di Macron sconta la propria  incapacità e la propria rozzezza di analisi politica.
L’Unione Europea oggi ha perso, forse definitivamente.
“Chapeau” M.me Le Pen !


                                                                                         
Avv. Claudio Berrino