giovedì 14 settembre 2017

L'ICONOCLASTIA INCOLTA


Nei giorni scorsi, in maniera frammentaria e spontanea, ho inserito sui “social” brevi riflessioni in merito alla c.d. “Legge Fiano”, evidenziandone la sua lesività di diritti individuali e collettivi. Desidero ora dare una forma più “strutturata” al mio pensiero, non finalizzata al “convincimento” di nessuno ma piuttosto allo stimolo ad una analisi di buon profilo di questa brutta vicenda italiana.
In particolare, la legge approvata ieri dal Parlamento Italiano denuncia, in primis, l’ignoranza quasi atavica dei nostri rappresentanti politici, che approvando una simile mostruosità normativa hanno dimostrato il loro imbarazzante profilo intellettuale, caratterizzato da ignoranza giuridica e da ignoranza storica. Come è noto ai più, ma evidentemente non a tutti, il tema dell’ ”apologia di Fascismo” è normato dalla L.645/1952, nota come “Legge Scelba”, che va a colpire << coloro che promuovano o organizzino sotto qualsiasi forma la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto regime Fascista >>. Questa norma, pesantemente liberticida, legiferata e promulgata in un momento di eccezionalità sociale, a pochi anni dalla fine di una guerra civile, per le sue caratteristiche gravemente illiberali è stata oggetto di numerosi interventi della Corte Costituzionale, la quale ne ha limitato l’applicabilità, nel senso di andare a qualificare come penalmente rilevanti solo quelle ipotesi di apologia concretamente idonee alla riorganizzazione del Partito Fascista. E’ quindi evidente, o almeno dovrebbe esserlo ad un Parlamentare medio e di media cultura, come la limitazione sancita dalla Corte Costituzionale rispetto alla Legge Scelba introduca un principio di rango costituzionale cui le leggi ordinarie debbono adeguarsi, e con cui la Legge Fiano è incompatibile. In altri termini, ancora più chiari, quando le condotte si limitano alla sola propaganda rientrano evidentemente nei limiti dell’art 21 della Costituzione che tutela non solo la libertà di pensiero ma anche il diritto alla sua manifestazione. Molti di noi ricorderanno un celebre aforisma di Ezra Pound al riguardo, che così recitava :<<…la libertà di parola senza libertà di diffusione è solo un pesce dorato in una vaschetta sferica…..>>.
Ciò premesso, acclarata l’ignoranza giuridica dei nostri Parlamentari, possiamo svolgere brevi riflessioni sulla loro, non minore, ignoranza storica. La “Legge Fiano” introduce l’art.292 bis del codice penale nell’ambito dei delitti contro la personalità interna dello Stato, articolo recante la “dicitura” << propaganda del regime Fascista o del Partito Nazionalsocialista (n.d.r.dei Lavoratori Tedeschi), ovvero delle relative ideologie, anche solo attraverso la produzione , distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiama pubblicamente la simbologia (n.d.r. ad es . Fascio Littorio) o la gestualità ( ad es. saluto romano) .
La pena reclusiva prevista da questa legge “incredibile” è compresa tra i sei mesi ed i due anni, ma sono previste aggravanti ove i fatti siano commessi a mezzo di Internet. Si esclude quindi , in questa ultima ipotesi, l’autore del fatto dal beneficio della sospensione della pena, ed al malcapitato si aprono le porte del carcere. E questo in un paese in cui le porte del carcere non si aprono più nemmeno per gli stupratori di fanciulle.
L’abominio legislativo commesso dalla Camera dei Deputati con l’approvazione della Legge Fiano ripercorre una perversione storico-religiosa, probabilmente non nota all’On.le Fiano e neppure alla sua Consulente Culturale, la “titolata” Ministra della Pubblica Istruzione Fedeli, denominata Iconoclastia (da eikòn -immagine, klào-rompo) sviluppatasi nell’impero Bizantino all’inizio dell’ VIII secolo, la cui base dottrinale era che la venerazione delle icone sfociasse in una forma di idolatria (pagana) detta “iconodulia”. Questa perversione religiosa provocò la distruzione materiale di capolavori artistici, al pari di quanto recentemente realizzato dall’ISIS a Palmira, a Mosul, a Nimrod, ed al pari di quanto vorrebbero realizzare i nostri incolti e perversi Governanti sui monumenti dei Fori Imperiali, sull’Altare della Patria, sulle straordinarie opere d’arte realizzate dal Fascismo in questo Paese in soli venti anni di azione politica. Qualora il Senato approvasse il testo di questa Legge ed il Presidente della Repubblica la promulgasse non resterebbe a, a questo Paese sfortunato, che demandare la tutela del nostro patrimonio artistico ai terroristi dell’ISIS. Per quanto concerne la difesa del Territorio Nazionale dagli sbarchi dei migranti l’operazione è già stata realizzata, nei giorni scorsi, con la Libia ……

                                                                                        
Avv. Claudio BERRINO




martedì 12 settembre 2017

LA "BENEMERITA" ED I DIFENSORI DELL'INDIFENDIBILE


La brutta vicenda dell’accusa di stupro rivolta nei confronti dei due carabinieri fiorentini consente di analizzare l’atteggiamento di quanti, professandosi di Destra, o richiamandosi ai valori della “Tradizione”, hanno visceralmente difeso, oltre ogni logico dubbio, il comportamento dei due militari che, in orario di servizio, in divisa, armati, su auto di servizio, hanno accompagnato due ragazzine ubriache sino al loro domicilio ed hanno consumato con le stesse, consenzienti o dissenzienti che fossero, nell’androne e nell’ascensore dello stabile, atti di natura sessuale.
L’oggetto della mia analisi, si badi, non vuole essere il fatto in sé, che si commenta da solo nel suo squallore, ma l’atteggiamento palesato da genterella “sui generis” che invocando malintesi valori della Destra e della Tradizione ha “sposato” acriticamente una linea difensiva volta al tentativo di legittimare una vicenda che legittimazione non può certamente avere.
Taluni, in un atto di “lealismo” incondizionato ed infantile di difesa ad oltranza della “Benemerita”, che identificano, in virtù di processi e percorsi mentali quanto meno “singolari” come “emanazione” della Cultura di Destra, hanno addirittura minacciato di togliere “l’amicizia” virtuale a quanti, sui “social”, si fossero posti in atteggiamento critico nei confronti degli autori dell’episodio.
L’atteggiamento di questi paladini dell’indifendibile lascia certamente perplessi, ed alla perplessità si accompagna la preoccupazione di avere come “sodali di area politica” perfetti imbecilli che confondono il nero della divisa della “Beneremerita” con l’ analogo cromatismo dell’orbace, senza comprendere che  l’Arma dei Carabinieri non è né di Sinistra, né di Destra, ma un organo burocratico-militare statale, con compiti statutariamente di Polizia Militare e di Polizia Giudiziaria, alle dipendenze del Ministero della Difesa e “di concerto” con il Ministero dell’Interno.
Niente di meno, nulla di più.
Al contrario, la Storia recente e meno recente, ci insegna che l’Arma dei Carabinieri non ha mai manifestato particolari “riguardi” nei confronti della Destra e dei suoi rappresentanti, a partire dall’omicidio premeditato di Ettore Muti, eseguito a Fregene dal Tenente Taddei, della “Benemerita”, su ordine di Badoglio e, via seguendo, all’omicidio di Stefano Recchioni, un adolescente ucciso con un colpo di pistola alla fronte davanti alla sede missina di Acca Larentia, eseguito dall’allora Capitano dei Carabinieri Eduardo Sivori, alla repressione brutale dei moti di piazza missini di Reggio Calabria, alle recenti manganellate elargite generosamente a Simone Di Stefano a Roma in occasione della recente manifestazione di Casa Pound, in opposizione allo Ius Soli.
Questo perché l’Arma dei Carabinieri, ripeto, non ha un ruolo o una cultura politica, ma è un’organo armato strumentale allo status -quo governativo.
Difendere l’indifendibile non significa essere “di Destra”, ma semplicemente avere dei limiti intellettuali e di analisi gravissimi. Ed un “minus habens”, con buona pace degli egualitaristi, non potrà mai  essere un Uomo di Destra.


                                                                            
Avv. Claudio BERRINO