venerdì 27 ottobre 2017

L’ORIGINE DELL’ INQUINAMENTO CITTADINO : CAUSE E RESPONSABILITA’



E’ di questi giorni il provvedimento amministrativo di divieto del traffico cittadino posto in essere dalle amministrazioni di importanti Comuni italiani, tra i quali Torino e Roma, ai residenti proprietari di autoveicoli diesel anche della tipologia Euro 3-Euro 4- Euro5, e della previsione, in presenza di quantitativi elevati di quei residui inquinanti denominati “particolati”, addirittura dell’estensione futura del divieto, per quanto riguarda Roma, agli Euro 6. I divieti amministrativi paiono illogici e liberticidi, in quanto i proprietari delle autovetture alle quali viene inibita la circolazione hanno speso i loro denari al momento dell’acquisto confidando nella conformità del proprio automezzo alla normativa vigente, attuale e futura, ed hanno corrisposto all’Erario le relative  imposte per l’ “immatricolazione” e per  il “possesso” del mezzo acquistato.
Questo, in un Paese civile, darebbe titolo ai proprietari di pretendere di usare liberamente un bene in loro titolarità e di essere immuni da provvedimenti amministrativi dettati da scelte demagogiche accompagnate da crassa ignoranza, e soprattutto,  da quel volgare disprezzo per il Popolo e per la sua dignità che invece caratterizza i sistemi politici che fondano il proprio potere sulla autoreferenzialità.
Il mancato rispetto dei “limiti del mandato” ricevuto dal Corpo Elettorale, e la sottoposizione a continui abusi trasforma purtroppo le democrazie rappresentative, anche nei loro aspetti amministrativi e gestori, in vere e proprie tirannidi.
Gioverà quindi soffermarsi sulla sussistenza o meno della effettiva necessità di impedire o limitare la circolazione a liberi cittadini con provvedimenti amministrativi che -ripeto - sarebbero degni di paesi di “socialismo reale” centro-africani o sud-americani. I nostri “gestori politici”  per prassi e strategia, confidando nella incapacità di analisi delle persone sottoposte alla loro “tutela” omettono abitualmente di rappresentare quelle verità sgradevoli che sono sotto gli occhi di tutti e, forse per questa ragione, nessuno osserva.
Rappresenta infatti un espediente facilissimo tacere circostanze costituenti  l’origine dell’inquinamento atmosferico cittadino, e contestualmente porre ulteriori divieti amministrativi e limiti a cittadini che ormai non sono più nelle condizioni di tutelare i propri Diritti Fondamentali, ovvero di portare armi per difesa personale , di recarsi alle urne elettorali a scadenze periodiche, di circolare sulla rete stradale con le proprie autovetture dopo avere assolto all’onere fiscale relativo, di parcheggiare le medesime sotto la propria abitazione senza versare il “taglieggiamento” derivante dalle “strisce blu”, di non dovere corrispondere all’Erario un 70% circa di “accise” sul carburante, di non vedere violati i propri “diritti quesiti” previdenziali da un “tratto di penna” della allora Ministro Fornero, di non dovere subire le inefficienze di un sistema sanitario caratterizzato da sprechi ed inadeguatezze dopo avere corrisposto una tassazione avente una tra le aliquote più alte del mondo.
I motivi di insoddisfazione e legittimo risentimento contro la “Cupola Politica” italiana sono innumerevoli, ma torniamo al tema della nostra analisi, ovvero le cause dell’inquinamento atmosferico cittadino, ed esaminiamo, sotto un profilo tecnico, le conseguenze delle centrali termoelettriche insediate in prossimità del tessuto urbano, cercando di comprendere il loro funzionamento ed i loro effetti. 

In particolare <<…… La centrale termoelettrica produce energia elettrica sfruttando il calore fornito dai combustibili fossili (olio combustibile derivato dal petrolio, carbone gas naturale).
Il combustibile viene immesso in un bruciatore posto sotto una caldaia: il calore che si sviluppa riscalda l’acqua che scorre in tubi a serpentina. L’alta temperatura trasforma l’acqua in vapore surriscaldato (a circa 540 °C), che sotto forti pressioni fa ruotare le pale di una turbina collegata a un generatore di energia elettrica chiamato alternatore.
Il vapore già utilizzato viene convogliato in un condensatore, dove in appositi tubi circola acqua fredda, prelevata generalmente da corsi d’acqua vicini alla centrale. A contatto con i tubi freddi, il vapore si condensa in acqua che viene ripompata nel circuito della caldaia. Questo tipo di centrale inquina fortemente l'aria con i fumi della combustione.Il monossido di carbonio, l'anidride solforosa, gli ossidi di azoto, il piombo e gli idrocarburi sono detti inquinanti atmosferici primari.
In particolari condizioni climatiche, e cioè quando l'aria non circola e gli inquinanti permangono a lungo nell'atmosfera, si verificano reazioni chimiche, favorite dalla luce del sole, che danno luogo a un insieme di prodotti, denominati nel loro complesso "smog", e che rappresentano gli inquinanti atmosferici secondari.
Un discorso a parte va fatto per l'anidride carbonica, la quale è un componente naturale dell'aria, ed è indispensabile per tutti i processi biologici, ma è anche responsabile della regolazione della temperatura dell'aria.
L'anidride solforosa e gli ossidi di azoto, che si generano dalla combustione del carbone e dei derivati del petrolio, provocano il fenomeno delle piogge acide. Combinandosi con l'acqua piovana, l'anidride solforosa si trasforma in acido solforico e gli ossidi di azoto in acido nitrico, e poi ricadono al suolo. L'effetto di queste piogge è progressivo e insidioso, esse producono un accumulo di acidi nel terreno e nelle acque dei fiumi e dei laghi, danneggiando gravemente gli ecosistemi, a partire dalla vegetazione.
L'enorme immissione di CO2 nell'atmosfera impedisce alla Terra di reirradiare nello spazio l'energia che riceve dal Sole, provocando l'effetto serra, cioè il riscaldamento dell'atmosfera, che, a sua volta, provoca l'aumento della temperatura dei ghiacci, determinando un innalzamento del livello del mare, e quindi la sommersione delle regioni costiere, che, come è noto, sono le regioni più popolate della Terra. 
Lo smog, il piombo e il monossido di carbonio agiscono in modo diretto sulla funzione respiratoria dei viventi, provocando gravi malattie polmonari. 
Non trascurabili i danni all'ecosistema del corpo idrico utilizzato per gli scarichi termici dell'acqua.
L'impianto, come tutte le altre centrali del resto, occupando una certa superficie, normalmente recintata, allontana dalla zona la fauna e, i vari edifici connessi al suo funzionamento comportano sempre un certo impatto sull'ambiente dal punto di vista paesaggistico.
Nella sala macchine sia le turbine, sia i generatori di corrente producono un rumore costante di parecchi decibel che, a lungo andare, provoca danni all'udito degli operatori, per cui, questi, devono essere sottoposti a periodici controlli medici.
Le macchine elettriche, quali gli Alternatori e le Dinamo, per effetto dello strisciare delle spazzole sul collettore generano un certo scintillio. L'arco voltaico scompone l'Ossigeno dell'aria O2 in O, che legandosi poi ad altre molecole, forma Ozono O3, gas velenoso dal caratteristico odore di aglio.>>. 

Possiamo quindi pacificamente affermare che l’attribuzione alle autovetture diesel dell’origine dell’inquinamento urbano costituisce una forma decettiva di sviamento dell’attenzione dei cittadini dalla reale natura del problema che stanno  subendo e, soprattutto, dalle responsabilità politiche di chi ha consentito di insediare -una quindicina d’anni or sono a Moncalieri e cinque anni or sono nella periferia di Torino Nord- centrali termoelettriche ad elevato impatto ambientale.
Paradossalmente gli autori di quelle scelte amministrative oggi siedono all’opposizione, ed i novelli “ecologisti” che si sono recentemente insediati nelle municipalità di Torino e di Roma, anziché porre in discussione le impostazioni gestorie dei loro predecessori ed adottare i relativi rimedi, forse non avendo adeguate competenze, si limitano ad imporre ulteriori ed odiosi divieti.
Fondamentalmente la metodologia di gestione del potere amministrativo italiano è analoga a quella che caratterizza la gestione politica, ovvero considerare il Popolo Italiano alla stregua di un armento da mungere in termini elettorali e fiscali, e da annichilire nella propria dignità.

                                                                                         

Avv. Claudio BERRINO

mercoledì 11 ottobre 2017

SECESSIONE CATALANA

La secessione della Catalogna impone un’analisi sul concetto di Stato e sulla sua compatibilità con una società di Tipo Tradizionale. L’argomento, nell’ambito del Pensiero della Destra normalmente non viene analizzato per il timore - assolutamente legittimo - di risultare divisivo. L’atteggiamento è tanto prudente quanto dannoso, in quanto la preoccupazione di creare “divisioni”, se così possono essere intese le analisi intellettuali, si pone in contrasto con la Cultura e lo Spirito della Destra, antiegualitaria e selettiva per definizione. Solo attraverso continui processi disgregativi con separazione di “corpi estranei” al nostro Pensiero e successivi fenomeni di riaggregazione intellettuale per affinità culturali (ed etniche) omogenee è possibile costruire e formare quella “aristocrazia naturale” che costituisce lo strumento ed il veicolo privilegiato della diffusione della nostra concezione della vita. Normalmente la Teoria Generale dello Stato non costituisce materia di approfondimento da parte di alcuni militanti appartenenti al multiforme mondo della Destra, e il difetto di analisi genera fraintendimenti pericolosi. Proprio nei giorni scorsi abbiamo ascoltato personaggi aventi visibilità politica, nell’ambito della Destra italiana, esprimere sentimenti di solidarietà alla Spagna, e di avversione alla Catalogna, in virtù di un non meglio precisato “senso dello Stato”, quasi che il concetto stesso di Stato appartenesse al Pensiero Tradizionale. Altri esponenti di area si sono spinti addirittura ad assimilare il concetto di Stato a quello di Patria, generando un “meticcio concettuale” destinato a generare orripilazione in qualunque analista politico tradizionalista dotato di mediocre preparazione e comune buon senso. Dobbiamo incessantemente ripeterci e ripetere a chi ci è vicino nel nostro percorso politico che la Nazione non è lo Stato. Etimologicamente il termine Nazione deriva da “natio”, nascita, ed evidenzia una comunanza che deriva dalla medesima cultura, dal medesimo territorio, dalla medesima etnia, dal comune senso di appartenenza. E’ un concetto sovrapponibile a quello di Patria, la “Terra dei Padri”, ovvero di “terra avita”, ed è coincidente con il termine tedesco “Heimat”, la comunità di origine. Nulla a che vedere con il concetto di “Stato”, completamente sconosciuto alla cultura classica. Roma non era uno “Stato” ma, nei suoi differenti momenti storici, una Res Publica od un Impero. Il concetto di Stato non appartiene alla cultura di Destra e si sviluppa in quel processo progressivo di “regressione delle caste”, iniziato millenni prima, che al termine del periodo feudale distrugge il concetto di identità e di etnia facendolo precipitare nella aggregazione indifferenziata ed egualitaria. Si tratta solo di una deriva storica dell’origine dell’indistinto e dell’egualitarismo, l’affermazione delle tre ortoprassi di origine giudaico cristiana, ovvero il Cristianesimo, l’Ebraismo e l’Islam. Ortoprassi che hanno generato una sovversione valoriale profonda, hanno annullato il senso spirituale e religioso originario dell’Uomo e lo hanno precipitato in un percorso storico durato oltre duemila anni nell’affermazione e nella primazia dell’ ”indistinto”. Una dimensione storica e culturale in cui la “genterella” è indotta a pensare che sia “normale” ipotizzare che l’Uomo discenda dalla scimmia, che “il povero di spirito” debba prevalere sul “migliore”, che la “legge del numero” sia prevalente su quella della qualità. E in questa deriva si inserisce e si afferma il concetto di “Stato”, che attraverso una maliziosa deformazione concettuale porta i suoi degradati cittadini a pensare che “lo Stato siamo Noi”. Una aberrazione interpretativa che non considera che lo Stato non è la collettività sacra, ovvero il Popolo, ma un agglomerato burocratico che vive alle sue spalle. Ed in questa situazione di voluta imprecisione anche nel mondo della Destra si scivola nell’equivoco e nel luogo comune della donnetta politica a capo di un Partito che giunge ad affermare che “si sente vicina a Rajoy perché crede nello Stato”. Per venire al punto, dopo questa lunga ma necessaria digressione, la vicenda Catalana deve essere analizzata non in forza di luoghi comuni statalisti, o di simpatie od antipatie politiche connesse a chi in questo momento governa la Catalogna, ma esclusivamente sulla base della prevalenza identitaria esistente in quel territorio. L’appartenenza non è determinata da quel pezzo di carta unto e maleodorante che è la Costituzione di un Paese, ma da quei valori sacerrimi che sono il Sangue e la Terra. Blut und Boden. Il resto è nulla.

                                                                                                 
Avv. Claudio BERRINO