Amo gli animali che, nella mia scala valoriale, vengono prima di molti esseri umani e vivo in rapporto simbiotico con la Natura, ma l'ennesimo e terribile episodio del bambino dilaniato ieri da un pittbull mi induce ad alcune considerazioni. La prima di esse è che i pittbull sono cani da arena, geneticamente studiati, progettati e "costruiti" da una popolazione barbara quale era, ed è rimasta, quella inglese. Non sono animali da compagnia e nemmeno da difesa, ma poveri strumenti destinati al divertimento sanguinario, appannaggio di popolazioni prive di cultura e soprattutto di "pietas". La seconda osservazione è che - svolgendo una analisi di tipo sociologico- i possessori di questi oggettivamente pericolosi animali appartengono frequentemente a gruppi sottoculturali i quali, per ragioni di una improbabile visibilità sociale, desiderano caratterizzarsi attraverso il possesso di un animale che, per come è geneticamente progettato, può solo generare allarme quando non pericolo sociale. La terza considerazione è che in una Nazione "normale" il legislatore dovrebbe normativamente impedire la detenzione di animali pericolosi, siano essi leoni, alligatori, boa constrictor o cani da arena, mentre nel "Paese di Pulcinella " esporre a pericolo bambini, donne, uomini e, non ultimi, altri animali è assolutamente consentito. L'ultima considerazione, che è tale solo per ragioni di brevità, è che occorre considerare intollerabile la banalità e la conseguente manifestazione di ritardo mentale di quanti sostengono che "non esistono cani pericolosi ma padroni inadeguati" in quanto detto principio è sicuramente applicabile alle razze canine da compagnia, da guardia e da difesa, ma non anche a baracconi genetici costruiti per versare sangue nelle arene.
Claudio Berrino