La secessione della Catalogna impone un’analisi sul concetto di
Stato e sulla sua compatibilità con una società di Tipo
Tradizionale. L’argomento, nell’ambito del Pensiero della Destra
normalmente non viene analizzato per il timore - assolutamente
legittimo - di risultare divisivo. L’atteggiamento è tanto
prudente quanto dannoso, in quanto la preoccupazione di creare
“divisioni”, se così possono essere intese le analisi
intellettuali, si pone in contrasto con la Cultura e lo Spirito della
Destra, antiegualitaria e selettiva per definizione. Solo attraverso
continui processi disgregativi con separazione di “corpi estranei”
al nostro Pensiero e successivi fenomeni di riaggregazione
intellettuale per affinità culturali (ed etniche) omogenee è
possibile costruire e formare quella “aristocrazia naturale” che
costituisce lo strumento ed il veicolo privilegiato della diffusione
della nostra concezione della vita. Normalmente la Teoria Generale
dello Stato non costituisce materia di approfondimento da parte di
alcuni militanti appartenenti al multiforme mondo della Destra, e il
difetto di analisi genera fraintendimenti pericolosi. Proprio nei
giorni scorsi abbiamo ascoltato personaggi aventi visibilità
politica, nell’ambito della Destra italiana, esprimere sentimenti
di solidarietà alla Spagna, e di avversione alla Catalogna, in virtù
di un non meglio precisato “senso dello Stato”, quasi che il
concetto stesso di Stato appartenesse al Pensiero Tradizionale. Altri
esponenti di area si sono spinti addirittura ad assimilare il
concetto di Stato a quello di Patria, generando un “meticcio
concettuale” destinato a generare orripilazione in qualunque
analista politico tradizionalista dotato di mediocre preparazione e
comune buon senso. Dobbiamo incessantemente ripeterci e ripetere a
chi ci è vicino nel nostro percorso politico che la Nazione non è
lo Stato. Etimologicamente il termine Nazione deriva da “natio”,
nascita, ed evidenzia una comunanza che deriva dalla medesima
cultura, dal medesimo territorio, dalla medesima etnia, dal comune
senso di appartenenza. E’ un concetto sovrapponibile a quello di
Patria, la “Terra dei Padri”, ovvero di “terra avita”, ed è
coincidente con il termine tedesco “Heimat”, la comunità di
origine. Nulla a che vedere con il concetto di “Stato”,
completamente sconosciuto alla cultura classica. Roma non era uno
“Stato” ma, nei suoi differenti momenti storici, una Res Publica
od un Impero. Il concetto di Stato non appartiene alla cultura di
Destra e si sviluppa in quel processo progressivo di “regressione
delle caste”, iniziato millenni prima, che al termine del periodo
feudale distrugge il concetto di identità e di etnia facendolo
precipitare nella aggregazione indifferenziata ed egualitaria. Si
tratta solo di una deriva storica dell’origine dell’indistinto e
dell’egualitarismo, l’affermazione delle tre ortoprassi di
origine giudaico cristiana, ovvero il Cristianesimo, l’Ebraismo e
l’Islam. Ortoprassi che hanno generato una sovversione valoriale
profonda, hanno annullato il senso spirituale e religioso originario
dell’Uomo e lo hanno precipitato in un percorso storico durato
oltre duemila anni nell’affermazione e nella primazia dell’
”indistinto”. Una dimensione storica e culturale in cui la
“genterella” è indotta a pensare che sia “normale”
ipotizzare che l’Uomo discenda dalla scimmia, che “il povero di
spirito” debba prevalere sul “migliore”, che la “legge del
numero” sia prevalente su quella della qualità. E in questa deriva
si inserisce e si afferma il concetto di “Stato”, che attraverso
una maliziosa deformazione concettuale porta i suoi degradati
cittadini a pensare che “lo Stato siamo Noi”. Una aberrazione
interpretativa che non considera che lo Stato non è la collettività
sacra, ovvero il Popolo, ma un agglomerato burocratico che vive alle
sue spalle. Ed in questa situazione di voluta imprecisione anche nel
mondo della Destra si scivola nell’equivoco e nel luogo comune
della donnetta politica a capo di un Partito che giunge ad affermare
che “si sente vicina a Rajoy perché crede nello Stato”. Per
venire al punto, dopo questa lunga ma necessaria digressione, la
vicenda Catalana deve essere analizzata non in forza di luoghi comuni
statalisti, o di simpatie od antipatie politiche connesse a chi in
questo momento governa la Catalogna, ma esclusivamente sulla base
della prevalenza identitaria esistente in quel territorio.
L’appartenenza non è determinata da quel pezzo di carta unto e
maleodorante che è la Costituzione di un Paese, ma da quei valori
sacerrimi che sono il Sangue e la Terra. Blut und Boden. Il resto è
nulla.
Avv. Claudio BERRINO