Quanto avvenuto circa 48 ore or sono ha scosso profondamente
le coscienze, ferito gli animi, stimolato reazioni viscerali, indotto molti ad
esprimere ipotetiche opinioni solutorie di un male assoluto, affinchè non abbia
a replicarsi, né in Francia né altrove.
Molti si sono lasciati andare a esternazioni di opinioni “a
caldo”, individuando, si ritiene perfettamente in buona fede, strategie
contrappositive che, nell’ordine, ho sentito così elencare :
a) “bisogna
bombardare l’ISIS in Siria”
b) “bisogna
ricostituire un esercito di coscrizione obbligatoria”
c) “bisogna
impedire che si spingano nei nostri territori aiutandoli a casa loro”.
Le tre “soluzioni”, evocate comprensibilmente dalla
eccezionalità e gravità del momento mi lasciano fortemente perplesso, per le
ragioni che, sinteticamente vado ad esporre, cominciando, per semplicità,
dall’opzione c),ovvero dalla “soluzione” che sinteticamente definiremo
“aiutiamoli a casa loro”.
La soluzione c) risente di una forma purtroppo fortemente
diffusa di “peloso” buonismo interventista, che non considera minimamente
l’importanza del principio della Autodeterminazione dei Popoli. Se appare
infatti logico ed opportuno aiutare una popolazione colpita da una catastrofe
naturale come un terremoto, una epidemia od una inondazione, costituisce
applicazione di una becera ed arrogante mentalità statalista il ritenersi
legittimati a intervenire in aree geografiche sulle quali non esercitiamo
sovranità per modificare potestativamente equilibri di natura politica che non
riteniamo di condividere. Il principio della Autodeterminazione dei Popoli può
essere semplificato nel concetto che ognuno a casa propria fa ciò che gli pare.
L’importante è ovviamente che resti – e continui a restare - a casa propria.
Questa considerazione costituisce il presupposto per analizzare la soluzione
a), ovvero “bisogna bombardare l’ISIS in Siria”. L’idea sconta una legittima e
irrazionale reattività emotiva slatentizzata dalla enormità dei fatti accaduti,
ma si pone in contrasto con la logica. Bombardare un territorio straniero
costituirebbe una atto di guerra, che legittimerebbe reazioni di guerra
condotte da formazioni armate, motivate e perfettamente addestrate, rivolte nei
confronti di popolazioni europee disarmate, disabituate a quella reattività
autoconservativa che le ha accompagnate in altri momenti storici, culturalmente
impreparate a quella triste necessità che è la guerra.
Anche la soluzione b) non è minormente inadeguata rispetto
alle precedenti. La “coscrizione obbligatoria “ , ovvero l’esercito “di leva” è
la manifestazione più bieca dello Statalismo, che con il finire del XIX secolo
ha sostituito gli eserciti di Volontari, tecnicamente e vocazionalmente portati
al nobile “Mestiere delle Armi” con la
sottrazione violenta alle famiglie di giovani poco più che adolescenti, senza
preparazione, vocazione e cultura bellica, destinati ad essere massacrati nelle
trincee in nome di un concetto di Stato che non appartiene alla Tradizione ma al
pensiero statalista Hegeliano e Marxiano, e che non può in alcun modo essere
condiviso da Uomini della Tradizione Occidentale.
Probabilmente l’unica soluzione praticabile è la d), ovvero
non aiutiamo nessuno che sia fuori dai nostri patri confini, bonifichiamo il
nostro territorio dalle presenze che non sono perfettamente compatibili con la
nostra Cultura, consideriamo coloro i quali si introducono illegittimamente
all’interno dei nostri confini come potenziali belligeranti,destiniamo i fondi
che sottraiamo agli “aiuti” alla costituzione di un Esercito Volontario dotato
di altissima professionalità e adeguati armamenti, che sia pronto ad
intervenire nell’eventualità di aggressioni da parte di terzi.
Tutto il resto è retorica statalista.Torino 15 novembre 2015
Avv. Claudio BERRINO
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