lunedì 20 novembre 2023

ELOGIO (DELLA CURA) DELLA FOLLIA

La recisione della ennesima giovane vita da parte di un fidanzato respinto merita una breve analisi che esuli dal luogocomunismo diagnostico della gelosia o del disagio sociale. Si deve infatti osservare come la gelosia rappresenti una condizione dell'uomo o della donna assolutamente normale, quando questi provino innamoramento od attrazione e, percependo una propria inadeguatezza fisica, culturale o sociale temano di poter perdere la persona amata.  La gelosia, in questi casi, costituisce una fisiologica forma di sofferenza psicologica, indice al più di un eccesso di sensibilità individuale. Evento ben  diverso è  invece l'omicidio passionale, o il compimento di atti persecutori, che subentrano esclusivamente in presenza di una mancanza di controllo del proprio agire dettato da una forma di patologia mentale. L'Italia è infatti uno dei pochi Paesi al mondo in cui l'ipocrisia ideologica del Legislatore lo ha indotto ad abrogare la follia con un tratto di penna, nel 1978, promulgando la legge Basaglia. Da quel momento persone assolutamente bisognose di cure psichiatriche sono state lasciate in balia di loro stesse o, al più, affidate alle inadeguate attenzioni delle loro povere famiglie o di disorganizzatissimi centri di salute mentale.  La follia è stata considerata una patologia politicamente non corretta e le azioni scellerate poste in essere da alienati mentali sono state reputate come rientranti nella normalità ed  edulcorate semanticamente con sostantivi come "femminicidio" o "azioni derivanti da disagio mentale". Sono certo che taluni luogocomunisti censureranno questa mia sin troppo sincera analisi, ma poco mi importa. Di questi tempi propugnare tesi veritiere è espressione di  rivoluzionario anticonformismo e declinazione di una libertà che non teme di produrre l'indignazione dei servi del sistema. 

Claudio Berrino

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