Partecipare a cene sociali costituisce il migliore strumento per svolgere analisi antropologiche sulle persone che talvolta si ha la sventura di incontrare. La borghesia italiana si nutre di luoghi comuni, discorsi banali e di ostentazione delle piccole e grandi ricchezze che compensano la misera vita di quanti dedicano la loro intera giornata alla conquista di una effimera, e talvolta simulata, agiatezza economica. Le riunioni conviviali associative sono il tripudio dei sacchi gastrici dilatati, dei doppi menti, delle mani grassocce, dei crani glabri, dei polsi nodosi ingentiliti da improbabili orologi svizzeri, dell' "eleganza" sguaiata dei gessati di stile gangsteristico indossati da personaggi di modesta statura, fisica oltreché morale. Le "Signore" non sono da meno, abbigliate come ventenni nonostante una condizione anagrafica matura e truccate come femmes fatales senza esserlo. Scriveva negli anni '70 Pasolini che "La volgarità è il momento di pieno rigoglio del conformismo" ed ancora "Il mio odio per la borghesia è in realtà una specie di ripugnanza fisica verso la volgarità piccolo-borghese, la volgarità delle buone maniere ipocrite, e così via. Forse soprattutto perché trovo insopportabile la grettezza intellettuale di questa gente”. Un crescente sentimento antiborghese ed un connesso disprezzo nei confronti di quel ceto sociale reputo possa costituire ormai l'ultimo antidoto contro il veleno ed il degrado del tempo presente, in attesa di una trasmutazione valoriale che ripristini l'ordine naturale violato.
Avv. Claudio Berrino
Nessun commento:
Non sono consentiti nuovi commenti.