La sfiducia nel sistema della democrazia rappresentativa si esprime con l'antiparlamentarismo. In breve, il corpo elettorale, ovvero il Demos, non si reca nella sua parte maggioritaria alle urne, sfiduciando de facto il sistema che continua, senza una diffusa legittimazione popolare, a governare grazie al suffragio di pochi elettori trasformandosi in una autocrazia. In questo contesto di evidente difetto di legittimazione politica scelte gravi quali il ricorso alla guerra non dovrebbero, se non altro per ragioni di decenza, essere nemmeno ipotizzate. La guerra, in altri termini, dovrebbe rappresentare l'extrema ratio per difendere il proprio Popolo, la propria Patria, la propria progenie, la propria Cultura, il proprio sistema valoriale, richiedendo comunque una forte legittimazione popolare. Quando invece diviene una scelta di pochi non condivisa dalla popolazione o ancor peggio uno strumento per tutelare oligarchie finanziarie e interessi stranieri si degrada alla condizione di atto illogico, perverso, criminale ed esecrabile. Ricordiamo, a quest'ultimo riguardo, le parole di Louis Férdinand Céline, in quanto posseggono carattere di straordinaria attualità: "Rifiuto la guerra e tutto ciò che c'è dentro… Io non l'ammetto la guerra, io non mi rassegno… Non piango su me stesso… La rifiuto nettamente, con tutti gli uomini che contiene, non voglio aver nulla a che fare con loro, né con essa. Anche se fossero novecentonovantacinque milioni e io solo, sono loro che hanno torto, sono io che ho ragione". (Voyage au but de la nuit). Personalmente reputo che pochi degli attuali uomini politici abbiano letto Céline e, ove mai ciò sia avvenuto, l'abbiano compreso o ne abbiano tratto insegnamento perché questo processo logico avrebbe loro consentito di percepire i propri limiti umani e la propria dannosa inutilità.
Avv. Claudio Berrino