La riflessione della luce sulla parete del mio soffitto mi induce serenità.
Tutto quanto trova mediazione, sia essa visiva, uditiva o cromatica attraverso
una "decantazione ", un "fermo immagine " od anche solo un
"rallentamento" mi consente di osservare anziché guardare
distrattamente, di soffermarmi con la necessaria lentezza senza perdere la
percezione dello scorrere dei fotogrammi della vita. Le rivoluzioni industriali
hanno modificato la qualità dell'esistenza dell'uomo peggiorandola
sensibilmente. La velocità della trasmissione dei dati ha comportato una
sovraesposizione lavorativa ed energetica che ha compresso i nostri spazi di
libertà. Quando ero un giovane avvocato la corrispondenza epistolare aveva
tempistiche normali, fisiologiche ed "umane". Mediamente occorreva
una settimana affinché una missiva venisse scritta e consegnata, ed un'altra
settimana trascorreva prima che giungesse una risposta. Oggi la tecnologia ha
brutalmente velocizzato ogni flusso di dati e tra l'inoltro di una mail, la sua
ricezione ed il ricevimento della risposta trascorrono ore se non pochi minuti.
È un ritmo innaturale di frenesia antivitalistica e quindi mortifera che ha
azzerato i tempi necessari alla riflessione ed all'esercizio dello spirito
critico. Il sistema ci ha "ingabbiato " contrabbandando le nuove
catene digitali come strumenti di progresso anziché di regressione e schiavitù.
Il tempo che riusciamo a dedicare a noi stessi è assolutamente inadeguato e
questo nostro indotto limite è null'altro se non l'impercepibile strumento di
contenzione adottato dal sistema nei nostri confronti. La riacquisizione della
libertà tramite il ritorno della prevalenza delle scelte autonome su quelle
eteronome passerà necessariamente attraverso la distruzione, rivoluzionaria o
pacifica che sia, della tecnologia digitale e, con essa, il ritrovato
rallentamento dello scorrere del tempo che ci è dato vivere.
Claudio Berrino
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