Il
fallimentare risultato conseguito alla mancata concertazione da parte delle
forze del Centrodestra nella designazione unitaria di un comune nominativo,
costituente “sintesi” nella scelta del candidato da proporre per il Quirinale,
ha generato iniziative scomposte da parte delle sue eterogenee componenti.
Mentre la Segreteria di Fratelli d'Italia, con stile "bertinottiano",
ipotizza una non meglio precisata "Rifondazione del Centrodestra”, il
Segretario Federale della Lega (un tempo Nord) si spinge addirittura a proporre
la creazione di un Partito Repubblicano, nelle intenzioni dell'ideatore simile
a quello statunitense, che vorrebbe composto contemporaneamente da Liberali e
da Cattolici. Premettendo che qualche approfondimento sulla storia e sui
programmi dei partiti politici, a cominciare dal sia pur revocato "non
expedit", eviterebbe a qualcuno l'imbarazzo di ventilare proposte “improbabili”,
pare di tutta evidenza come l'ex movimento federalista-secessionista ed il
precipitato storico dell'esperienza finiana si contendano il vassallaggio nei
confronti della Casa Bianca. Il Segretario della Lega, che in questi mesi ha
offerto prova provata all'opinione pubblica in tema di coerenza e fedeltà ai
propri principi programmatici, passando dalla proposta dell’uscita dall’Euro –
e in ciò confortato da una piccola
pletora di economisti poi “fulminati sulla via di Damasco e di Bruxelles” – al sostegno al Governo dell’ex Presidente
della Banca Centrale Europea, traendo probabilmente spunto dal fortunato
ideatore del “Minestrone Primavera” commercializzato da una nota società di
prodotti surgelati, vorrebbe amalgamare culture e provenienze storiche diverse,
ovviamente eccettuate quelle “degli estremisti sconfitti dalla Storia” al solo
“nobile” fine di vincere le elezioni, offrendo successivamente al – più o meno
distratto – Corpo Elettorale un programma necessariamente raffazzonato e
spurio, tanto per appartenenza culturale che per le relative proposte
strategiche. Non gli è da meno la Segretaria di Fratelli d’Italia che,
anticipando addirittura il competitor leghista, ha pensato bene di aderire, sin
dallo scorso anno, all’Aspen Institute Italia, longa manus della Casa Bianca,
unendosi associativamente, per quanto risulta dai media, a Romano Prodi, Giulio
Tremonti, Renato Brunetta, Giancarlo Giorgetti e John Elkann. Chiunque abbia
vissuto l’esperienza politica dello scorso secolo comprenderà perfettamente
come i “pot-pourri” ideologici
costruiti esclusivamente per brama di potere anziché per il perseguimento di
obbiettivi programmatici netti e predefiniti non possano che allontanare – e
disgustare – l’elettorato possedendo
utilità esclusivamente per quanti, in forma diretta od indiretta, coniugano il
pranzo con la cena grazie alla politica. Non mi riferisco ovviamente solo ai
prescelti dalle Segreterie dei Partiti poi divenuti “eletti” ma anche a quella
variegata compagine umana composta da portaborse, da nominati nei Consigli di
Amministrazione a mano pubblica senza carature professionali da offrire, da non
meglio precisati Consulenti Esterni, da impiegati delle “società satellite"
create da Enti Territoriali, ovvero a quella piccola umanità disposta ad ogni
abiura purché finalizzata alla conservazione della propria prebenda. Premettendo
dunque come nessuna “intelligenza onesta” possa ipotizzare di costruire nuove
“creature Politiche” che per la dissonanza intellettuale delle loro componenti
sarebbero non minormente mostruose della “creatura” costruita dal Barone Von
Frankenstein, si rende necessario porre dei “paletti culturali” indispensabili
per restituire alla Politica l’originaria nobiltà e funzione sociale. Per
quanto concerne soprattutto la compagine di Destra si rende necessario
veicolare in ogni modo il concetto che la Destra a vocazione sociale e
corporativa non ha nulla a che spartire con la destra liberale, di derivazione
giacobina e mercantile. Un “matrimonio” tra queste due differenti ed
inconciliabili espressioni del pensiero politico ed economico sarebbe
semplicemente incestuoso ed osceno, e chi non comprende la non “coniugabilità”
fra le ben differenti componenti culturali può solo essere portatore di disonestà
intellettuale, di alterazione cognitiva, oppure di crassa ignoranza. Le nuove
“sfide” della Politica vanno dunque esclusivamente nella creazione di un
“corpus politico” intellettualmente sano, omogeneo, con obbiettivi programmaticamente
definiti, filosoficamente portatore di un comune sistema valoriale. Al di fuori
di questo schema logico vi è solo il comportamento non conservativo di chi si
vuole votato all’irrilevanza quando non all’indecenza.
Avv. Claudio
Berrino