Spezzare l’unità in tante piccole
subunità in lotta tra loro permette al tiranno di mantenere il potere,
impedendo all’opposizione di riunirsi contro il nemico comune, permettendo così
a un potere centrale, numericamente modesto, di dominare grandi masse di
popolazione.
Tale tecnica produce conflitti
sociali concepiti appositamente per generare ostilità e odio tra persone
culturalmente deboli e dotate di scarsa capacità critica.
I grandi imperi della storia
usarono queste tecniche per controllare territori molto estesi con forze armate
piuttosto ridotte e dislocate strategicamente.
La storia riporta infiniti esempi
di quanto detto, e non solo in tempi antichi, ma anche assai recenti: si pensi
all’impero britannico, alla questione del Belgio in Ruanda o a tutte le manovre
delle grandi potenze e dei nuovi imperi in Asia e Africa.
L’ultimo esempio, in ordine di
tempo, di strategia della divisione, basata sul terrore e sull’odio, è proprio
quella messa in campo dal governo italiano, che nemmeno rappresenta la
sovranità popolare, dispiegando tutte le armi psicologiche a disposizione:
dalla costrizione all’obbligo, dal divieto all’isolamento, dalla minaccia
all’aggressione, dalla menzogna alla falsità. Tutto è buono pur di scatenare
odio e rabbia tra vaccinati e non vaccinati; entrambi, precipitati in una
spirale di paura e ostilità, non si rendono conto di essere, in realtà, sulla
stessa barca, sotto la stessa tempesta e, combattendosi tra loro, di stare
perdendo il controllo dell’esile mezzo che potrebbe rappresentare l’unica
salvezza: la collaborazione per il governo della barca.
Ma ci sono segnali importanti che
la gente ha capito, che il trucco non funziona più. Più la gente lo capisce,
prima usciremo da questa falsa emergenza. Uno tra questi lo riporto in parte:
“Ha scatenato un
piccolo terremoto l’appello pubblico, firmato da centinaia di docenti, contro
l’obbligo del green pass nelle università. Il documento ha fatto rumore, anche
per via della presenza tra i firmatari di volti noti come il professor
Alessandro Barbero, storico e divulgatore televisivo. Ed è stato accolto con
repliche sdegnate da parte delle istituzioni. Il DiariodelWeb.it ha
intervistato il professor Paolo Gibilisco, docente di Matematica all’Università
di Tor Vergata, tra gli ideatori dell’appello in questione.
Professor Paolo Gibilisco, che cosa vi ha spinto a lanciare
questo appello?
Personalmente mi
sono interessato al tema dell’obbligo vaccinale ormai da molti anni. Adesso la
situazione è precipitata. Stiamo assistendo ad una deriva antidemocratica,
nella sostanza, che usa come pretesto il problema sanitario. Quando questa
deriva ha impattato concretamente gli studenti, il personale tecnico,
amministrativo e bibliotecario e i docenti, ci siamo sentiti con quattro o
cinque colleghi e ci siamo detti che dovevamo fare qualcosa per salvare l’onore
dell’università. Da qui siamo partiti per dire che siamo contro il green pass.
Per quale motivo siete contrari?
Perché è
inefficace dal punto di vista sanitario e totalmente fuori dalla sostanza della
Costituzione. Al di là di qualsiasi sentenza che può produrre la Corte
costituzionale: qui non stiamo facendo gli azzeccagarbugli. L’idea di
distinguere tra cittadini di serie A e di serie B è quanto di più alieno alla
Carta.
Voi avete messo per iscritto che ritenete il provvedimento
*«discriminatorio»* a tutti gli effetti.
Assolutamente sì.
Mi ha profondamente commosso il fatto che tra i firmatari ci siano molti
docenti vaccinati. Questa non è una battaglia tra vaccinati e non vaccinati.
Duole vedere le più alte istituzioni della Repubblica che cercano di creare
questa divisione. La nostra è una battaglia di libertà: i cittadini che
compiono scelte sanitarie diverse rivendicano per tutti i diritti e l’accesso
ai servizi fondamentali. Come l’università.
Così il grande
docente ha fregato Draghi e il GreenPass: alla Sapienza le sue lezioni si
tengono all’aperto – Telegraph”.
Riprendo le parole del prof. Gibilisco: questa non è una
battaglia tra vaccinati e non vaccinati, MA UNA BATTAGLIA DI LIBERTA’. E la
libertà non conosce schieramenti, fazioni, divisioni basate su affermazioni
false e strumentali: non è vero che i non vaccinati mettono a rischio i
vaccinati, ma è vero che, dal punto di vista del rischio tra vaccinati e non
vaccinati, il rischio di contagio è il medesimo, e non lo dico io ma Anthony
Fauci, consulente presidenziale USA.
Stando così le cose, la differenza tra vaccinati e non vaccinati è debole,
sfumata, si limita ad una minore suscettibilità di malattia grave tra i
vaccinati, limitata però ad un tempo di breve durata subito dopo la seconda
vaccinazione. Tutto qua.
Altro forte esempio di coesione e comprensione reciproca,
della necessità imprescindibile di recuperare l’unità, perché l’unione fa la
forza e insieme si vince tutto, e del perché le lotte intestine fanno comodo
solo a chi le fomenta, ci viene da Trieste:
La manifestazione di Trieste ha unito
vaccinati e non vaccinati, chi si oppone al ricatto lavorativo e sostenitori
delle cure domiciliari. No-Vax e «sinistra diffusa» nella stessa piazza contro
Draghi, Speranza e la «stampa di regime».
«Non lasciar passare il lasciapassare», si
legge nel documento, «perché non è uno strumento sanitario efficace, ma solo
uno strumento politico di ricatto. (…) Perché viola i diritti
costituzionalmente garantiti, per primi il lavoro e lo studio (…) trasformando
i cittadini da soggetti a oggetti del diritto. Perché apre la via alla
digitalizzazione dei dati sensibili a fini discriminatori: oggi funziona sullo
status vaccinale, domani qualsiasi altro dato potrà essere caricato sul GP
[Green pass]. Perché, soprattutto, limita l’accesso agli spazi sociali e
culturali, impedendo la partecipazione alla vita democratica». No-vax e
sinistra insieme alla manifestazione contro il Green pass
(editorialedomani.it).
La logica del “no-vax” creata ad arte dal potere
per opprimere il popolo e mantenerlo schiavo con strategie di tensione e
divisione, barcolla e comincia a cedere. La gente si sta rendendo conto di
essere stata usata e ingannata, proprio da coloro che avrebbero dovuto invece
proteggerla:
«No alla repressione, no al Green pass» è
stato il grido all’ingresso nel salotto di piazza Unità d’Italia, dove la
manifestazione si è conclusa sotto le finestre della Prefettura con balli di
strada, fischi e slogan contro il governo.
Nei volantini è specificato: «vaccinati e non vaccinati insieme contro la discriminazione», ha rimarcato a Domani il componente del Coordinamento. Il fatto che alla manifestazione fossero presenti anche molti No-vax conta poco, quello che importa, ha aggiunto, «è la libertà di scelta a livello terapeutico: ognuno deve decidere in base alle proprie valutazioni».
Ecco, dunque, la chiave di volta del problema: per uscire dalla crisi
dobbiamo capire. Capire che il problema non è sanitario, ma un gioco di potere
geopolitico; capire che la lotta intestina tra pro-vax e no-vax è stata
fomentata e incendiata dolosamente ad arte; che i vaccini non sono il problema
ma lo è l’obbligo vaccinale, e che, soprattutto, non possiamo, non dobbiamo
accettare un permesso per vivere. Vivere è un diritto naturale e nessuno, per
nessun motivo, può declassarlo ad una concessione del potere. Dove o quando
questo avvenga, civiltà democrazia diritto e millenni di evoluzione,
riprecipitano nella barbarie della conquista e della prigionia, dei saccheggi e
degli stupri, e della riduzione degli uomini alla più disperante schiavitù che
l’uomo abbia mai conosciuto: quella digitale, occhiuta, che tutto vede e tutto
controlla, che mai non un solo momento di privacy lascerà ad ognuno di noi. Se
è questo ciò si vuole, allora si accetti supinamente e con gioia il green pass,
ma se vogliamo continuare a vivere da uomini liberi, lavorare piangere gioire
amare crescere figli liberi e forti, allora ci dobbiamo opporre con tutte le
nostre forze, con determinazione e responsabilità, rifiutare di lasciarci
dividere, stringerci fianco a fianco, vaccinati o no, per un’unica sola fede:
libertà!
Dr. Silvano TRAMONTE, medico chirurgo
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