martedì 10 settembre 2013

Relazione del Presidente del Circolo Culturale Synerghein all' "UNIVERSITA' D'ESTATE 2013" - 24.08.2013



L’EUROPA DALLA LOTTA DI CLASSE
       ALLE TENSIONI ETNICHE

Amici buongiorno, prima di affrontare le tematiche enunciate nella mia relazione, desidero ringraziare gli organizzatori del Convegno per avere ospitato in Terra Insubre un Subalpino come relatore.
I popoli alpini e i popoli padani debbono conoscersi ed interagire intellettualmente . Le attività culturali, indispensabili per percepire il senso di appartenenza e la condivisione valoriale, debbono essere di supporto all’azione politica, unico strumento e leva per creare il cambiamento .
Il Mahatma Ghandi, in un suo celebre discorso sull’Indipendenza dell’India, sosteneva che le idee, per quanto belle ed elevate, quando non sono accompagnate dall’azione politica sono come le perle false : non valgono nulla.
Circa trent’anni or sono, quando ho condotto per la prima volta la mia analisi sulla Lotta di Classe, devo confessarvi che ero fortemente prevenuto nei confronti dell’argomento in quanto la mia formazione culturale ed appartenenza politica, non propriamente di sinistra,  mi portava a considerare la materia che stavo esplorando come emanazione culturale di quella parte politica che, ora come allora, ponevo all’ultimo gradino della mia scala valoriale.
In realtà, approfondendo l’esame, apprendevo  come la “Lotta di Classe “ appartenesse ad una corrente di pensiero sociologico molto ampia, e non necessariamente marxista, denominata “Prospettiva del Conflitto” o “Prospettiva Conflittualista”, ovvero un “modello complessivo” che descrive il funzionamento della Società, assumendo come la stessa si trovi in uno stato di costante cambiamento in cui il conflitto è una caratteristica permanente.
Secondo questo “modello complessivo”, la Società è composta in “Gruppi Distinti”, o “Classi sociologiche” ciascuno dedito al perseguimento del proprio interesse.
L’esistenza di “interessi distinti” comporta la costante presenza di un conflitto.
Quelli che prevalgono nel conflitto diventano “Gruppi Sociali Dominanti”, quelli che soccombono diventano “Gruppi Sociali Subordinati”.
Ciò premesso, dobbiamo ora analizzare il concetto di “Conflitto”, che assume carattere baricentrico della nostra analisi.
Sotto un profilo sociologico il Conflitto è una interazione sociale nella quale gli attori assumono la consapevolezza di una reciproca incompatibilità.
Sotto un profilo semantico il Conflitto è un sostantivo che deriva dal
verbo fligere  (e quindi urtare, percuotere, abbattere ), e può determinare, nell’ordine decrescente di intensità le seguenti figure sintomatiche del conflitto:
A)      Violenza aperta ( rivoluzione, sommosse, guerra civile ).
B)      Contrapposizione ostile.
C)      Tensione ( consapevole . inconsapevole).
D)      Dissenso valoriale ( etica – morale): rapporto con sistema valoriale / sistemi valoriali.
Corrente filosofica idealista e concetto di Morale
Corrente filosofica Nietzschiana ( Spengler ) e Etica
Max Weber e teorizzazione del conflitto di classe fondato su conflitto valoriale.
La cosa importante è percepire la reale “natura” del Conflitto, che non costituisce un “evento occasionale che interrompe il funzionamento generalmente armonioso della Società “  oppure una semplice “soluzione di continuità “ del fisiologico svolgimento della vita Sociale, ma è , al contrario, una parte costante e necessaria della vita sociale.
La Prospettiva (sociologica) Conflittualista si contrappone a quella Funzionalista , che richiamando allegoricamente la sinergia tra gli organi del corpo umano idealizza l’esistenza di una “equilibrio generale fondato su un condiviso senso valoriale”.
Immagine sociologica realizzabile sicuramente nelle micro territorialità come le Polis, o nell’esperienza sociale della Civitas, clonata strutturalmente sulla organizzazione di Roma, ma dotata di assoluta autonomia gestoria, caratterizzata da una Umanizzazione del Diritto ( Arangio Ruiz ) che portava a sostituire un sistema sociale fondato (come il nostro attuale) sulla Sanzione e sulla Cogenza con quello fondato sulla Fraternitas,  sull’Idem Sentire, ma non certamente non nelle aree macro territoriali , dove il sistema valoriale non può, per evidenti ragioni connesse alle differenziazioni culturali, etiche ed antropologiche , mai essere condiviso.
Ma la Prospettiva Sociologica del Conflitto è tutt’altro che univoca, appartenendo, al contrario, a Scuole di Pensiero profondamente differenti tra loro.
Molti Sociologi ipotizzano che la Prospettiva del Conflitto nasca con Karl Marx, il quale, nel suo Materialismo Dialettico considera la lotta tra le classi sociali come il << motore della Storia >> e << la fonte principale del cambiamento >>.
Il pensiero di Marx, dal quale non siamo affatto affascinati, trae spunto dal pensiero di un Filosofo che, almeno per quanto mi riguarda, giudico ancora minormente affascinante.
Mi riferisco ad Hegel e, segnatamente, al capitolo Signoria e Servitù della Fenomenologia dello Spirito.
In essa Hegel evidenzia il (non) rapporto tra il Padrone, la Cosa ed il Servo. Il Padrone non riconosce la Cosa, perché si limita a consumarla desiderandola, e non riconosce il Servo. La Cosa, per sua natura, non conosce il Servo, e quest’ultimo non conosce se stesso, sin tanto che, acquisendo la consapevolezza di essere colui che incide sulla modificazione della Cosa, conosce se stesso e la sua importanza divenendo figura dominante.
Marx sostituisce la figura del Capitalista a quella del Padrone, quella del Proletario a quella del Servo, e la figura della Plusvalenza a quella della cosa.
E, attraverso la presa di coscienza del Servo che riconosce sé stesso nella propria attività sulla cosa Marx “costruisce” la sua Teoria della Coscienza di Classe del Proletariato (Materialismo Dialettico).
Attraverso la Rivoluzione Radicale (o Totale) Marx si pone l’obiettivo della Universale Emancipazione Umana.
Ma perché ciò avvenga è necessario che tutta la Società si senta rappresentata da una Classe, ed a questo scopo bisogna che un’altra classe sia considerata responsabile di tutti i mali della società stessa.
In altri termini, perché una Classe divenga la Classe della Liberazione “par excellence” bisogna, al contrario, che un’altra classe diventi, nell’immaginario collettivo, la Classe dell’Asservimento.
Ai tempi della Rivoluzione Francese l’importanza negativa generale della Nobiltà e del Clero determinò l’importanza positiva generale della Borghesia, classe immediatamente più vicina e contrapposta.
Possiamo ad ogni buon conto affermare che il Materialismo Dialettico, nella sua complessiva negatività, abbia avuto il merito di individuare la modalità sociologicamente corretta per condurre un conflitto alla sua massima efficacia.
Ma l’elaborazione Marxista della Prospettiva Conflittuale rappresenta solo una delle “scuole di pensiero” esistenti all’interno della più ampia figura sociologica delle prospettiva del Conflitto, e certamente non la più affascinante.
Già la Teoria del Conflitto sviluppata da Mills  non concentra l’attenzione sulla Lotta di Classe in senso Marxista, ma considera come un fatto che troviamo nella vita di ogni società il conflitto tra molti gruppi ed interessi.
Ad esempio, i vecchi contro i giovani, i produttori contro i consumatori, gli abitanti del centro contro gli abitanti della periferia.
Coser distingue tra il conflitto esterno e quello interno al gruppo sociale. Il primo non solo non  dannoso per il gruppo sociale, ma addirittura consolidante, il secondo è invece disgregativo.
Ma , tra i fautori della Teoria del Conflitto, la vera e significativa svolta nel passaggio dialettico è rappresentata  dall’Economista Belga Gustave de Molinary, per il quale il vero conflitto non sarebbe tra proletari e capitalisti, ma tra Produttori ( di ricchezza ) e Parassiti, offrendo una contrapposizione tra produttori di ricchezza (dipendenti, lavoratori autonomi, imprenditori, artigiani) e pubblici parassiti.
 (Burocrazia, origine, periodo imperiale, Imperatore Claudio, Burocrazia Bizantina, Burocrazia Napoleonica, Burocrazia Sabauda, Burocrazia Borbonica, Burocrazia italiana, Burocrazia Unione Europea Europea… omissis…tasse e imposte, origine storica della differenziazione…omissis….).
In altri termini de Molinary distingue tra tax payers e tax consumers, proponendo con forza la questione della redistribuzione della ricchezza e ponendo l’accento sulla necessità di alzare barriere sempre più alte allo spostamento di risorse da un’area territoriale ad un’altra. Una redistribuzione che danneggia chi perde ricchezza ma anche chi è destinatario dell’aiuto, in quanto riceve un messaggio pedagogico negativo che ostacola la formazione di una educazione all’autogestione e  lo conduce, in breve prospettiva, ad immergersi nella poco dignitosa categoria della mendicità molesta.
La redistribuzione di ricchezza è immorale e contro la natura dell’uomo. La psicologia infantile ci insegna che la prima parola che il bambino pronuncia non è “mamma” o “papà” ma “mio”. In altri termini il senso della proprietà, specie quando legittimamente conquistata, rientra nella natura più intima dell’uomo.
Pare eticamente corretto ipotizzare di destinare parte delle proprie ricchezze all’interno del nucleo familiare a favore di figli o congiunti in difficoltà, così come provvedere, nell’ambito di una piccola comunità territoriale al sostentamento delle persone più fragili economicamente o con problemi di salute, in quanto si conoscono direttamente o indirettamente e perché sono legate da una stessa identità valoriale e da una stessa compatibilità antropologica (fisiognomica), ma appare assolutamente innaturale essere deprivati delle proprie sostanze a beneficio di perfetti sconosciuti, che magari sono portatori di un modello valoriale incompatibile e contrastante.
Vorrei soffermarmi, infine, sulla importanza strategica che ha la Teoria del Conflitto di de Molinary della creazione sociologica di due sole classi conflittuali.
La suddivisione in molti gruppi conflittuali (ad esempio presente nella Teoria del Conflitto di Mills) determina un depotenziamento del conflitto, che viene, per così dire, annacquato e privato della sua potenzialità deflagrativa rivoluzionaria, che viene invece originata da una suddivisione in due gruppi totalizzanti e alternativi.
Esemplifichiamo­:
la terribile esperienza vissuta negli anni 70, ai tempi delle Brigate Rosse , ad esempio sotto un profilo sociologico non riuscì a produrre una “detonazione rivoluzionaria” perché nonostante le tensioni sociali fortissime in quel periodo, e – per chi lo ricorda la forte ideologizzazione marxista, la composizione sociale non era più inquadrabile nello schema ottocentesco “Capitalista- Proletario”, ma diversificata in tante appartenenze sociali differenziate (operai, impiegati, quadri, dirigenti, piccoli imprenditori, grandi imprenditori, artigiani ecc.) tutte portatrici di interessi particolari e sistemi valoriali paralleli.
Vengo alla conclusione osservando come in presenza di un conflitto territoriale come quello oggi in essere in molti stati europei, e segnatamente nei territori dell’italia del Nord, che ha tutte le connotazioni di una Lotta di Classe tra Produttori di Ricchezza e Deprivatori di Ricchezza, sia fondamentale la costruzione –nell’immaginario collettivo della Popolazione – attraverso una serrata azione di comunicazione politica, di una classe contrapposta, a cui attribuire un Valore Generale Negativo, la Classe dei Pubblici Parassiti.
E tutto questo può avvenire solo attraverso una attività politica di  sensibilizzazione dell’opinione pubblica in ordine al fondamentale principio etico , prima che economico, in forza del quale “ il frutto non deve mai cadere lontano dall’albero che lo ha prodotto “.


Avv. Claudio BERRINO – Presidente del Circolo Culturale SYNERGHEIN.


( Bibliografia: Les Soirées de Rue Saint Lazare – La Società del Futuro – G.De Molinari Ed. Liberilibri Milano – La Tirannia Fiscale, Pascal Salin, Ed.Liberilibri, Mi- Economia e Società, Max Weber , Donzelli Ed. – L’Anticristo, Friedrich Nietzsche, Adelphi Ed. -Il Tramonto dell’Euro, Alberto Bagnai, Imprimatur Ed.- Storia del Diritto Romano, Arangio Ruiz, Giuffrè Ed.).