mercoledì 28 ottobre 2015

Verso una repubblica delinquenziale? Il far west è arrivato nel nostro paese.



Prof. Gian Carlo PAVETTO
La transizione dello Stato attuale verso una repubblica delinquenziale è iniziata anni fa con l’azione sconsiderata di un vecchio guru radicale vittima di allucinazioni, a nome Marco Pannella. L’uomo, digiunando di giorno nelle piazze, ha convogliato l’azione del partito radicale nella protezione di ogni tipo di attività delittuosa.  Con il fine ultimo di promuovere la sollecita liberazione di ogni abitante delle patrie galere, attraverso ripetuti provvedimenti di amnistie e di indulto.
Inebetito dai lunghi digiuni, il guru non si è dimostrato per nulla cosciente e preoccupato per il possibile ed anche inevitabile ritorno a delinquere di molti carcerati, liberati con i provvedimenti da lui promossi.
Il vecchio digiunatore è stato subito sponsorizzato dalla sinistra italiana, che ha provveduto ad affiancargli una rumorosa associazione denominata “nessuno tocchi caino”.
Questi orientamenti delle sinistre, non controbilanciati da nessuna considerazione per lo status del povero Abele, hanno determinato due gravi conseguenze.
I caini italiani, e purtroppo anche quello esteri, accorsi nel nostro paese, hanno potuto percepire nel pensiero e nell’azione di molti magistrati di sinistra, schierati sulla stessa linea dell’attuale governo, una sorta di indulgente comprensione per ogni tipo di delitto.
Inoltre tutta la delinquenza nazionale ed internazionale  si è sentita in certo qual modo tutelata (ed anche protetta contro ogni atto difensivo dell’Abele) dall’affossamento quasi totale della legge sulla legittima difesa, sostituita da quella di “eccesso di legittima difesa”. Con la pronta, conseguente incriminazione di chi, rappresentante delle forze dell’ordine o semplice cittadino, ardisca reagire e controbattere ad una azione delittuosa.
Si ha addirittura la sensazione che in alcuni casi venga a crearsi una innaturale alleanza tra i giudici ed i delinquenti, con l’obbiettivo di punire, anche severamente, chi, adottando una linea di difesa attiva, produca qualsiasi danno all’aggressore.
Ne è uno dei tanti esempi la vicenda di un invalido civile, amputato dell’arto inferiore sinistro, che vive come può ad Arsiero, nella campagna veneta e gestisce un commercio di materiali usati. Ha già subito molti furti ed è esasperato.
Quando una notte si accorge che nel suo magazzino sono entrati nuovamente i ladri, impugna la pistola e li affronta. Sono due zingari, già ospiti delle patrie prigioni e rimessi in libertà con i digiuni del Pannella. I malfattori non fuggono, anzi minacciano con tubi di ferro l’artigiano, che per difendersi spara e li ferisce.
Si manifesta la liaison ideologica tra giudici e delinquenti.
Dopo un lungo iter processuale, i due ladri recidivi sono stati condannati a soli QUATTRO MESI.
Il robivecchi Ermes Mattielli ha subito il sequestro del suo deposito ed ha dovuto smettere di lavorare. E’ stato condannato per “tentato omicidio colposo” a CINQUE ANNI di carcere e deve risarcire i due zingari con ben 135mila euro. Come possa un vecchio artigiano invalido, privato dai magistrati del suo locale e del suo lavoro trovare una tale cifra è uno dei misteri gaudiosi della sentenza.
Episodi di questo genere, ricordo ancora in veneto quello notissimo del benzinaro Stacchio, si stanno moltiplicando nel paese.
E le cronache riportano dichiarazioni per lo meno stravaganti dei magistrati inquirenti.
Ricordo quella di recente conio, che contestava il fatto che un bandito, colpito al petto all’interno di un alloggio in cui si era introdotto, fosse stato trovato morto sulla scala. Come se un colpo di pistola al torace determinasse la morte istantanea e non fosse tale da consentire un minimo tentativo di fuga.
Frequenti anche le contestazioni sul tipo di armi nelle mani dei delinquenti, per cui l’aggredito “doveva rendersi conto” che la pistola puntata alla sua tempia era una riproduzione od, in qualche altro caso, “non poteva non sapere” che l’arma era vera ma caricata a salve.
Forse secondo certa magistratura democratica sarebbe bene attendere, prima di reagire, che il delinquente sparasse per primo.
E forse in questo unico caso verrebbe riconosciuta all’aggredito, quando fosse sopravvissuto, la legittima difesa.
I talk show sono sempre meno seguiti ma può capitare che qualche illuminata testa d’uovo del Pd o di scelta civica lamenti, con voce querula, in conseguenza della corsa dei cittadini alle armi, una deriva del paese verso il Far West.
Il poveretto non riesce a rendersi conto che il far west nel nostro paese è già arrivato ed è proprio quello che stiamo vivendo.



                                                           Prof. Gian Carlo Pavetto