sabato 8 maggio 2021

IL BANCHIERE DI MILANO – DI IPPOLITO EMONDO FERRARIO

L’analisi di una narrazione, soprattuttquando questa assume la forma di un romanzo, passa attraverso l’esame delle sue singole componenti, intendendo per esse i fatti narrati, gli elementi circostanziali, i personaggi, la relazione maggiormente o minormente armonica tra queste differenti parti dell’insieme.

L’opera “il Banchiere di Milano” è caratterizzata da uno stile espressivo diretto, franco, che non lascia spazio  alla leziosità espressiva ma nel contempo possiede doti di  descrizione circostanziale sapendo arricchire i fatti narrati con il “circum stat”, ovvero con quanto “sta intorno” ad essi, impreziosendo così l’ordito del racconto.

La “dimensione lombarda” descritta è realistica e la geometria narrativa correla le eterogenee componenti della  politica, della malavita organizzata, dell’idealismo ponendo le basi per un coinvolgimento psicologico del lettore. 

Personalmente mi è stato difficile, nella progressione della lettura, non trovare analogie e successivamente  immedesimarmi  compiutamente con la figura del Banchiere, con i suoi processi logici, con la sua insofferenza, con la sua dimensione etica ed estetica dell’esistenza, anche se, a scanso di equivoci aventi rilevanza penale, non posso non precisare che si è trattato di una mera immedesimazione letteraria.

Del resto come non provare una naturale ed istintiva simpatia nei confronti di un personaggio dai tratti rinascimentali da cui trapela, in 
ogni modalità del suo agire, un apprezzabilissimo disprezzo per il mondo contemporaneo e per la sua volgarità egualitaria, per l’aberrazione della prevalenza della legge del numero su quella della qualità.

La lettura si è tradotta in un piacevole investimento di tempo, mentre la qualità e l’eleganza del racconto non possono che fare auspicare una prosecuzione della meritoria opera dell’Autore con l’estensione di ulteriori volumi aventi lo stesso soggetto.

Claudio Berrino

giovedì 6 maggio 2021

LA PRIMAZIA DELL' INTELLIGENZA

Lo “spossessamento” da parte dello Stato dei Diritti Fondamentali dei Cittadini è progressivo, silente ed insidioso. 

Successivamente alla soppressione del diritto alla libera circolazione sul territorio italiano ed alla chiusura delle attività commerciali precedentemente fatte porre “in sicurezza ”a spese degli esercenti, con un Decreto pronunciato nei giorni scorsi il Governo ha prorogato la sospensione degli sfratti per morosità sino al 31.12.2021. In breve, eccettuate le morosità per le quali si era ottenuta in sede giudiziale una ordinanza di convalida di sfratto in epoca pre-pandemica, lo Stato ha posto a carico dei Cittadini proprietari di esercizi commerciali concessi in locazione a conduttori morosi il costo reale della prolungata chiusura delle attività, impedendo loro di rientrare nella disponibilità degli immobili di cui sono proprietari.

Ecco dunque che il diritto di Proprietà Privata, costituzionalmente garantito, viene affievolito al pari di quello della libera circolazione sul territorio e del libero esercizio dell’attività di impresa.
La situazione pare essere paradossale in quanto la massima Autorità preposta al rispetto della Carta Costituzionale tace in merito o, al più, si limita a lanciare “moniti” nei confronti di chi esprime legittime perplessità sulla imposizione di regole manifestamente inique, antidemocratiche ed illiberali, mentre i Costituzionalisti, fatte salve le consuete pochissime ma lodevoli eccezioni, si uniscono al “silenzio istituzionale” espresso dalla massima Autorità dello Stato.
A fine di non apparire banale nella mia analisi trattando argomenti che sono già noti ai più e soprattutto volendo raggiungere lo scopo  di evidenziare l’anomalia grave che in questo momento affligge il “Sistema Italia” osservo che all’abnorme funzionamento della macchina dello Stato corrisponde una speculare assenza da parte della Cittadinanza della consapevolezza di vivere in un momento di oscurantismo senza precedenti nella Storia remota e recente del nostro Paese.
Il Sistema Politico, nella sua totalità, si è votato agli interessi antinazionali dell’ Unione Europea partecipando ad una “ ammucchiata parlamentare” ignominiosa ed idonea a gettare imperituro discredito su chiunque vi abbia partecipato, mentre l’unica forza formalmente all’opposizione ha come leader un componente dell’Aspen Institute Italia che, per memoria collettiva, trova contare nel suo direttivo, tra gli altri, Luigi Abete, Lucia Annunziata, Sergio Berlinguer, Giusella Finocchiaro, Gabriele Galateri di Genola, Francesco Profumo, Marco Tronchetti Provera, Beatrice Trussardi, ovvero le più autorevoli personalità sostenitrici dell’Unione Europea e del Dogma “E’ l’Europa che ce lo chiede”, tutte in palese conflitto di interessi con il “quivis de populo” italiano.
La “cappa di piombo” che ha conglobato il “Sistema Italia” non può dunque essere disgregata dall’interno attraverso l’esercizio del diritto  di voto in quanto non vi è più una sola parte politica che sia indipendente dal “ leviatano” e può dunque essere avversata esclusivamente attraverso la progressiva acquisizione della consapevolezza che solo attraverso l’esercizio del “non voto”, ovvero dell’astensione elettorale, si potrà costruire quella massa critica di dissenso prodromica alla costituzione di un nuovo soggetto politico libero dalle catene della sudditanza finanziaria paneuropea, e  dotato di vocazione autenticamente sociale.
Il percorso non sarà né breve né agevole in quanto tutti noi, chi più chi meno, siamo permeati dal principio della ricerca del “voto utile” e proviamo una percepibile difficoltà nello sconvolgere uno schema mentale al quale siamo abituati e per il quale siamo forse stati culturalmente programmati, ma l’intelligenza umana molte volte è capace di superare le prigioni mentali e di librarsi libera sopra i luoghi comuni e le miserie delle abitudini.

Claudio Berrino

martedì 4 maggio 2021

LE PAROLE DELLA MORTE

La drammatica sorte della giovane e bella operaia di Prato, dilaniata da una pressa, pesa come un macigno sulla coscienza dei nostri governanti virtuali, designati dal potere finanziario globale anziché dal Popolo italiano. La tragedia avvenuta oggi ci insegna che nella realtà gli anglicismi introdotti nel 1945 dai nostri dominatori a stelle e strisce ed amplificati dalla cultura volgare e servile dei loro collaborazionisti e lacché italiani non sono nulla se comparati alle parole "strazio", "dolore", "orrore", "morte", oppure ai concetti di perdita della dignità del lavoro, di insicurezza, di precarietà, di assenza di tutela, di privazione dei diritti fondamentali dell'uomo. Il "Recovery Found ", lo "Spread ", le "Performances ", le "Spending review ", i "Covered bonds" generano tra le persone che sanno guardare alla realtà quotidiana anziché alle rappresentazioni mediatiche di fantasia una sensazione di ripulsa, di fastidio gastrico, di viscerale e genuino odio popolare. Il Popolo italiano e la sua sfortunata figlia, morta oggi in ragione della inadeguatezza di chi pretende di imporre per procura la volontà delle lobby finanziarie europee e mondiali, hanno titolo di esigere una catarsi dalle scorie impure di un sistema che ormai gli è del tutto estraneo ed ostile.

Claudio Berrino.