domenica 26 dicembre 2021

LA MORTE, LA NOTTE DI NATALE

La Morte la notte di Natale ha un passo lieve. È silenziosa e rifugge il clamore mediatico. Mal tollera quel giustizialismo urlato che molte volte costituisce uno strumento di azione politica non convenzionale. In uno Stato etico le regole imposte devono essere chiare per potere essere rispettate e non tollerano l'incertezza della "consuetudo contra legem" in quanto una tolleranza protratta nel tempo tende a legittimare la percezione di una inesistente liceità nel comportamento illecito. Naturalmente quando questo vi sia stato. Ciò in quanto la storia giudiziaria ci regala la narrazione di una pluralità di indagati e di rinviati a giudizio poi assolti, magari in terza istanza, con una vita ed una immagine personale demolite da una gogna mediatica impietosa ed anetica. Il passaggio da una "prima" ad una "seconda repubblica" è avvenuto attraverso la "resipiscenza operosa" di un sistema che ha tollerato e favorito, dal 1945 in avanti, il finanziamento illecito dei partiti politici, alimentando e consentendo la crescita incontrollata di quel potere che rappresenta la prima minaccia alla democrazia ed alle libertà fondamentali dei cittadini. Personalmente coltivo un pensiero politico distante "anni luce" da quello di quanti sono rimasti vittime di questa perversa dinamica di alternata gestione e distruzione programmatica di potere, ma quanto accaduto mi rattrista comunque come cittadino e consolida i miei convincimenti di osservatore critico di quella che reputo una organizzazione sociale priva di un sistema valoriale proprio, nata sulle rovine di una civiltà sconfitta  dal ferro delle armi, ed ormai degradata nella sua espressione di decadenza.

Claudio Berrino

sabato 25 dicembre 2021

RIFLESSIONI E VOTI NATALIZI

Sono in procinto di iniziare il mio pranzo di Natale. La mente corre ai pranzi di Natale che si sono succeduti negli anni precedenti ed al ricordo degli affetti familiari persi. In questa giornata non provo una sensazione di benessere e penso alla rapidità crudele del volgere del tempo. Nel periodo antico in cui ero un giovanissimo studente di Giurisprudenza il Prof. Silvio Romano, mio Docente di Istituzioni di Diritto Romano, mi indicava frequentemente come il tempo rappresentasse "il bene infungibile per eccellenza", non potendo essere sostituito, per la sua preziosità ed unicità, con altro di equivalente valore. La giornata odierna favorisce le riflessioni e rallenta il fluire del tempo in quanto viene a noi concessa una breve tregua dalla "demonia dell'economia" ovvero dalla cogente necessità di produrre denaro - destinato molte volte alla soddisfazione di bisogni effimeri se non indotti - impostaci dalla schiavitù del lavoro. Il lavoro, contrariamente a quanto i "cattivi maestri" ci hanno insegnato, non solo non nobilita l'Uomo ma, al contrario, lo rende schiavo privandolo di quei necessari momenti di elaborazione interiore che lo rendono dissimile dalle specie animali inferiori e gli consentono una elevazione spirituale. La ricerca ossessiva della "performance professionale", del "massimo profitto" perseguibile, della esasperata "monetizzazione del tempo" concorrono ad abbreviare la già di per sé fulminea parabola esistenziale rendendo la nostra vita una veloce corsa verso il nulla. In una giornata come quella odierna, percepita da sempre come caratterizzata da un momento di elevata spiritualità, non possiamo non riproporci l'intendimento di compiere una nostra rivoluzione interiore volta a "sabotare" un perverso meccanismo che ci vuole servi del profitto e vittime dell'usura attraverso la acquisizione di una maggiore consapevolezza dell'importanza del nostro destino e della preziosità del tempo che ci è necessario per realizzarlo. Ancora sinceri auguri di Libertà a voi tutti. 

Claudio Berrino

lunedì 20 dicembre 2021

LA MORTE DEL VIVERE SOCIALE

Chi muore giovane è caro agli Déi, ma ciò è vero  solo se ha opportunità di morire in battaglia. Quando un giovane di vent'anni muore quale conseguenza di una violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro la sua morte è il prodotto di un disordine sociale così grave da non garantire la tutela di un diritto essenziale alla sopravvivenza sociale della persona. Quanto avvenuto stamane a Torino dovrebbe gravare come un macigno sulla coscienza del sistema politico, se mai questo ne possedesse una. Tre vite spezzate in conseguenza della "normalità " di condizioni di lavoro inumane imposte da un nuovo sistema valoriale fondato sulla ricerca isterica del guadagno anziché sul perseguimento della qualità della vita e sulla completezza esistenziale. Norme vessatorie impongono alle imprese la ricerca di un profitto sufficiente al netto di una pressione fiscale spaventosa, e tale risultato viene raggiunto attraverso una monetizzazione inumana del tempo lavorativo. L'Italia non possiede ormai da vent'anni sovranità monetaria e, non potendo liberamente contrarre debito pubblico attraverso l'emissione di valuta propria è costretta a ricorrere ai prestiti usurari della Banca Centrale Europea ed a comprimere le garanzie sociali alle quali dagli 30' dello scorso secolo eravamo abituati in termini di garanzia e sicurezza sul lavoro, di assistenza sanitaria e di previdenza pensionistica. Ecco allora che i giovani, in un tentativo di sopravvivenza, paradossalmente vanno incontro alla morte sul lavoro, i meno giovani trascurano la cura della propria salute in quanto le liste di attesa negli ospedali rendono impossibili prestazioni sanitarie tempestive, i più anziani sono costretti a lavorare sino alla soglia del sepolcro non potendo accedere ad una quiescenza che il Regio decreto 30 dicembre 1923, n. 3184 del governo Mussolini prevedeva al raggiungimento dell'età anagrafica di 60 anni per gli uomini e di 58 per le donne.  Ecco dunque che le frasi di circostanza pronunciate dal Sindaco di Torino paiono vuote ed inopportune, banalizzando anzi una tragedia che, al pari di altre, ha trovato la sua primaria origine nella inadeguatezza del sistema sociale che, a tutti i livelli, dal momento dell'ingresso del nostro Paese nell'Unione Europea stiamo subendo. La gravità dell'evento mi dispensa dallo svolgere osservazioni "parallele" sulle modalità con cui viene gestita una emergenza epidemiologica di oscura origine, ulteriore problema sociale innestato in una comunità già stremata da un precedente problema economico. La sensazione che molti di noi provano è che si sia innestata una spirale distruttiva destinata a condurci nell'origine di in un vortice non occasionalmente creato da quanti si beneficeranno della raccolta dei rottami provenienti dal naufragio della nostra Nazione.

Claudio Berrino

martedì 7 dicembre 2021

LA DEMOCRAZIA VIOLATA

Sua Santità oggi, in occasione di un proprio viaggio istituzionale in Grecia, ha espresso preoccupazione in relazione a crescenti populismi e nazionalismi, a suo giudizio tali da porre in pericolo la democrazia. Non si può non osservare come appaia singolare che il Monarca dello Stato della Chiesa, governato da una aristocrazia cooptativa composta da Cardinali, si preoccupi dei nazionalismi che, nella sua visione, sarebbero di pregiudizio per gli equilibri democratici degli altri Paesi. Il Sant'Uomo omette infatti di considerare come le democrazie contemporanee, lungi dall'essere espressione politica del Demos, costituiscano strumenti di esercizio ed abuso del potere delle oligarchie incarnate dai Partiti politici. Gli oligarchi democratici rispetto alle aristocrazie storiche non posseggono le qualità né gli obblighi che caratterizzavano i rappresentanti delle prime, non possedendo alcuna qualità prepolitica né legittimazione popolare. I partiti politici non costituiscono l’essenza della democrazia, ma la sua negazione, in quanto decidono non solo i candidati ma anche gli eletti , demandando al corpo elettorale null' altro se non la scelta dell’oligarchia dalla quale preferisce essere dominato. Una oligarchia totalmente priva di cultura, di fascino, di carisma, strutturalmente  destinata ad un ruolo di servile subalternità al potere finanziario che l'ha voluta e generata.  Per contro nazionalismi e populismi si prefiggono di riportare il Demos al proprio ruolo di soggetto politico sovrano, ovvero perseguono quegli obiettivi che proprio il Pontefice ha indicato come primari.


Claudio Berrino

DIRITTO E SOCIOLOGIA

Sono un giurista e comprendo perfettamente come un comportamento violento, sotto un profilo giuridico, sia censurabile perché crea una situazione di lesione di altrui diritti e di disordine pubblico. Se però sposto il "focus " della mia analisi sotto un profilo sociologico giungo a conclusioni dissimili. La società, di fronte a prevaricazioni e prepotenze, siano esse esercitate da criminali oppure da governi criminali, trova nell'atto reattivo violento un necessario elemento di compensazione e di dissuasione. Ragioni etiche ci inducono a provare avversione per tutto quanto possa produrre altrui sofferenza e danno ma talvolta un "innaturale " comportamento violento diviene elemento di limite e contrapposizione ad azioni di violenza istituzionale generalizzata. Nella Storia le tirannie sono state frequentemente avversate da moti di piazza violenti che, a seconda delle loro dimensioni numeriche assumevano carattere di rivolta oppure di rivoluzione. Con questa mia breve osservazione non voglio in alcun modo essere interpretato come un apologeta della violenza reazionaria o rivoluzionaria ma, al contrario, desidero evidenziare come, quando di fronte a manifeste ingiustizie non si contrappongono reazioni violente e spontanee, la situazione si cristallizza divenendo realmente preoccupante in ragione della sua definitività. 

Claudio Berrino