I teologi bizantini discutevano del sesso degli angeli quando i turchi erano in procinto di invadere Costantinopoli, dando fine all'Impero Romano di Oriente. Dare importanza a questioni nominalistiche quando ve ne sono di ben più serie da affrontare è una consuetudine che appartiene anche al tempo moderno. In questi giorni viene dibattuto, al di là dell'evidenza, se lo sterminio della popolazione palestinese da parte dell'esercito israeliano possa definirsi o meno come genocidio, ma non una sola voce si è levata per considerare cosa potrebbe accadere qualora la popolazione di Gaza e fors'anche quella della Cisgiordania venisse, in ossequio alle dichiarazioni rese nei giorni scorsi, deportata in Libia. Paese quest'ultimo certamente non nelle condizioni di gestire un flusso umano di circa un milione e mezzo di persone. La probabilità maggiormente realistica è che questa gigantesca valanga umana di disperati finirebbe con il trovare approdo nell'unico Paese che per ragioni geografiche e di vulnerabilità politica non le impedirebbe l'accesso. Le conseguenze di natura economica, sociale e di ordine pubblico di una simile catastrofe appaiono evidenti anche alle persone minormente avvedute ma questa eventualità, per paura o ipocrisia, non viene dibattuta dal sistema politico italiano che preferisce occuparsi esclusivamente di una guerra condotta dall'Unione Europea a poche migliaia di chilometri da casa nostra ed il cui esito è segnato.
Avv. Claudio Berrino