martedì 27 luglio 2021

CULTURA GIURIDICA LATINA E TRIBALISMO BARBARO

La locuzione "Civis romanus sum" indicava l'appartenenza all'Impero Romano e sottintendeva la titolarità di diritti e doveri giuridici della popolazione, connessi a tale status. In un momento storico in cui Roma possedeva una Civiltà giuridica rimasta ineguagliata nei secoli successivi le popolazioni barbare conducevano una vita tribale scandita da una rozzezza di costumi quasi subumana. Nel prosieguo storico l'oscurità dei costumi delle popolazioni centroeuropee ha progressivamente attenuato la certezza del Diritto propria della cultura latina arrivando, nei giorni nostri, a comprimere i diritti e le libertà fondamentali, tanto dell'individuo quanto della collettività. Il nostro straordinario diritto processuale è stato commisto da istituti di diritto anglosassone - ovvero proprio  delle ex popolazioni barbare - e sul rispetto del rito è prevalsa la dozzinalitá di una relativa brevità del giudizio accompagnata dall'introduzione di un sistema di decadenze che ha privilegiato una logica di deflazione dei processi anziché la ricerca di una rigorosa verità processuale. Nel contempo anche i diritti sostanziali dei cittadini si sono attenuati e la pervasività di uno Stato ormai eterodiretto dal potere finanziario centroeuropeo ha compresso le libertà costituzionalmente garantite.  L'imposizione del trattamento sanitario obbligatorio sotto forma di vaccinazione imposta ma non clinicamente testata, accompagnata dalla limitazione del diritto di circolazione sul territorio nazionale, ha definitivamente sancito l'introduzione di un nuovo sistema giuridico fondato sull'abuso e sulla primazia degli interessi di gruppi finanziari sovranazionali rispetto ai diritti del sangue e del suolo delle popolazioni autoctone. Così pure l'Ordine naturale dell'Uomo è stato violato attraverso il disconoscimento giuridico della diversità biologica. L'identità culturale è stata quindi posta in discussione attraverso la perversione della multiculturalità e l'imposizione di criteri di privilegio a favore delle popolazioni allogene, a tutto discapito di quelle stanziali originarie. Lo sviluppo ulteriore e conclusivo di questa perversa progettualità sarà costituito dalla limitazione all'esercizio delle attività economiche produttive nazionali al fine di consentire alla finanza sovranazionale la definitiva acquisizione a prezzo vile degli asset strategici italiani. L'Italia è un Paese straordinario da redimere e bonificare o, in assenza di ciò, da considerare irrimediabilmente perduto. 

Claudio Berrino

sabato 24 luglio 2021

GREEN PASS E SALVACONDOTTI

Lo stupore ostentato da taluni di fronte alla misura limitativa della libertà personale denominata con la consueta plebea anglofilia italiana "green pass", quasi che l'espressione salvacondotto risultasse offensivo delle sensibilità democratiche, mi lascia del tutto stupefatto. Gli italiani, da vent'anni a questa parte, hanno subito incredibili e ben più gravi angherie. Sono stati privati della propria valuta sovrana, quasi che l'autonomia valutaria fosse un inutile orpello anziché un diritto inviolabile, e posti nelle mani di aggregazioni di poteri finanziari dediti al controllo usurario delle popolazioni.  Hanno subito una draconiana compressione delle tutele sociali che li ha costretti a lavorare sino al raggiungimento di soglie anagrafiche del tutto innaturali. Nel contempo hanno visto vanificare diritti che erano già stati sanciti nella loro sacralità dal Legislatore nel 1942. Per contro, con un ulteriore anglicismo normativo, denominato dall'inadeguato personaggio che lo ha ideato "job's act", hanno visto legittimare la libertà di licenziamento dei lavoratori assunti oltre una certa data. Hanno assistito alla violazione della dignità della nostra Nazione quando due nostri militari in missione sono stati  arbitrariamente ed illegalmente detenuti per anni da un Paese che voleva semplicemente lucrare indebiti vantaggi economici attraverso un sequestro di persona legalizzato. Hanno subito aggressioni patrimoniali da normative, anch'esse "green ",  volute da chi ha imposto la sostituzione di un parco auto di milioni di vetture perfettamente funzionanti con altre ibride non meno del corredo genetico e della massa cerebrale dei fautori del "gender". Hanno assistito ad una progressiva limitazione all'utilizzo del denaro contante al fine di favorire gli interessi di quel potere non statuale che ha saputo imporci un suo rappresentante come Presidente del Consiglio, peraltro sostenuto da ex fautori della Sovranità Nazionale, sin troppo facilmente prostrati al nuovo corso degli eventi. Chi oggi si indigna per l'ennesimo atto arbitrario posto in essere da un Potere non legittimato dal voto popolare denuncia un incredibile difetto della propria capacità di analisi ed attesta come uno schiavo non sia nelle condizioni di percepire il concetto ed il perimetro della Libertà.

Claudio Berrino

venerdì 23 luglio 2021

VAMPIRI VIRTUALI E VAMPIRI ISTITUZIONALI

Un tempo ritenevo che i Vampiri fossero creature leggendarie partorite dalla fantasia di Bram Stoker o ascrivibili ai miti popolari della Transilvania. Con la maturità ho cominciato a percepire la loro natura di entità reali. Il vampiro reale è colui che, al pari del suo omologo di fantasia, ti sottrae benessere, denari, spazi di vita privata, certezze, abitudini. Queste creature parassitarie vivono all'interno di consessi istituzionali ed attraverso una melliflua opera di acquisizione di consenso abbandonano la loro condizione di irrilevanza umana e sociale e vengono deputati ad assumere decisioni strategiche, aventi riflessi diretti sulle altrui esistenze, alle quali non sono idonee per malafede, insipienza e pochezza. La loro opera si concretizza nel malevolo svuotamento dell'altrui patrimonio umano, nelle sue declinazioni finanziarie, personali e morali. I recettori dei provvedimenti di queste insane creature vengono privati delle loro ricchezze attraverso il ricorso ad una tassazione eccessiva, del loro tempo attraverso l'esposizione ad incombenze burocratiche perfettamente inutili, della loro dignità attraverso la negazione dei loro diritti sociali, della loro libertà attraverso la censura, preventiva e successiva, attuata dai canali mediatici. Sono creature che si reputano immortali, anche se la letteratura ci insegna che molte volte un paletto di frassino sapientemente piantato nel loro sterno è nelle condizioni di porre fine alle loro malefatte. Pare infatti che le collane di aglio siano ormai insufficienti allo scopo.

Claudio Berrino

sabato 3 luglio 2021

GENUFLESSIONE E SOTTOMISSIONE

La sottomissione è un atto di asservimento. Se sottomettere qualcuno significa soggiogarlo, ovvero porlo sotto un giogo, così come si farebbe con un animale, limitando la sua libertà ed autonomia, l'atto di sottomettersi spontaneamente a qualcuno costituisce un asservimento, ovvero un atto di volontario annichilimento della propria immagine e dignità. La forma esteriore più evidente di asservimento è la genuflessione, un atto "plastico" di riconoscimento della propria condizione di inferiorità di fronte a qualcuno o qualcosa. Un tempo era considerata lecita e rispettosa della dignità dell'Uomo esclusivamente la sottomissione alla Divinità, attesa la caratteristica "ontologica " della sua superiorità, oppure alla sua manifestazione in Terra, fosse essa Sacerdotale oppure Imperiale. La sottomissione può essere realizzata non soltanto con atti propri della fisicità del corpo, quali il flettere le ginocchia ed abbassarsi - ad una altezza non occasionalmente e simbolicamente coincidente con l'altrui allocazione biologica dell'apparato genitale - al cospetto di qualcuno o qualcosa ritenuti "superiori", ma anche attraverso una modificazione del linguaggio della propria Etnia o del proprio gruppo sociale perché ritenuto offensivo di qualcuno o qualcosa di fronte al quale ci si sente in condizione di inferiorità e si reputa opportuno se non necessario dare pubblica notizia di tale "sentimento". Ed è così, a titolo esemplificativo, che Popoli che per ragioni etimologiche derivanti dal ceppo linguistico latino hanno per secoli definito gli appartenenti ad etnie caratterizzate da pigmentazione intensamente scura "negri ", traendo il vocabolo dal latino "niger", ovvero nero, improvvisamente attraverso un atto di sottomissione intellettuale ad un altro ceppo culturale percepito come "superiore" hanno ritenuto di definirli "neri", sostituendo quella espressione semanticamente "intermedia" al processo di sottomissione che era "di colore". È accaduto dunque che testi didattici sui quali si erano formate generazioni di cittadini improvvisamente siano stati messi all'indice quali libri colpiti dalla maledizione del relativismo culturale. Il processo di sottomissione non ha del resto risparmiato nemmeno le definizioni scientifiche delle epidemie quando alcune "varianti" virali originariamente definite con la denominazione della loro area di provenienza sono state ribattezzate "delta", o "alfa" o con altre denominazioni giudicate maggiormente "tolleranti". In questo quadro di autolesionismo culturale ed etnico non bisogna dunque stupirsi se undici giocatori di calcio multimilionari dotati di una massa muscolare di dimensione inversamente proporzionale rispetto a quella cerebrale abbiano "deciso" di flettere le ginocchia di fronte a qualcosa che probabilmente non sono nemmeno riusciti a realizzare pur di non compromettere la propria (meritata?) condizione di privilegio sociale. Pare dunque di straordinaria attualità la considerazione di Dostoevskij in forza della quale  “La tolleranza raggiungerà un tale livello che alle persone intelligenti verrà vietata la minima riflessione, affinché non offendano gli imbecilli“.

Claudio Berrino