Presidente Synerghein Avv. Claudio BERRINO: SECESSIONE O SECESSIONI?


Avv. Claudio BERRINO
Sentiamo parlare da anni di Secessione, ma il concetto ci è stato, sino ad oggi, rappresentato in maniera talvolta superficiale, talvolta mediaticamente distorta, e comunque, sostanzialmente come un evento utopico ed irrealizzabile.
Nelle pagine seguenti cercherò di dimostrare che, come frequentemente accade, nulla è come sembra, o come viene rappresentato, partendo, come si conviene ad un’ analisi che possa così correttamente definirsi, dal suo aspetto etimologico.
Il sostantivo “Secessione” deriva dal latino” Secessio”, ovvero “distacco”, e quindi “separazione”.
Il “distacco” è un elemento ricorrente della nostra esistenza, e, conseguentemente, non appartiene alla sola “Dimensione Politica”.
Tutti noi, al momento della nascita, ci “distacchiamo” dall’alvo materno, con la recisione del cordone ombelicale.
Così pure , nel corso della nostra adolescenza, intraprendiamo quel fisiologico iter di distacco da quella che è la dipendenza stretta nei confronti dei nostri genitori;  un viaggio esistenziale che ci condurrà all’ “emancipazione” propria della nostra vita adulta.
Lo scenario non cambia anche nella dimensione affettiva.
Tutti noi abbiamo incontrato, presto o tardi il terribile momento del “distacco” da un nostro affetto familiare: la morte dei nonni, di un congiunto, più tardi quella di uno o di entrambi i genitori.
In questi casi il “distacco” è un evento ineluttabile , attribuibile non ad una “scelta” ma al “traghos”, ovvero ai limiti “tragici “della nostra esistenza.
Ma in altri casi il “Distacco”,  la “Secessione” rappresenta l’esercizio di una opzione, quindi di una “scelta” in senso proprio.
In filosofia i sistemi olistici si differenziano da quelli particolaristici perché solo nei secondi vi è la facoltà di intraprendere una “scelta”, ovvero esercitare una “opzione”.
Pensiamo al concetto di krisis dei Pitagorici, rappresentato graficamente da un segmento che , ad un certo punto della sua estensione si “apre ” in un bivio, con facoltà di procedere , alternativamente, o in una direzione oppure in un’altra.
L’analisi filosofica riproduce (e analizza) fedelmente la vicenda esistenziale, ove ognuno di noi è chiamato ad esercitare il proprio diritto di scelta in ordine alla opportunità di continuare a mantenere, o risolvere,  una situazione sentimentale, un rapporto di lavoro, un’ amicizia ecc. ecc.
Nell’ambito di questa facoltà di “opzione”, che accompagna tutti gli uomini liberi ed abituati ad utilizzare il proprio intelletto, rientra ovviamente anche quella , collettiva e di Diritto Pubblico, di “separarsi “ da uno Stato che ha violato il Patto Sociale con i propri Cittadini.
La Secessione può essere infatti intesa come “Distacco” da un’area geopolitica e successiva unione ad un’altra area più affine ed omogenea, oppure come “Separazione” di uno Stato Collettività da uno Stato Apparato, che , persa la sua funzione strumentale di servizio a favore degli interessi di un Popolo diviene autoreferenziale , giustificando la sua ragion d’essere esclusivamente nella difesa dei propri immeritati privilegi.
In altri termini, uno Stato Tiranno che, dimentico delle regole e dei principi fondamentali di una Democrazia Rappresentativa , ricorre all’abuso nel prelievo fiscale al fine di mantenere uno stuolo di suoi dipendenti , di numero sovradimensionato rispetto alle effettive necessità gestorie, e soprattutto erogativo di ricchezza anziché produttivo.
Uno Stato Apparato arrogante e illiberale , sempre pronto a “schiacciare” brutalmente i rappresentanti di uno Stato Collettività che , in teoria, dovrebbe invece istituzionalmente difendere e tutelare.
In questo ultimo decennio abbiamo assistito, quali inermi spettatori, ai vacui e ampollosi distinguo “concettuali” tra “Società Civile “ e “Società Politica” operati da Politologi improvvisati e da pennivendoli al soldo del Sistema, che privi di ogni cognizione di Diritto Pubblico non arrivano a comprendere che la Società Civile in una Democrazia, per potere esercitare la propria Sovranità, deve essere anche e soprattutto una Società Politica.
Il Cittadino infatti, per essere tale, deve essere “Homo Politicus”, ovvero deve esercitare la propria legittima ingerenza gestoria  nelle scelte fondamentali che lo riguardano, direttamente o indirettamente.
Deve, in altri termini, esercitare le proprie Libertà Politiche.
Ovvero deve essere nelle condizioni di potere esercitare un diritto di Elettorato Attivo, un diritto di Elettorato Passivo, godere di una propria Libertà Economica.
Sappiamo che ciò, nel nostro Paese,  non avviene, in quanto il Cittadino, quando si reca alle urne, non ha facoltà di “scegliere “ un  Candidato di propria fiducia, poichè i nominativi sono “prescelti” dalle Segreterie dei Partiti Politici, e “pre-compilati” nelle liste elettorali.
Neppure può esercitare un diritto di Elettorato Attivo, in quanto anche se meritevole, probo, dotato di capacità umane ed intellettuali “extra hordinem”, se non viene Candidato dalla “Segreteria” di un Partito Politico (a cui prestare “riconoscente sudditanza”) non potrà proporsi personalmente alla scelta del Corpo Elettorale.
Non può infine esercitare la propria Libertà Economica, in quanto uno Stato Tirannico gli preleverà, globalmente, oltre il 70 per cento dei propri sudati guadagni per fare fronte ad una spesa pubblica che è sfuggita al suo controllo e per mantenere gli odiosi  privilegi dei propri burocrati.
Lo  status di un Cittadino , in questi casi, degrada a quello di schiavo.
E ciò è quanto è avvenuto nel nostro Paese.

                                                                 Avv. Claudio BERRINO