giovedì 28 gennaio 2021

DIRITTO DI RESISTENZA E LIBERTÀ CIVILI


Pierre Lagaillard ad una manifestazione dell'OAS
Situazioni lesive del comune sentire di un Popolo  possono generare forme di dichiarata ribellione nei confronti di chi le determina. La reazione popolare ad un fatto ingiusto nel diritto pubblico assume la denominazione di "diritto di resistenza" e trova, in alcune Costituzioni, adeguato riconoscimento. Cosi il Secondo Emendamento della Costituzione Americana recita testualmente " ....essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben organizzata milizia, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto». L'Assemblea Costituente italiana nel 1948 discusse a lungo in merito all'inserimento nel testo costituzionale del riconoscimento del Diritto di Resistenza. Nella sua bozza preliminare tale fondamentale principio giuridico venne introdotto su iniziativa di Dossetti e legittimato con l'articolo 50 secondo comma, avente il seguente letterale tenore: “Quando i pubblici poteri violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla Costituzione la resistenza all'oppressione è diritto e dovere del cittadino", ma nel testo definitivo tale articolo venne cancellato per volere della componente di Sinistra della stessa Assemblea Costituente che riteneva pericoloso il riconoscimento di un diritto di reazione popolare di fronte a provvedimenti lesivi della comune percezione del senso di giustizia. La Costituzione Elvetica del 1848, ancor oggi vigente, richiamandosi al testo di quella americana del 1787 riconobbe il principio di autodifesa dei cittadini nei confronti dei "nemici esterni ed interni", arrivando a consentire e prevedere la distribuzione di armi da guerra ad ogni nucleo familiare ed a considerare "una Popolazione armata una Popolazione civicamente educata". Prassi tutt'oggi rispettata. Del resto, nella Filosofia del Diritto il diritto di ribellione viene considerato come un fondamentale diritto naturale degli individui, in base al quale questi ultimi non solo possono ma debbono opporsi all'attività dello Stato o alle prescrizioni del diritto positivo che minaccino i diritti fondamentali dell'uomo. Diverso è l'orientamento dell'Unione Europea che, con l'intendimento di impedire ogni forma di reazione popolare tende, in tutte le sue direttive, a limitare la detenzione legittima delle armi, ostacolando ogni provvedimento autorizzativo in materia di porto e di detenzione delle stesse. In Francia, il 20 gennaio 1961, esattamente sessant'anni or sono, Jean Jacques Susini e Pierre Lagaillard fondarono l'Oas ( l'Organisation de l' Armée Secrète) ed iniziarono un confronto armato in Algeria e nella Francia metropolitana prima contro il Fronte Nazionale di Liberazione dell'Algeria e, dopo il trattato di Evian, contro lo stesso De Gaulle, accusato di tradimento. La vicenda si concluse con 44 condanne a morte, di cui solo 4 eseguite. Tutti i condannati superstiti, tra cui lo stesso Susini, ottennero nel 1968 l'amnistia generale da Charles de Gaulle. Susini si candidò nel 1997 con le Front National di Jean Marie Le Pen nel collegio di Marsiglia raccogliendo il 47 per cento dei voti. Il sentimento collettivo, definito dai giuristi romani come "idem sentire de re publica ", alle volte sa discernere la tensione morale e la generosità di quanti antepongono l' interesse generale a quello personale violando deliberatamente norme percepite come inique ed odiose da quel soggetto Politico- superiorem non recognoscens- chiamato Popolo.

Claudio Berrino


venerdì 22 gennaio 2021

CENT'ANNI DI ABIEZIONE


Da sempre ritengo che le lenti deformanti del tempo e della nostalgia del passato siano distorsive delle realtà fattuali e dei giudizi di valore o disvalore che ad esse conseguono. Sin dalle prime ore di stamane sono sottoposto al martellamento mediatico che solennizza il secolo dalla scissione socialista di Bordiga e di Gramsci e dalla contestuale fondazione del Partito Comunista italiano. Un partito, giova ricordarlo, costituito sull’onda emotiva prodotta dagli eccidi della Rivoluzione d’Ottobre, che in Russia  ha posto fine, nel sangue, ad un sistema di governo legittimo. Gli emuli nostrani dei seguaci  di Lenin hanno dunque ritenuto, nel gennaio 1921, che il “riformismo” socialista fosse minormente efficace, in termini di attuazione dell’obbiettivo del raggiungimento del potere, della mattanza generalizzata della Borghesia, al pari di come venne dai non eticamente  differenti rappresentanti della cultura liberale legittimato il genocidio posto in essere durante la Rivoluzione Francese e nel successivo periodo del Terrore dalle Colonne di Fuoco di Robespierre e dai suoi miseri gregari. Si stima che più di un terzo della popolazione Vandeana sia stata soppressa in quanto considerata controrivoluzionaria. Voglio ancora ricordare che i mesi successivi alla costituzione del Partito Comunista Italiano furono segnati da occupazione delle fabbriche, da violenze inaudite e da una situazione di ordine pubblico insostenibile. Nelle campagne dell’Emilia Romagna, caratterizzate da una economia prevalentemente agricola, le bande comuniste avevano la consuetudine di impedire con la violenza la mungitura delle mucche, provocando la morte degli animali tra atroci sofferenze. Al fine di verificare che i contadini non si recassero nella notte a svolgere le mungiture i comunisti erano usi colorare le mammelle degli animali con rosso di analina e controllare le mani dei coloni  tutte le mattine per accertare l’eventuale presenza di tracce di colore. Nell’eventualità di un riscontro positivo gli uomini venivano percossi, alle volte sino alla morte, mentre le donne venivano violentate. Provo dunque un senso di insofferenza nei confronti di quanti, a distanza di un secolo, rievocano l’origine delle scelleratezze peggiori che possano essere concepite dalla mente umana. Lo sdegno aumenta sensibilmente nel momento in cui focalizzo che di questa barbara ideologia si è servito il mondo della finanza internazionale per distruggere le culture identitarie ed il concetto stesso di Nazione al fine di generare quelle masse apolidi di migranti e di autoctoni divenuti inconsapevoli dei propri diritti,  necessarie alla creazione di una forza lavoro sottopagata e priva di dignità umana rendendo in tutto il mondo i discendenti storici del Bolscevismo gli alfieri più convinti  della globalizzazione. L’enfasi del ricordo e della rievocazione storica in questo caso dovrebbe essere calmierata in quanto l’apologia del Male costituisce un evidente pericolo per quanti non sono nelle condizioni di discernerlo.

Claudio Berrino

venerdì 15 gennaio 2021

RESPONSABILI & COSTRUTTORI

Chiunque di noi possieda una formazione giuridica è a conoscenza della circostanza che il sostantivo "responsabilità" deriva dal participio passato "respònsus" del verbo "respòndere", ovvero rispondere a qualcuno o a sé stessi delle proprie azioni. In ambito politico si usa oggi il termine "Responsabile" per indicare chi, contravvenendo al proprio pensiero, alla propria provenienza culturale, agli impegni assunti nei confronti dei propri elettori, decide di tradire il mandato ricevuto per ragioni di interesse personale riconducibile agli irragionevoli emolumenti che, approfittando del regime giuridico amministrativo operante interna corporis e caratterizzante i propri atti, il Parlamento si autodetermina. Nelle ultime ore il termine "responsabile" è stato edulcorato in quello di "costruttore". In questo caso non possiamo non osservare come esistano i buoni costruttori, ovvero coloro che nel lungo periodo lasciano ai posteri opere di rilevante importanza funzionale e dignità estetica, ed i cattivi costruttori, ovvero coloro che lasciano, a titolo esemplificativo, viadotti e ponti che crollano, case costruite con amianto e decorate esternamente con piastrelle da latrina anziché con marmo travertino od ancora autostrade interrotte nel bel mezzo della loro estensione in luogo di opere pubbliche di primaria importanza. Curiosamente i primi anziché essere apprezzati e ricordati per i propri meriti vengono vilipesi e screditati, forse perché la natura umana stenta a riconoscere l'altrui superiorità e quando questa emerge in termini oggettivi tende a sminuirla gettando immeritato discredito. I secondi invece ricevono lodi ed apprezzamento in quanto nel consorzio umano i cialtroni sono di numero superiore rispetto ai galantuomini e tendono normalmente ad identificarsi con i propri pari o simili. La chiamata a raccolta dei responsabili politici, oggi promossi al rango di - non buoni - "costruttori " in vista del voto parlamentare di "fiducia " previsto per l'inizio della prossima settimana avalla la correttezza dell'analisi sin qui svolta e conferma come al mondo non vi sia nulla di più comune dei ciarlatani e degli sprovveduti che nei primi ripongono fiducia.

Claudio Berrino

QUOZIENTI ELETTORALI & QUOZIENTI INTELLETTIVI

L'ennesima crisi di Governo anziché condurci ad analisi a corto raggio su quanto sia inaffidabile questo o quell'altro sottosviluppato uomo politico dovrebbe farci riflettere sulla sostenibilità di un sistema elettorale proporzionale corretto da un mastodontico premio di maggioranza, in teoria costruito per dare stabilità, in pratica idoneo a consentire a minoranze non elette di esercitare un potere di cui il corpo elettorale non le ha mai investite. La declaratoria di incostituzionalità del 2013 ha condotto ad un sistema meticcio, costituito in parte da un maggioritario uninominale con turno unico ed in parte da un proporzionale con sbarramento al 3%. Personalmente ho la sensazione che le commissioni parlamentari prima di redigere aborti legislativi di siffatta portata si dedichino a baccanali alimentati da sostanze psicotrope, oppure rappresentino la normale e fisiologica applicazione del sacerrimo principio dell'uguaglianza, in virtù del quale "uno vale uno" ovvero il genio vale quanto il cerebroleso. Mi chiedo quindi se un giorno riuscirà forse a parlamentari intellettualmente normodotati riportare il buonsenso in quell'aula sorda e grigia, riaffermando la percepibile equità di un rapporto esattamente proporzionale tra voti raccolti e seggi conquistati.

Claudio Berrino

domenica 10 gennaio 2021

SPEGNERE LA BRUTTEZZA

Le immagini televisive che mi scorrono sotto gli occhi in questa domenica di pandemia e limitazioni di libertà evidenziano una classe politica antropologicamente meritevole di attenzione ed analisi. Come nelle sequenze dei migliori film drammatici si affastella un'umanità modesta e pervicacemente incollata ai propri privilegi di casta che nella vita comune non nutrirebbe speranza o aspettativa alcuna di crescita o affermazione personale. I tratti fisiognomici denunciano una evidente forma di ritardo cognitivo di molti. Così pure la struttura fisica, propria di persone che nei decenni precedenti avrebbero incontrato la riforma in sede di visita di leva, accompagna questi onnipotenti gestori quale stigmate della propria inadeguatezza genetica. Una pletora di endomorfi, normalmente di bassa statura, dai tratti somatici volgari, dalle mani talvolta adunche e talvolta adipose, diseducata al culto del bello e dello straordinario, frutto avvelenato di una concezione egualitaria che vuole condurre al loro livello una genìa straordinaria dotata di innate potenzialità, che ha concorso a costruire la civiltà occidentale. Il loro obiettivo è quello di condurre al degrado, corrompere i giovani offrendo loro una visione servile dell'esistenza, togliere aspettative di conduzione di una vita dignitosa ai più anziani, cristallizzare una condizione di potere che privilegia la miseria intellettuale, annichilisce l'etica, arricchisce esclusivamente i gestori di questa postdemocrazia. La programmazione economica, presupposto per la sopravvivenza fisica, l'ordine ed il benessere sociale della popolazione viene abbandonata a vantaggio di continui bombardamenti mediatici di natura psico-sanitaria volti a condurre la percettività di una popolazione ormai non più reattiva verso uno stato di sedazione profonda. I frutti avvelenati di questa cospirazione antinazionale si consumeranno a breve, quando gruppi industriali stranieri verranno ad acquisire - ed in parte l'hanno già fatto - a prezzi inflazionati il patrimonio pubblico e privato degli italiani. Il tasto di spegnimento del telecomando rappresenta un momento di liberazione, sia pure temporanea.

Claudio Berrino

giovedì 7 gennaio 2021

LA VIOLENZA E LA LIBERTÀ

I fatti di Capitol Hill meritano una breve riflessione sui concetti di Violenza e di Libertà. La violenza, noi sappiamo, non è univoca, ma può declinarsi in differenti modalità. La violenza può essere fisica, allorché si manifesta come lesiva dell'integrità di chi la subisce. L'immagine tragica che tutti noi abbiamo dinanzi agli occhi è quella della bella e giovane donna disarmata ed insanguinata, assassinata ieri a sangue freddo all'interno del Campidoglio da un servo del potere. Oppure può essere istituzionale, quando il modello sociale prevalente non consente alle proprie controparti di avere rilevanza politica ricorrendo all' espediente del sistema elettorale maggioritario al fine di snaturare così l'equilibrato rapporto tra il numero dei seggi conquistati e quello dei voti ricevuti. La violenza può anche essere estrinsecazione del potere privato, che su mandato di quello pubblico, al fine di consolidare un immondo rapporto di riconoscenza, vota l'ostracismo a personaggi politici che godono del consenso di milioni di persone, escludendoli dai social networks. Diviene obbiettivamente difficile individuare quale sia la forma maggiormente grave ed odiosa di violenza. Resta comunque evidente che chiunque utilizzi deliberatamente una qualunque delle forme di violenza sopra descritte deve essere disposto ad accettarla in presenza di una modificazione della situazione oppure dei rapporti di forza venutisi a creare. Così pure il concetto di Libertà non è univoco e su di esso vi sarebbe davvero molto da scrivere, ma l'aspetto che ci occupa è quello legato alla violenza ovvero alla misura in cui la prima possa essere compressa dalla seconda, nelle forme ed espressioni sopra esemplificate. Così come la violenza del potere può inibire ad una bella e giovane donna disarmata la libertà della prosecuzione della propria esistenza in vita, la violenza di un social network può escludere un uomo politico dalla libertà di manifestare il proprio pensiero. Un sistema elettorale abnorme può impedire ai cittadini di esercitare la propria libertà di rappresentanza politica. Bisogna avere comunque presente che ogni violazione di un armonico ed equilibrato rapporto sociale costituisce inevitabile presupposto di una reazione - nella migliore delle ipotesi - di intensità uguale e contraria.

Claudio Berrino

mercoledì 6 gennaio 2021

I PROCESSI DI FUSIONE E QUELLI DI RIFLESSIONE

Accade molte volte che gli eventi importanti, e come tali possiamo indicare fatti che nel bene e nel male siano nelle condizioni di riverberare i propri effetti su una molteplicità ampia di destinatari, vengano sottoconsiderati o, se analizzati, non vengano compresi per quello che sono. Ascolto da stamane le enfatiche dichiarazioni di osservatori miopi - giornalisti, politici o sindacalisti che siano - che plaudono con favore al processo di fusione di FCA con Peugeot, citando addirittura i vaticini del compianto ex AD di FIAT quando, alcuni anni or sono, ipotizzava il traguardo industriale di una produzione globale nel settore automobilistico. Quasi che questi ipovedenti osservatori, che non è dato comprendere in virtù di quali meriti personali siano divenuti leaders del mondo politico, sindacale o dell'informazione, non colgano e nemmeno lontanamente percepiscano che una realtà d'impresa "globale " costituente un oligopolio sia lesiva delle regole del mercato, dei diritti sociali dei lavoratori che occupa e nelle condizioni di comprimere la stessa funzione di indirizzo politico dello Stato, che viene limitata e condizionata nella sua azione. La molteplicità delle imprese consente, al contrario, una salutare concorrenza atta a produrre beni di sempre più elevata qualità a beneficio dei consumatori, la garanzia di migliori condizioni di lavoro per i dipendenti, un gettito fiscale maggiormente elevato per l'Erario. I politici quali rappresentanti del Popolo, i Sindacalisti quali tutori degli interessi economici e sociali dei lavoratori, i giornalisti quali -almeno teoricamente- veicoli privilegiati dell'informazione pubblica dovrebbero, prima di esprimere valutazioni, fermarsi e svolgere quella importante funzione, oggigiorno tanto trascurata, che da sempre distingue l'Uomo dal vegetale, ovvero riflettere.

Claudio Berrino

sabato 2 gennaio 2021

L'ARMONIA COME PRINCIPIO DELLE SCIENZE SOCIALI

 

La giustizia sociale non è null'altro se non la trasposizione del concetto di armonia nelle dinamiche sociali. Un concetto che discende a sua volta da quello geometrico di proporzione armonica ovvero di economia della vita intesa come equilibrio delle parti tra loro e con il tutto. La giustizia sociale è incompatibile con il paneuropeismo e la globalizzazione in genere perché la mortificazione dell'ordine interno delle parti sociali prodotta da una normazione sovraordinata genera disequilibrio essendo demandata la disciplina del vivere ad un organismo terzo (parlamento europeo e commissioni europee) che il cittadino dello Stato membro non riconosce come superiore. Pare infatti del tutto lecito e logico non riconoscere il carattere della superiorità a chi sia portatore di interessi contrastanti con i propri. Questa disarmonia produce dapprima una sensazione di disagio individuale che può trasformarsi, allorché si innesca il detonatore dell'incertezza economica e delle limitazioni delle libertà personali determinate da una pandemia di incerta origine, in aperto dissenso sociale. Quando l'ineletto "Gestore" di Volturara Appula afferma che sarà la Storia a giudicarlo per il suo operato esprime inconsapevolmente un vaticinio con cui probabilmente, con la crisi economica prevista per la prossima primavera ed il venir meno del "blocco dei licenziamenti", dovrà suo malgrado confrontarsi. Questo in quanto l'armonia sociale è anche Etica e talvolta, la Storia ci insegna, in presenza di sue alterazioni viene fatto ricorso a correttivi.

Claudio Berrino