domenica 26 dicembre 2021

LA MORTE, LA NOTTE DI NATALE

La Morte la notte di Natale ha un passo lieve. È silenziosa e rifugge il clamore mediatico. Mal tollera quel giustizialismo urlato che molte volte costituisce uno strumento di azione politica non convenzionale. In uno Stato etico le regole imposte devono essere chiare per potere essere rispettate e non tollerano l'incertezza della "consuetudo contra legem" in quanto una tolleranza protratta nel tempo tende a legittimare la percezione di una inesistente liceità nel comportamento illecito. Naturalmente quando questo vi sia stato. Ciò in quanto la storia giudiziaria ci regala la narrazione di una pluralità di indagati e di rinviati a giudizio poi assolti, magari in terza istanza, con una vita ed una immagine personale demolite da una gogna mediatica impietosa ed anetica. Il passaggio da una "prima" ad una "seconda repubblica" è avvenuto attraverso la "resipiscenza operosa" di un sistema che ha tollerato e favorito, dal 1945 in avanti, il finanziamento illecito dei partiti politici, alimentando e consentendo la crescita incontrollata di quel potere che rappresenta la prima minaccia alla democrazia ed alle libertà fondamentali dei cittadini. Personalmente coltivo un pensiero politico distante "anni luce" da quello di quanti sono rimasti vittime di questa perversa dinamica di alternata gestione e distruzione programmatica di potere, ma quanto accaduto mi rattrista comunque come cittadino e consolida i miei convincimenti di osservatore critico di quella che reputo una organizzazione sociale priva di un sistema valoriale proprio, nata sulle rovine di una civiltà sconfitta  dal ferro delle armi, ed ormai degradata nella sua espressione di decadenza.

Claudio Berrino

sabato 25 dicembre 2021

RIFLESSIONI E VOTI NATALIZI

Sono in procinto di iniziare il mio pranzo di Natale. La mente corre ai pranzi di Natale che si sono succeduti negli anni precedenti ed al ricordo degli affetti familiari persi. In questa giornata non provo una sensazione di benessere e penso alla rapidità crudele del volgere del tempo. Nel periodo antico in cui ero un giovanissimo studente di Giurisprudenza il Prof. Silvio Romano, mio Docente di Istituzioni di Diritto Romano, mi indicava frequentemente come il tempo rappresentasse "il bene infungibile per eccellenza", non potendo essere sostituito, per la sua preziosità ed unicità, con altro di equivalente valore. La giornata odierna favorisce le riflessioni e rallenta il fluire del tempo in quanto viene a noi concessa una breve tregua dalla "demonia dell'economia" ovvero dalla cogente necessità di produrre denaro - destinato molte volte alla soddisfazione di bisogni effimeri se non indotti - impostaci dalla schiavitù del lavoro. Il lavoro, contrariamente a quanto i "cattivi maestri" ci hanno insegnato, non solo non nobilita l'Uomo ma, al contrario, lo rende schiavo privandolo di quei necessari momenti di elaborazione interiore che lo rendono dissimile dalle specie animali inferiori e gli consentono una elevazione spirituale. La ricerca ossessiva della "performance professionale", del "massimo profitto" perseguibile, della esasperata "monetizzazione del tempo" concorrono ad abbreviare la già di per sé fulminea parabola esistenziale rendendo la nostra vita una veloce corsa verso il nulla. In una giornata come quella odierna, percepita da sempre come caratterizzata da un momento di elevata spiritualità, non possiamo non riproporci l'intendimento di compiere una nostra rivoluzione interiore volta a "sabotare" un perverso meccanismo che ci vuole servi del profitto e vittime dell'usura attraverso la acquisizione di una maggiore consapevolezza dell'importanza del nostro destino e della preziosità del tempo che ci è necessario per realizzarlo. Ancora sinceri auguri di Libertà a voi tutti. 

Claudio Berrino

lunedì 20 dicembre 2021

LA MORTE DEL VIVERE SOCIALE

Chi muore giovane è caro agli Déi, ma ciò è vero  solo se ha opportunità di morire in battaglia. Quando un giovane di vent'anni muore quale conseguenza di una violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro la sua morte è il prodotto di un disordine sociale così grave da non garantire la tutela di un diritto essenziale alla sopravvivenza sociale della persona. Quanto avvenuto stamane a Torino dovrebbe gravare come un macigno sulla coscienza del sistema politico, se mai questo ne possedesse una. Tre vite spezzate in conseguenza della "normalità " di condizioni di lavoro inumane imposte da un nuovo sistema valoriale fondato sulla ricerca isterica del guadagno anziché sul perseguimento della qualità della vita e sulla completezza esistenziale. Norme vessatorie impongono alle imprese la ricerca di un profitto sufficiente al netto di una pressione fiscale spaventosa, e tale risultato viene raggiunto attraverso una monetizzazione inumana del tempo lavorativo. L'Italia non possiede ormai da vent'anni sovranità monetaria e, non potendo liberamente contrarre debito pubblico attraverso l'emissione di valuta propria è costretta a ricorrere ai prestiti usurari della Banca Centrale Europea ed a comprimere le garanzie sociali alle quali dagli 30' dello scorso secolo eravamo abituati in termini di garanzia e sicurezza sul lavoro, di assistenza sanitaria e di previdenza pensionistica. Ecco allora che i giovani, in un tentativo di sopravvivenza, paradossalmente vanno incontro alla morte sul lavoro, i meno giovani trascurano la cura della propria salute in quanto le liste di attesa negli ospedali rendono impossibili prestazioni sanitarie tempestive, i più anziani sono costretti a lavorare sino alla soglia del sepolcro non potendo accedere ad una quiescenza che il Regio decreto 30 dicembre 1923, n. 3184 del governo Mussolini prevedeva al raggiungimento dell'età anagrafica di 60 anni per gli uomini e di 58 per le donne.  Ecco dunque che le frasi di circostanza pronunciate dal Sindaco di Torino paiono vuote ed inopportune, banalizzando anzi una tragedia che, al pari di altre, ha trovato la sua primaria origine nella inadeguatezza del sistema sociale che, a tutti i livelli, dal momento dell'ingresso del nostro Paese nell'Unione Europea stiamo subendo. La gravità dell'evento mi dispensa dallo svolgere osservazioni "parallele" sulle modalità con cui viene gestita una emergenza epidemiologica di oscura origine, ulteriore problema sociale innestato in una comunità già stremata da un precedente problema economico. La sensazione che molti di noi provano è che si sia innestata una spirale distruttiva destinata a condurci nell'origine di in un vortice non occasionalmente creato da quanti si beneficeranno della raccolta dei rottami provenienti dal naufragio della nostra Nazione.

Claudio Berrino

martedì 7 dicembre 2021

LA DEMOCRAZIA VIOLATA

Sua Santità oggi, in occasione di un proprio viaggio istituzionale in Grecia, ha espresso preoccupazione in relazione a crescenti populismi e nazionalismi, a suo giudizio tali da porre in pericolo la democrazia. Non si può non osservare come appaia singolare che il Monarca dello Stato della Chiesa, governato da una aristocrazia cooptativa composta da Cardinali, si preoccupi dei nazionalismi che, nella sua visione, sarebbero di pregiudizio per gli equilibri democratici degli altri Paesi. Il Sant'Uomo omette infatti di considerare come le democrazie contemporanee, lungi dall'essere espressione politica del Demos, costituiscano strumenti di esercizio ed abuso del potere delle oligarchie incarnate dai Partiti politici. Gli oligarchi democratici rispetto alle aristocrazie storiche non posseggono le qualità né gli obblighi che caratterizzavano i rappresentanti delle prime, non possedendo alcuna qualità prepolitica né legittimazione popolare. I partiti politici non costituiscono l’essenza della democrazia, ma la sua negazione, in quanto decidono non solo i candidati ma anche gli eletti , demandando al corpo elettorale null' altro se non la scelta dell’oligarchia dalla quale preferisce essere dominato. Una oligarchia totalmente priva di cultura, di fascino, di carisma, strutturalmente  destinata ad un ruolo di servile subalternità al potere finanziario che l'ha voluta e generata.  Per contro nazionalismi e populismi si prefiggono di riportare il Demos al proprio ruolo di soggetto politico sovrano, ovvero perseguono quegli obiettivi che proprio il Pontefice ha indicato come primari.


Claudio Berrino

DIRITTO E SOCIOLOGIA

Sono un giurista e comprendo perfettamente come un comportamento violento, sotto un profilo giuridico, sia censurabile perché crea una situazione di lesione di altrui diritti e di disordine pubblico. Se però sposto il "focus " della mia analisi sotto un profilo sociologico giungo a conclusioni dissimili. La società, di fronte a prevaricazioni e prepotenze, siano esse esercitate da criminali oppure da governi criminali, trova nell'atto reattivo violento un necessario elemento di compensazione e di dissuasione. Ragioni etiche ci inducono a provare avversione per tutto quanto possa produrre altrui sofferenza e danno ma talvolta un "innaturale " comportamento violento diviene elemento di limite e contrapposizione ad azioni di violenza istituzionale generalizzata. Nella Storia le tirannie sono state frequentemente avversate da moti di piazza violenti che, a seconda delle loro dimensioni numeriche assumevano carattere di rivolta oppure di rivoluzione. Con questa mia breve osservazione non voglio in alcun modo essere interpretato come un apologeta della violenza reazionaria o rivoluzionaria ma, al contrario, desidero evidenziare come, quando di fronte a manifeste ingiustizie non si contrappongono reazioni violente e spontanee, la situazione si cristallizza divenendo realmente preoccupante in ragione della sua definitività. 

Claudio Berrino 

sabato 30 ottobre 2021

Come comprendere male e interpretare peggio - I Danni della Distorsione Cognitiva

 

Un errore procedurale di pensiero o di percezione che si presenta in maniera sistematica e influenza le decisioni della persona. Questa potrebbe essere una definizione, per lo meno approssimata, di “distorsione cognitiva”.

Apparentemente la questione sembra essere molto tecnica, ma – de facto – rappresenta un problema quotidiano. Ogniqualvolta un soggetto seleziona un elemento di preferenza nel contesto di una decisione fattuale che riguardi un prodotto di marketing o si riferisca a un politico nel corso delle elezioni o, per esempio, si affidi alle affermazioni di uno scienziato che affermi una “verità” piuttosto che un’altra, si è vittime di almeno una tipologia di distorsione cognitiva. Non che questo derivi da superficialità o approssimazione nei percorsi decisionali di ognuno di noi, anzi: sono proprio gli sforzi volti a cercare di agire nella maniera più razionale possibile a essere inficiati da effetti di cui non si è nemmeno consapevoli. Le tecniche di neuromarketing si basano proprio su questo: le ricerche e la psicologia di mercato sono massimizzate, nella loro efficienza, quando tengono conto dei principali meccanismi inconsci della mente umana e lo stesso vale, ovviamente, in ambito comunicativo. Anche nel caso in cui ci si trovi a dover gestire la comunicazione relativa a un pandemia: così, fin troppo rapidamente, si passa da pandemia a infodemia.
I meccanismi sono molteplici: l’effetto carrozzone, ad esempio: le decisioni sono influenzate da “figure guida” e le persone, a loro volta, si fanno influenzare dal fatto che anche altri hanno operato le medesime scelte. Oppure, l’effetto alone: si conferiscono qualità positive a soggetti che risultano gradevoli sotto diversi aspetti; esemplificativamente, sarà più credibile una soubrette senza titoli né esperienza che dica quello che vogliamo sentirci dire piuttosto che un epidemiologo con decine di lavori scientifici al suo attivo, che affermi qualcosa di anti-conformisticamente “scomodo”. Ecco come funzionano alcuni spot che incentivano le vaccinazioni, a torto o a ragione: sono rassicuranti perché offrono una soluzione immediata e preconfezionata a costo (e impegno) zero.
Tuttavia, chi sa impiegare la distorsione cognitiva come strumento di convincimento, generalmente utilizza elementi anche più raffinati. Un vecchio adagio rimanda all’uso di “bastone e carota”, sintetizzando un aspetto cruciale: gli esseri umani si fanno influenzare dai dati circostanti. Se si promette un premio ai bersagli della comunicazione – nelle evenienze più recenti, l’abbattimento del coprifuoco, la speranza di uscire una volta per tutte da una condizione emergenziale, ecc. – gli stessi soggetti saranno più disponibili ad accettare restrizioni per ottenere il premio (effetto ancoraggio). E ogni premio, ogni traguardo raggiunto altro non è che il principio di una nuova corsa a ostacoli in cui molti ignari lemming sono pronti a partecipare, correndo senza freni, per saltar giù dalla sdrucciolevole scogliera emozionale ove termina la critica raziocinante, valicando l’ennesima Finestra di Overton; tuttavia, non è il caso di scagliarsi contro cattivi politici e ancor più maldestri consiglieri tecnici. Secondo lo stesso Lehman – che coniò l’espressione – è un errore, un vero e proprio malinteso pensare che siano i legislatori a occuparsi dello spostamento della Finestra di Overton: si tratta di pedine di uno scacchiere più grande, occupate a gestire le posizioni meno rilevanti, sotto il profilo strategico. Il concetto stesso del meccanismo cognitivo sotteso  fornisce un’idea di come funzioni l’organizzazione ideativa e non fa il benché minimo riferimento all’eventuale sostegno politico dei nuovi principi che la “finestra” permette di raggiungere: chi muove le pedine apre e chiude finestre di Overton a proprio piacimento e non si cura certo dei politici che si avvicendano in modo effimero sulla scena.
Prendiamo un esempio concreto che non sia collegato con COVID-19, tanto per cambiare tema, e concentriamoci per un momento sulla postulante verde, Greta Thunberg. Meravigliosa icona di rivoluzione autorizzata, di critica anticonformista conformata, propone un’idea geniale: la colpa del problema climatico e ambientale è di tutti. Non delle politiche geo-economiche degli ultimi (quanti?) quarant’anni, non della gestione delle risorse e degli stili di vita promossi in Occidente, che impattano sull’ambiente con la tragicità che solo  Greta e i “gretini” sembrano apprezzare, no: la colpa è di tutti, il che equivale a dire che non è di nessuno. Chissà quali specifiche competenze tecniche avrà mai Greta per sostanziare le sue affermazioni… l’“ideologia dell’incompetenza”, diceva con elegante cortesia Cacciari, riferendosi alla giovane alfiere dell’equilibrio climatico. Ma questo non si può dire, perché si rischia di essere tacciati di sessismo e tele-bullismo su una povera bambina che non presenta alcun discapito se non l’eroismo della verità, una verità fin troppo comoda, preconfezionata e in distribuzione a costo zero. Il tutto con il “rivoluzionario” appoggio dei tanti politici che le stringono la mano: curioso un rivoluzionario che va a braccetto con l’establishment. Chissà se, invece, un giorno avremo il piacere di sapere cosa c’è dietro alla sua ossessione compulsiva per clima e ambiente; magari un mutismo selettivo o magari… altro.
Tornando al punto, basta razionalizzare e restituire proprio alla ragione migliori spunti ed elementi su cui forgiare nuove idee; analisi e rivalutazione sono gli strumenti della reintegrazione della ragione critica: nessun problema, dunque. E invece no, nemmeno per sogno, perché la distorsione cognitiva continua.
Le persone sono portate a ricercare conferme delle proprie scelte e delle proprie idee, scartando le informazioni divergenti. Idee e ricordi sono utilizzati per confermare ipotesi già esistenti, che non vengono quindi analizzate da un punto di vista critico per quanto attiene ai loro contenuti, generalmente non compatibili con il processo di valutazione logica condotto fino a quel momento (bias di conferma). Al contrario, gli stessi ragionamenti effettuati in precedenza vengono utilizzati per confermare ipotesi già esistenti, che vengono quindi rinforzate e “agganciate” alle identiche posizioni di chi la pensa nella stessa maniera. Di fatto, un ulteriore ancoraggio: ancoraggio che viene rafforzato ancor di più dal terrorismo mediatico imperniato sull’avversione per la perdita, altro meccanismo concatenato di distorsione cognitiva. La tendenza a tenere in maggior considerazione le componenti negative rispetto a quelle positive (avversione alla perdita, appunto), atteggiamento irrazionale verosimilmente determinato da fattori connessi alla psicologia evoluzionista, scotomizza qualsiasi dato non coerente con la posizione concettuale già accettata. 
Sarebbe il caso di porsi qualche domanda. Quanti sono i soggetti deceduti “per” COVID-19 e quanti “con” COVID-19? Quanti sono i soggetti deceduti nell’ultimo anno e mezzo per patologie cardiovascolari od oncologiche rispetto ai deceduti, affetti da COVID-19? E questi dati possono giustificare uno stato emergenziale che dura da quasi due anni? Ci sono prove, sotto il profilo sierologico, della reale efficacia dei vaccini? Perché, oggi, con i vaccini la situazione di contagi e decessi è peggiore di un anno fa, già da mesi? Conta qualcosa che eminenti studi scientifici dimostrino come il rischio per i più giovani sia esiguo al punto tale da non giustificare una vaccinazione di massa? Non importa.
E se, ancora, i dati reali, confermati da voci autorevoli e indipendenti contraddicono punto per punto la narrazione mediatica immersiva che da oltre un anno e mezzo ci assorda con il suo silenzio contenutistico? Di nuovo: non importa. Abbiamo infatti a disposizione un altro magnifico strumento di distorsione cognitiva, quello della valutazione a posteriori: i ricordi possono essere plasmati e, ogni volta che vengono rievocati, sono soggetti a modifiche involontarie. Spesso si è convinti di aver previsto le cose nel modo giusto prima che un evento si verificasse, il che non è quasi mai vero. Si tratta di un problema potenzialmente risolvibile in maniera piuttosto semplice, dato che sarebbe sufficiente mettere insieme campioni correttamente selezionati per poter effettuare delle valutazioni altrettanto corrette; in questo spesso i Media sembrano essere di grande aiuto, svolgendo il lavoro al posto dei soggetti che devono decidere e che si trovano a non dover faticare per approfondire e mettere insieme le informazioni corrette. I campioni sono selezionati sulla base di indicatori selezionati da “altri”, determinando preconcetti volontari che agiscono già nel momento in cui si raggruppano i dati (effetto di selezione), così la verità non diventa falsa, ma si trasforma in qualcosa di diverso: una sorta di perbenistica “non-falsità” che contiene dati “non-errati”. E tutto fila liscio – in barba a qualsiasi eterogenesi dei fini – perché la distorsione cognitiva persiste e diviene, anzi, essenziale: siccome l’alterata scelta dei dati probatori è difficile da ostacolare, risulta necessario includere l’errore stesso nelle proprie analisi. Figurarsi, poi, se tutto questo processo dovesse mai (il condizionale è d’obbligo) realizzarsi in maniera volontaria e prestabilita. Cosa accadrebbe se dovesse concretizzarsi sui metaforici binari precostituiti di uno o più soggetti a cui piacciono i treni che transitano solo in alcune stazioni, evitandone altre? E quale mai dovrebbe essere lo scopo di tutto questo?

Un certo Harry Houdini riusciva a far scomparire un elefante davanti a centinaia di spettatori increduli. Il trucco è ancor oggi oggetto di disquisizioni settoriali, ma un ingrediente indispensabile utilizzato dal grande illusionista è certo: il depistaggio. Ora,  giusto per mantenere per qualche istante il dubbio critico nel viatico conoscitivo, non sarà mai che la concentrazione focalizzata su qualcosa possa avere la funzione di distrarre il pubblico da qualcos’altro? Magari da qualcosa di più importante? In questo modo, ci si concentra sulla “questione del momento”, aspettando una magica soluzione: per tornare all’infodemia, il COVID-19 diventa l’affare cult del periodo, mentre si attende con trepidazione la magia del vaccino. Arrivata la magica soluzione, la contestuale distorsione cognitiva fa sì che non ci si avveda del rovesciamento situazionale: il vaccino diventa a sua volta l’affare del momento sostituendo il COVID-19 e il Green Pass assume la funzione di nuova magia. 
Nello stesso modo, come suggeriva di recente il filosofo Fusaro, mentre la resistenza lascia spazio alla resilienza, non ci si avvede dell’attuale transizione socio-politica in corso, perché ci si concentra sulla cosiddetta transizione ecologica. E così via, mentre gli illusionisti attirano l’attenzione su un aspetto marginale, il gioco di prestigio prosegue e così i trucchi necessari al suo compimento, fino al momento in cui non sono più necessarie mistificazioni perché, sulla scena, qualcosa è cambiato permanentemente: il controllo del pubblico, che brama solo di essere nutrito e intrattenuto, è ormai completo. Nemmeno Giovenale, con il suo brocardo “panem ed circenses”, avrebbe saputo sintetizzare meglio la questione; d’altro canto, Giovenale visse in un’epoca “solo” imperiale. Così, mentre ci si concentra su dettagli poco rilevanti, sul “dito che indica la luna”, la democrazia viene svuotata dal suo interno, le garanzie costituzionali vengono abbattute in nome della sicurezza sanitaria e la libertà individuale viene sempre più coartata. Fin qui l’ovvio. Ma quali soluzioni?

“Resistere”, potrebbe essere la corretta risposta. Non ribellione, non rivoluzione, ma resistenza; se, infatti, la rivoluzione aspira a un rovesciamento dell’ordine costituito, la resistenza si pone invece l’obiettivo di conservare un ordinamento che appare minacciato, rivolgendosi contro una violazione di tale ordinamento già concretizzata, al fine di reintegrarlo nella struttura delineata dai suoi principî fondamentali, dopo aver esperito ogni possibile rimedio predisposto dallo stesso ordinamento, senza risultato. D’altro canto, è fin troppo pleonastico osservare come il potere costituito utilizzi le garanzie costituzionali fino a quando queste sono utili alla propria sopravvivenza, per modificarne forma e contenuti qualora sopravvengano dinamiche nuove e ove siano presenti soggetti che tendano a proporsi come nuovo potere costituente. Da tali geometrie dinamiche discendono i concetti di legislatura costituente e disobbedienza civile costituente. In sintesi, si contrappongono potere costituito e costituente in una dinamica di partecipazione democratica attiva dei cittadini mediante dissenso, critica e, in ultimo, violazione delle norme… dunque, resistenza. Una resistenza necessaria, un diritto di resistenza connesso al dovere di fedeltà alla Repubblica, di cui il cittadino – trovandone riscontro negli articoli 1, 2, 3 e 54 della Costituzione – deve farsi latore, se intende vivere in un contesto democratico: sarebbero quindi proprio la legislatura costituente e la disobbedienza civile costituente a poter compensare in via (realmente) emergenziale la crisi democratica odierna, espletando di fatto un vero e proprio diritto repubblicano. Rivisitando Rodotà, si potrebbe affermare che esiste una connessione inedita tra astrazione dei diritti e concretezza dei mutamenti sociali. Il diritto di resistenza diventerebbe quindi, ove esercitato per garantire il rispetto di diritti fondamentali dell’individuo, il punto di contatto più elevato tra morale e diritto. 
Heidegger considerava la deviazione platonica del concetto di “verità” (ἀλήθεια, aletheia), peraltro peggiorato e incancrenito dalla scienza moderna, come la strada più diretta per un processo distruttivo; processo il cui riscatto poteva realizzarsi solo congedandosi da quelle stesse modalità di pensiero, abituale in Occidente, che è il calcolo, la matematizzazione dell’ontologico. Nel pensiero “calcolatore” – imparagonabile al pensiero “pensante” – è la radice della perdizione, perché “…ciò che è veramente inquietante non è che il mondo si trasformi in un completo dominio della tecnica. Di gran lunga più inquietante è che l' uomo non è affatto preparato a questo radicale mutamento del mondo. Di gran lunga più inquietante è che non siamo ancora capaci di raggiungere, attraverso un pensiero pensante, un confronto adeguato con ciò che sta realmente emergendo nella nostra epoca”.
Secondo il filosofo, occorre quindi un ritorno alla Weltanschauung pre-platonico-aristotelica, non legata all’oggettivazione, ma al disvelamento: una concezione di vita che non passa attraverso il tentativo di controllo universalizzato sul concreto cui si finisce per asservirsi volontariamente, ma un ritorno a qualcosa di più alto. Il ricordo di quanto si intuisce prima ancora di comprendere: il falso controllo causale sulla realtà è forse la più ascosa e terebrante delle distorsioni cognitive, mentre il riconoscimento di essere parte ed espressione di una verità più elevata è un processo fondamentale e indipendente che consente di superare fasulli antagonismi dualistici.
Per dirla e concludere con Marcuse, l’immaginazione è la chiave: “la fantasia ha un proprio valore di verità, che corrisponde a un’esperienza propria… L’immaginazione tende alla riconciliazione dell’individuo col tutto, del desiderio con la realizzazione, della felicità con la ragione. Mentre quest’armonia è stata relegata nell’utopia dal principio della realtà costituita, la fantasia insiste nell’affermare che essa deve e può diventare reale, che dietro all’illusione sta vera Conoscenza”.

             Dr. Manlio M. MILANO, M.D.

mercoledì 13 ottobre 2021

DELITTO DI OPINIONE

Non sono un seguace di Voltaire ma ritengo rappresenti un diritto fondamentale di ogni essere umano quello di esprimere compiutamente il proprio pensiero, qualunque esso sia, anche quando questo possa essere non coincidente, contrastante od addirittura incompatibile con quello degli altri. Il pensiero politico, contemporaneo e non, è sempre stato generato dall’adesione a sistemi valoriali ispirati da orientamenti filosofici che, a loro volta, hanno influenzato correnti di pensiero economico e di organizzazione sociale. Giudico di una grettezza ripugnante anche solo il teorizzare l’applicazione di una sanzione penale rivolta a chi si avvalga dell’insopprimibile facoltà di esprimere il proprio pensiero e l’inibizione all’esistenza in vita di questo o di quel partito o movimento  politico. Osservo come nel tanto vituperato “ventennio” non si giunse mai alla negazione per legge dei Partiti politici ma si operò, dapprima con la Legge n. 1019 del 17.05.1928 alla creazione di un unico “listone” di 409 candidati a voto plebiscitario e, successivamente, con la Legge n.  129/1939 alla sostituzione della Camera dei Deputati con la Camera delle Corporazioni i cui membri rappresentavano organicamente gli interessi delle categorie lavorative e professionali. Ben diversa è stata la produzione normativa postbellica con l’introduzione della Legge 10.02.1953 n. 62, meglio nota come Legge Scelba, con cui venne sancito, per la prima volta in Italia, il reato di opinione, giungendo al paradosso di legittimare tra i “Padri Costituenti” i componenti di un partito dichiaratamente marxista e votare la damnatio memoriae ad un altro partito perché aveva avuto la cattiva sorte di essere un soccombente bellico. Personalmente provo oggi inquietudine nel sentire rappresentanti istituzionali che dovrebbero, almeno in teoria, rispettare la dialettica democratica proporre lo scioglimento d'autorità di questo o di quel partito o movimento politico. Per amore di chiarezza ritengo che una proposta di legge di siffatto tenore possa essere giudicata ripugnante e costituisca indice ed espressione di analfabetismo ed inciviltà giuridica tanto se riferita ad una equiparazione, in termini di divieto normativo, del Partito Comunista al Partito Fascista, quanto se sia rivolta, sulla base della suggestione mediatica prodotta da fatti il cui svolgimento appare ancora del tutto oscuro se non equivoco, ad una forza politica non rappresentata in sede parlamentare. Concludo osservando come l’espressione delle Idee, così come dei pensieri filosofici che si trasmutano in Ideologie e nelle correnti di pensiero economico che ne conseguono, non possa essere, in un ordinamento giuridico di cui non ci si debba vergognare, inibita da provvedimenti liberticidi di fonte legislativa in quanto la Storia ci insegna che da solo, il Pensiero, senza l’opera molte volte inadeguata ed incoerente svolta dall’Uomo a cui questo si è ispirato, sia del tutto improduttivo di conseguenze dannose. Chi ha paura delle Idee è interprete autentico della propria inattendibilità e fragilità culturale.

Claudio Berrino

domenica 10 ottobre 2021

INGENUITÀ E RITARDO MENTALE

Il dono più bello dell’infanzia è l’ingenuità. Il bambino non conosce ancora le dinamiche esistenziali e tutto quanto supera il confine della sua comprensione e della sua consapevolezza gli genera stupore. L’espressione stupita di un bambino rappresenta una delle immagini più tenere che mente umana possa concepire. Gli eventi gli appaiono inspiegabili ed il conforto esplicativo offerto dalla mamma e dal papà genera il miracolo della sua progressiva comprensione delle cose. Poi trascorrono gli anni ed il bambino diviene adulto. In taluni casi perde l’inconsapevolezza divenendo una intelligenza incline all’analisi, mentre in altri si limita semplicemente ad invecchiare continuando a conservare la propria fanciullesca inconsapevolezza che, in ragione della sopraggiunta età adulta, si trasforma in ritardo mentale. Ho tratto l’ennesima  conferma di questa dinamica questa sera allorché, al termine di una giornata scandita da notizie devastanti quali l’aumento della benzina a 1,920 euro al litro, la previsione di un conseguente significativo aumento del prezzo delle merci trasportate, la presenza di un  tasso di inflazione – e quindi perdita del potere di acquisto -  che ormai da giorni sta salendo in tutta Europa ma in Italia si pone come contraltare di retribuzioni congelate da circa vent’anni, l’aumento delle rendite catastali in un Paese in cui circa il 70% della popolazione è proprietaria della casa in cui vive, l’attenzione di una massa consistente di italiani affetti da tanto importanti quanto evidenti problemi di ritardo mentale si sofferma sui servizi televisivi costruiti ad hoc dagli organi del Ministero della Verità Governativa aventi ad oggetto scaramucce avvenute a Roma tra manifestanti contrari all’obbligo del green pass, definiti con grossolana approssimazione “no vax”, e Polizia di Stato “in tenuta antisommossa”, quasi che il servizio di ordine pubblico potesse essere svolto da agenti in tutù, di gravità certamente non superiore ai disordini che abitualmente avvengono al termine di una partita di campionato. A fronte delle prime, davvero devastanti, notizie il leader degli ex Sovranisti si limita a belare che la revisione delle rendite catastali non determinerà l’aumento della pressione fiscale sugli immobili, quasi che una riforma di portata epocale e ponderosissima nella sua realizzazione fosse dettata da pure finalità teorico-speculative e, non pago dell’enormità della sua affermazione, aggiunge che il suo partito si batterà strenuamente per portare la durata dei tamponi a 72 ore perché “è quanto stabilito dall’Unione Europea”, mentre la Segretaria dell’unico Partito di (formale) opposizione esistente in Parlamento si limita a stigmatizzare le violenze prodotte da  pericolosissime orde di mamme, operai, impiegati e professionisti fatti oggetto da parte della Celere di quelle stesse attenzioni che vorremmo vedere applicate nei confronti di spacciatori di droga, migranti clandestini, delinquenti comuni. Prevale però in noi sempre quel senso di bonaria tenerezza generato dall’ingenuità dei bimbi e dal ritardo mentale di taluni adulti. 

Claudio Berrino

venerdì 8 ottobre 2021

OTTOBRATA

Il mese di Ottobre mi rende incline alla nostalgia, in quanto è un mese straordinario. Ideale per compiere passeggiate verso mete lontane, anche tenendo un passo sostenuto, quasi prossimo o pari a quello della marcia.  In particolare oggi mi sento particolarmente nostalgico, in quanto provo una intensa emozione verso qualcosa che non è più fisicamente presente nella dimensione del tempo ma lo resta in quella dello spirito. Mi interrogo sulla ragione in forza della quale alcune persone provino questa particolare forma di emozione ed altre ne siano sprovviste, ma mi sovviene immediatamente come l’origine della citata differenza risieda nella naturale, oggettiva, sacrosanta diseguaglianza tra gli esseri umani. Non si può provare desiderio struggente per qualcosa di grandioso ed importante che è appartenuto al passato se la nostra natura è fondamentalmente mediocre se non misera, avvezza alla superficialità, disabituata al rigore della coerenza. Per questi poveri esseri esiste solamente la dimensione del tempo presente e l’assenza di una loro strutturazione etica li conduce all’apostasia culturale, al revisionismo, alla attualizzazione ideologica dettata da una conformistica convenienza. Il mese di ottobre è dunque ideale per trascorrere i fine settimana lontani da Torino, magari in marcia verso la riflessione, anche perché personalmente non percepisco una sola ragione utile per trascorrere i prossimi fine settimana in città. La dimensione del tempo presente consente invece la totale assenza di una emozionalità nostalgica, in quanto non si può provare nostalgia per il nulla e le nullità non sono mai nostalgiche.

Claudio Berrino

martedì 5 ottobre 2021

IL RE È NUDO

La mancata partecipazione alle consultazioni elettorali da parte di più del 50% degli aventi diritto non può essere "liquidata" con un generico riferimento all’assenza di percezione da parte della popolazione del dovere civico ritenuto maggiormente importante in una democrazia rappresentativa, ma deve essere interpretata come un messaggio di repulsa corale nei confronti di chi ha trasformato la Politica da buona gestione della cosa pubblica, resa in ossequio ad un preciso sistema valoriale, a presupposti culturali e filosofici ispiratori, a criteri di gestione economica conseguenti ai primi,​ ad una indefinita e raccogliticcia amalgama di inconsistenti, irresoluti, generici alfieri del nulla. Affabulatori di professione disposti, pur di essere nelle condizioni di gestire una situazione di potere, sia essa locale ed amministrativa oppure nazionale, a rinnegare principi e percorsi storico-culturali. Assistiamo a fenomeni di autentica apostasia ideologica, ove l’abbandono formale e volontario della propria origine culturale e del proprio percorso personale ha indotto ex comunisti ed ​ ex missini a definirsi “a-comunisti” oppure “a-fascisti” dichiarandosi con la propria ignavia interpreti autentici della loro inattendibilità. In questi miseri atteggiamenti non si deve percepire un desiderio di attualizzazione del proprio pensiero ma un semplice e rivoltante desiderio di apostasia culturale finalizzata a soddisfare una mera brama di potere. Le correnti di pensiero esistenti nel nostro Paese sono limitate a sistemi valoriali ben definiti e riconducibili esclusivamente a quelli del pensiero Corporativo della Destra Sociale, al Pensiero Liberale, al Pensiero Cattolico, al Pensiero Marxiano nelle sue differenti declinazioni maggiormente o minormente massimaliste. Al di fuori di queste “chiese” politiche vi è esclusivamente spazio per “comitati” raccogliticci, composti da eterogenee presenze sensibilizzate da centri di potere economico - finanziario la cui unica amalgama è costituita dall’occupazione di immeritati spazi di potere. Oltre il 50% dell’elettorato ha ormai realizzato la irrimandabile necessità di un processo di moralizzazione della vita sociale sottraendosi alla liturgia del voto inutile.

Claudio Berrino 

sabato 2 ottobre 2021

TORINO NON È PIÙ "BELLISSIMA"

Il fine settimana occasionalmente trascorso a Torino mi ha indotto a compiere una passeggiata mattutina in via Roma, sita poco distante dalla mia abitazione. Nonostante la vicinanza al centro cittadino erano ormai anni che non avevo opportunità di avventurarmi, senza fretta e con occhio osservatore, per quelle che ricordavo come essere le sue vie più eleganti. Dopo aver mosso pochi ma pericolosi passi tra piste ciclabili infestate da monopattini elettrici e ciclisti "radical-chic" usi a non rispettare le più banali norme del codice della strada oltre che le regole imposte dalla "normale" buona educazione mi sono trovato immerso in un degrado miserevole. Clochards dormienti su sudici ed improvvisati giacigli di cartone albergavano indisturbati sotto i portici di quelle che erano le più prestigiose vie dell'ex capitale d'Italia. A questo degrado facevano contraltare le saracinesche abbassate dei negozi che avevano cessato la propria attività commerciale. La Galleria Tirrena, che un tempo ospitava importanti negozi di antiquariato, mi è parsa un desolante deserto pullulante di vetrine vuote ed impolverate, silenziose testimoni della ormai percepibile crisi economica che attanaglia la città e l'intera nazione. Proseguendo per via Roma, in piazza  San Carlo, ho scorto le vetrine, anch'esse  vuote, di quella che è stata una tra le più prestigiose boutiques torinesi, come vuote ho scorto le vetrine di un bellissimo caffè storico che frequentavo ai tempi degli studi universitari. La stessa sensazione mortifera l'ho poi  percepita quando, incrociando via Cesare Battisti, mi sono avvicinato a quello che fu il "tempio" dell'abbigliamento inglese per mezzo secolo e di cui fui ricorrente e fedele cliente, oggi esistente solo nei ricordi della mia generazione.  Un quadro cittadino desolante ove degrado, miseria e sudiciume sommergono e "sporcano" l'immagine di una città di una bellezza straordinaria che ci era stata consegnata dal passato e di cui il tempo presente non si è dimostrato essere all'altezza. Torino non è più una città bellissima, ma lo specchio della regressione della civiltà occidentale. Sarebbe necessario un radicale "reset" che, operando al pari di una rivoluzione astronomica, riportasse tutto alla sua situazione di Origine. 

Claudio Berrino

mercoledì 29 settembre 2021

IL VOTO DI CHI NON VOTA


Nei giorni scorsi ho esposto, in forma molto sintetica, il mio pensiero sul "non voto" utile, raccogliendo apprezzamenti ma anche le perplessità di quanti, avendo condiviso la mia stessa stagione politica, si sono stupiti di questa presa di distanza da dinamiche nelle quali un tempo mi riconoscevo. Brevemente, nel mio precedente scritto, consideravo come in assenza di un partito politico portatore di un sistema valoriale tradizionale proprio di una Destra non liberale la scelta dell'astensione potesse essere quella maggiormente corretta tra quanti in quel sistema valoriale continuavano ad identificarsi. In particolare, negli ultimi decenni abbiamo assistito ad uno stravolgimento del sistema della democrazia rappresentativa in quanto i seggi parlamentari sono stati prevalentemente attribuiti a persone che erano nelle grazie di questa o di quella segreteria (o Segretario) di Partito anziché per ragioni di merito personale. Questa situazione, generata da una mutata legge elettorale che ha mortificato il principio della proporzionalità pura nel rapporto tra numero di voti conseguiti e quello di seggi attribuiti, ha consentito a talune giovani e graziose signore inclini alle genuflessioni non mistiche di trovarsi a ricoprire ruoli istituzionali di importante rilevanza oppure a "yes-men" privi di cultura e prestigio sociale, inidonei a gestire le loro inutili vite, ad essere investiti di funzioni e decisioni strategiche i cui effetti hanno coinvolto l'intera popolazione. In breve, mentre in passato chi aveva ambizioni politiche doveva conquistare il consenso elettorale "sul territorio" raccogliendo le preferenze del corpo elettorale in ragione dei propri meriti personali oggi i collegi elettorali "sicuri", ovvero quelli in cui l'elezione è scontata, vengono riservati ad una pletora di omuncoli e donnine, scodinzolanti servitori delle segreterie dei partiti che, nella vita privata precedente, svolgevano nella loro quasi  totalità funzioni socialmente irrilevanti se non addirittura imbarazzanti. Attraverso questa illogica dinamica è stato non occasionale trovare, a titolo meramente esemplificativo, un ex disk jockey ad assolvere funzioni di Guardasigilli, un ex venditore ambulante di Ministro degli Esteri, od una persona priva di cultura scientifica a ricoprire un ruolo delicato come quello della gestione del Dicastero della Sanità. Ed ancora, l'assenza di un vincolo di mandato ha consentito, attraverso clownesche e poco dignitose contorsioni logiche, ad ex "sovranisti" di assolvere alla funzione di "stampella" di un Governo presieduto dall'ex Presidente di una banca centrale incaricato dall'Unione Europea del commissariamento di quanto resta del nostro Stato Nazionale, giungendo al punto di operare un recente "endorsement" politico a suo  favore per la carica di futuro Presidente della Repubblica. Pare di solare evidenza come attraverso l'esercizio del diritto di voto sia ormai impossibile tanto scegliere un programma politico coerente con il proprio pensiero quanto scegliere candidati adeguati sotto un profilo meritocratico, quanto ancora condizionare i propri rappresentanti nell'esecuzione del  mandato ricevuto. Tutto ciò premesso, svilupperei quindi una breve analisi dell'istituto dell'astensione elettorale e della sua rilevanza in termini di effetti sociali in quanto, per difetto di conoscenza di questo fenomeno sociologico, vi è la tendenza a banalizzarlo associandolo a fenomeni di anarchismo individuale. L’Astensionismo dei giorni nostri, lungi dall’essere una reazione sterile ed improduttiva di conseguenze, deve invece essere intesa come una strategia politica ragionata, da intendersi come il voto di chi non vota, ovvero non più un “astensionismo da alienazione” ma un ben differente “astensionismo d’opinione”. Il non voto diviene dunque un consenso esplicitamente negato, una affermazione popolare di vera e propria ostilità nei confronti della politica contemporanea percepita come inaffidabile ed inidonea a recepire le richieste della società civile, ma di portata e natura prettamente politica. L’Astensionismo diviene dunque di natura strategica quando vuole operare un temporaneo “scollamento” di un elettorato insoddisfatto dall’offerta politica finalizzato ad un suo ricompattamento nell’alveo di un nuovo e costituendo soggetto politico destinatario delle aspettative di un corpo elettorale deluso. Sotto un profilo giuridico va indicato che in generale è legittimo l'invito ad astenersi poiché ciò rientra nella più ampia manifestazione del pensiero garantita dall’art. 21 della Carta Costituzionale. Tuttavia tale libertà non vale, ai sensi l’articolo 98 del Testo Unico elettorale che sanziona l’induzione all’astensione con una pena detentiva da sei mesi a tre anni per << il Pubblico Ufficiale, l’incaricato di un pubblico servizio, il ministro di culto che abusando delle proprie attribuzioni e nell’esercizio di esse>> si adoperano a costringere gli elettori a firmare una dichiarazione di presentazione di candidati od a vincolare i suffragi degli elettori, od ancora ad indurli all’astensione”.  Ne consegue che l’invito all’astensione, al di fuori di queste ipotesi ristrette e specificamente previste dalla norma, pare essere del tutto insindacabile. Gioverà ancora ricordare come l’astensione dal voto politico, originariamente sanzionata con l’iscrizione nel certificato di buona condotta, dal 1993, con l’abrogazione della norma che la prevedeva costituisca oggi un comportamento assolutamente lecito. Possiamo quindi concludere osservando come le categorie concettuali del passato che identificavano come utile la partecipazione al voto ed inutile l'astensione da esso siano ormai superate da un contesto globale che vede nel voto una mera funzione di ratifica dello status quo e nelle pseudo opposizioni forze vassalle coessenziali al sistema. Il coagulo di componenti civicamente sane ed omogenee che sapranno riconoscersi dapprima in una volontà di differenziazione dalla massa inerte e successivamente in un comune sistema valoriale poco incline alla monetizzazione della vita e delle coscienze consentirà la costituzione di un nuovo soggetto politico meritevole di essere, in futuro, votato.

Claudio Berrino

sabato 25 settembre 2021

VAX O NO-VAX, È DAVVERO QUESTO IL PROBLEMA?

Evidentemente per il nostro governo sì. Sembra che l’unico traguardo raggiungibile sia arrivare a vaccinare il 100% della popolazione (attenzione, popolazione solo ITALIANA), e che non vogliano sentire ragioni, opinioni. E’ allucinante l’inerzia delle idee di alcune persone, soprattutto di quelle che vengono invitate ai dibattiti in televisione e che, anziché aprire confronti costruttivi su di una situazione drammatica, a causa della quale sono effettivamente morte e stanno ancora morendo un sacco di persone (le cause di morte verranno trattate in un altro scritto), continuano imperterrite sulla loro strada, con i paraocchi e l’ariete sotto braccio, affermando solo ed esclusivamente le stesse frasi, come se si fosse incantato il disco: “Mi vaccino per il bene della comunità” “Lo ha detto Draghi” “Quante scene, ma fatevela sta punturina” “Mi fido della scienza, quindi mi vaccino”.  Da cosa scaturisce questo assenso assoluto, questa fiducia cieca in quello che politici e media (giornalisti e personaggi famosi) dicono? Quali sono le prove che avvalorano le loro affermazioni? A cosa riferiscono il pensiero quando menzionano “la scienza”? Tralasciando le frasi provocatorie e l’ambito politico, vorrei soffermarmi su questa dicotomia: l’informazione ricercata proveniente da più fonti quando si decide, per esempio, di acquistare uno smartphone, un elettrodomestico o un altro qualsivoglia dispositivo e l’assenza di confutazione quando a parlare di scienza è un personaggio famoso o un politico in un momento storico in cui la salute di ognuno e la sanità italiana sono nel mirino. Da cosa scaturisce questa dualità estrema di comportamento? Come mai siamo arrivati a pensare a compartimenti stagni (o bianco o nero, o zero o cento), tralasciando quello che per intelligenza, criticità, professione e istinto muove parte delle nostre azioni: il dubbio?

D.ssa Carola Aldiano


giovedì 23 settembre 2021

DIVIDE ET IMPERA

In questo triste e disperato periodo pandemico, spesso abbiamo visto e sentito usare la locuzione latina “Divide et impera”, in italiano dividi e comanda, secondo cui la miglior strategia, applicabile da parte di una sparuta ma dominante minoranza per controllare e governare un popolo, è dividerlo provocando rivalità e ostilità, fomentando discordie e rivendicazioni e acuendo i contrasti tra fazioni, tribù o etnie.

Spezzare l’unità in tante piccole subunità in lotta tra loro permette al tiranno di mantenere il potere, impedendo all’opposizione di riunirsi contro il nemico comune, permettendo così a un potere centrale, numericamente modesto, di dominare grandi masse di popolazione.

Tale tecnica produce conflitti sociali concepiti appositamente per generare ostilità e odio tra persone culturalmente deboli e dotate di scarsa capacità critica.

I grandi imperi della storia usarono queste tecniche per controllare territori molto estesi con forze armate piuttosto ridotte e dislocate strategicamente.

La storia riporta infiniti esempi di quanto detto, e non solo in tempi antichi, ma anche assai recenti: si pensi all’impero britannico, alla questione del Belgio in Ruanda o a tutte le manovre delle grandi potenze e dei nuovi imperi in Asia e Africa.

L’ultimo esempio, in ordine di tempo, di strategia della divisione, basata sul terrore e sull’odio, è proprio quella messa in campo dal governo italiano, che nemmeno rappresenta la sovranità popolare, dispiegando tutte le armi psicologiche a disposizione: dalla costrizione all’obbligo, dal divieto all’isolamento, dalla minaccia all’aggressione, dalla menzogna alla falsità. Tutto è buono pur di scatenare odio e rabbia tra vaccinati e non vaccinati; entrambi, precipitati in una spirale di paura e ostilità, non si rendono conto di essere, in realtà, sulla stessa barca, sotto la stessa tempesta e, combattendosi tra loro, di stare perdendo il controllo dell’esile mezzo che potrebbe rappresentare l’unica salvezza: la collaborazione per il governo della barca.

Ma ci sono segnali importanti che la gente ha capito, che il trucco non funziona più. Più la gente lo capisce, prima usciremo da questa falsa emergenza. Uno tra questi lo riporto in parte:

“Ha scatenato un piccolo terremoto l’appello pubblico, firmato da centinaia di docenti, contro l’obbligo del green pass nelle università. Il documento ha fatto rumore, anche per via della presenza tra i firmatari di volti noti come il professor Alessandro Barbero, storico e divulgatore televisivo. Ed è stato accolto con repliche sdegnate da parte delle istituzioni. Il DiariodelWeb.it ha intervistato il professor Paolo Gibilisco, docente di Matematica all’Università di Tor Vergata, tra gli ideatori dell’appello in questione.

Professor Paolo Gibilisco, che cosa vi ha spinto a lanciare questo appello?

Personalmente mi sono interessato al tema dell’obbligo vaccinale ormai da molti anni. Adesso la situazione è precipitata. Stiamo assistendo ad una deriva antidemocratica, nella sostanza, che usa come pretesto il problema sanitario. Quando questa deriva ha impattato concretamente gli studenti, il personale tecnico, amministrativo e bibliotecario e i docenti, ci siamo sentiti con quattro o cinque colleghi e ci siamo detti che dovevamo fare qualcosa per salvare l’onore dell’università. Da qui siamo partiti per dire che siamo contro il green pass.

Per quale motivo siete contrari?

Perché è inefficace dal punto di vista sanitario e totalmente fuori dalla sostanza della Costituzione. Al di là di qualsiasi sentenza che può produrre la Corte costituzionale: qui non stiamo facendo gli azzeccagarbugli. L’idea di distinguere tra cittadini di serie A e di serie B è quanto di più alieno alla Carta.

Voi avete messo per iscritto che ritenete il provvedimento *«discriminatorio»* a tutti gli effetti.

Assolutamente sì. Mi ha profondamente commosso il fatto che tra i firmatari ci siano molti docenti vaccinati. Questa non è una battaglia tra vaccinati e non vaccinati. Duole vedere le più alte istituzioni della Repubblica che cercano di creare questa divisione. La nostra è una battaglia di libertà: i cittadini che compiono scelte sanitarie diverse rivendicano per tutti i diritti e l’accesso ai servizi fondamentali. Come l’università.

Così il grande docente ha fregato Draghi e il GreenPass: alla Sapienza le sue lezioni si tengono all’aperto – Telegraph”.

Riprendo le parole del prof. Gibilisco: questa non è una battaglia tra vaccinati e non vaccinati, MA UNA BATTAGLIA DI LIBERTA’. E la libertà non conosce schieramenti, fazioni, divisioni basate su affermazioni false e strumentali: non è vero che i non vaccinati mettono a rischio i vaccinati, ma è vero che, dal punto di vista del rischio tra vaccinati e non vaccinati, il rischio di contagio è il medesimo, e non lo dico io ma Anthony Fauci, consulente presidenziale USA. Stando così le cose, la differenza tra vaccinati e non vaccinati è debole, sfumata, si limita ad una minore suscettibilità di malattia grave tra i vaccinati, limitata però ad un tempo di breve durata subito dopo la seconda vaccinazione. Tutto qua.

Altro forte esempio di coesione e comprensione reciproca, della necessità imprescindibile di recuperare l’unità, perché l’unione fa la forza e insieme si vince tutto, e del perché le lotte intestine fanno comodo solo a chi le fomenta, ci viene da Trieste:

La manifestazione di Trieste ha unito vaccinati e non vaccinati, chi si oppone al ricatto lavorativo e sostenitori delle cure domiciliari. No-Vax e «sinistra diffusa» nella stessa piazza contro Draghi, Speranza e la «stampa di regime».

«Non lasciar passare il lasciapassare», si legge nel documento, «perché non è uno strumento sanitario efficace, ma solo uno strumento politico di ricatto. (…) Perché viola i diritti costituzionalmente garantiti, per primi il lavoro e lo studio (…) trasformando i cittadini da soggetti a oggetti del diritto. Perché apre la via alla digitalizzazione dei dati sensibili a fini discriminatori: oggi funziona sullo status vaccinale, domani qualsiasi altro dato potrà essere caricato sul GP [Green pass]. Perché, soprattutto, limita l’accesso agli spazi sociali e culturali, impedendo la partecipazione alla vita democratica». No-vax e sinistra insieme alla manifestazione contro il Green pass (editorialedomani.it).

La logica del “no-vax” creata ad arte dal potere per opprimere il popolo e mantenerlo schiavo con strategie di tensione e divisione, barcolla e comincia a cedere. La gente si sta rendendo conto di essere stata usata e ingannata, proprio da coloro che avrebbero dovuto invece proteggerla:

«No alla repressione, no al Green pass» è stato il grido all’ingresso nel salotto di piazza Unità d’Italia, dove la manifestazione si è conclusa sotto le finestre della Prefettura con balli di strada, fischi e slogan contro il governo.

Nei volantini è specificato: «vaccinati e non vaccinati insieme contro la discriminazione», ha rimarcato a Domani il componente del Coordinamento. Il fatto che alla manifestazione fossero presenti anche molti No-vax conta poco, quello che importa, ha aggiunto, «è la libertà di scelta a livello terapeutico: ognuno deve decidere in base alle proprie valutazioni».

Ecco, dunque, la chiave di volta del problema: per uscire dalla crisi dobbiamo capire. Capire che il problema non è sanitario, ma un gioco di potere geopolitico; capire che la lotta intestina tra pro-vax e no-vax è stata fomentata e incendiata dolosamente ad arte; che i vaccini non sono il problema ma lo è l’obbligo vaccinale, e che, soprattutto, non possiamo, non dobbiamo accettare un permesso per vivere. Vivere è un diritto naturale e nessuno, per nessun motivo, può declassarlo ad una concessione del potere. Dove o quando questo avvenga, civiltà democrazia diritto e millenni di evoluzione, riprecipitano nella barbarie della conquista e della prigionia, dei saccheggi e degli stupri, e della riduzione degli uomini alla più disperante schiavitù che l’uomo abbia mai conosciuto: quella digitale, occhiuta, che tutto vede e tutto controlla, che mai non un solo momento di privacy lascerà ad ognuno di noi. Se è questo ciò si vuole, allora si accetti supinamente e con gioia il green pass, ma se vogliamo continuare a vivere da uomini liberi, lavorare piangere gioire amare crescere figli liberi e forti, allora ci dobbiamo opporre con tutte le nostre forze, con determinazione e responsabilità, rifiutare di lasciarci dividere, stringerci fianco a fianco, vaccinati o no, per un’unica sola fede: libertà!

Dr. Silvano TRAMONTE, medico chirurgo

martedì 21 settembre 2021

LA CADUTA DEL CARDINE SECOLARE della MEDICINA: LA CENTRALITA’ DEL PAZIENTE

"Non ti vaccini, ti ammali, muori. Oppure fai morire: non ti vaccini, ti ammali, contagi e lui o lei muore” e “Il Green Pass è una misura con cui gli Italiani possono continuare ad esercitare le proprie attività, a divertirsi, a partecipare a spettacoli all’aperto e al chiuso, con la garanzia di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose”. In appena cinque righe traspaiono lo stress e la menzogna a cui le nostre menti sono sottoposte quotidianamente. Se queste frasi sono state date come verità alla popolazione e continuano ad esserlo ancora oggi, è manifesto che ogni professione ha perso di vista la propria deontologia, infatti sono evidenti l’immobilismo dei giornalisti che spudoratamente danno adito e fomentano la tesi inverosimile del Presidente del Consiglio, il crollo dei principi della Costituzione, l’assenza di una presa di posizione da parte della Magistratura e la perdita della ragione etica e morale da parte di quei medici che concordano con suddette affermazioni. Tornando alle parole citate da Draghi, la prima cosa che viene da pensare è che il nostro Premier si occupi e preoccupi della vita della popolazione italiana e quindi della vita del singolo individuo, trattandosi di un momento storico in cui il problema vigente è di natura sanitaria. Così di primo acchito risulta anche un nobile pensiero ma in verità, soprattutto in questa realtà pandemica da Covid-19, a chi spetterebbe realmente il compito di salvaguardare, curare, rispettare la vita del singolo, lavorando in scienza e coscienza con un operato basato sull’evidenza scientifica? Evidentemente, al medico. Alla luce di questo, vien da chiedersi allora: Come mai alcuni medici, in una situazione così delicata, sono andati contro il giuramento di Ippocrate e il Codice Deontologico? Ed inoltre, gli stessi sono a conoscenza delle responsabilità che hanno e cui son venuti meno? Il Dr. Silvano Tramonte ha puntualmente ed esaustivamente analizzato gli articoli del Codice Deontologico più salienti e inerenti all’argomentazione trattata, stilando quindi una disamina dello stesso, rivolta soprattutto ai pazienti, ma anche a quei medici che si sono allontanati dalla retta via, affrontando solo gli articoli di rilevanza rispetto appunto alla questione morale della relazione medico-paziente.

D.ssa Carola Aldiano

ALCUNE CONSIDERAZIONI DI ORDINE LOGICO E MORALE SUL FENOMENO PANDEMICO, LA SUA GESTIONE, IL COMPORTAMENTO DEI MEDICI E, SOPRATTUTTO, LA CADUTA DEL CARDINE SECOLARE IN MEDICINA: LA CENTRALITA’ DEL PAZIENTE (tramonte.com)

domenica 19 settembre 2021

Il “salvifico” lasciapassare verde salverà davvero il lavoro?

Da metà Ottobre chi non avrà il green pass non potrà più lavorare per aziende pubbliche e private. Calcolando che, alla data odierna, su 23 milioni di lavoratori mediamente il 25% non è vaccinato, stiamo parlando di circa 9 milioni di persone, in gran parte impiegate nelle PMI. Per un’azienda con meno di 15 persone cercare già oggi personale qualificato è un dramma, soprattutto se opera nel settore dell’artigianato o della ristorazione. Nessun imprenditore coscienzioso sarà propenso a sospendere collaboratori fidati e preziosi, per mettersi in casa “il meno peggio” che troverà sul mercato (ovvero gli unici che accetteranno di sostituire per qualche mese la persona sospesa). Senza contare i danni emotivi. Una multinazionale non avrà alcuno scrupolo ad inviare una comunicazione formale al personale sospeso, ben diverso sarà dover dire a persone che da anni lavorano al tuo fianco che dal giorno dopo saranno sospese senza stipendio. Senza considerare poi un altro aspetto: quando quella persona un giorno tornerà, con quale spirito lo farà, dopo che si sarà sentito abbandonato alla sua sorte e tradito? Tutto questo avrà costi emotivi ed economici enormi, che come al solito pagheranno i più deboli. E che fomenteranno ulteriormente gli scontri sociali che sono già  pericolosamente in atto.

Dott. Fabrizio Cotza

giovedì 16 settembre 2021

APPELLO ALL ' ASTENSIONE

Votare è un diritto-dovere  fintanto che, attraverso il suo esercizio, vi sia la possibilità di conferire mandato a candidati e partiti nei quali ci si possa, maggiormente o minormente, identificare.
Il processo di identificazione non può però prescindere da due fattori irrinunciabili, ovvero la comune origine culturale e la coerenza  storica. Quanti hanno vissuto e vivono, rispettandoli,   i valori della  Tradizione e della Cultura Identitaria si asterranno sicuramente, nei prossimi giorni, dall'esprimere un voto amministrativo inutile in quanto attualmente non esiste una sola forza politica degna di adeguatamente rappresentarli. Gli attuali pseudosovranisti sostengono, a livello nazionale, il Governo dell'ex Presidente della BCE degradati  in novelli  camerieri del sistema bancario ed hanno irresponsabilmente  ritirato tutti gli emendamenti sulla proposta di introduzione del c.d. "green pass" concorrendo, con la loro complice ignavia, a generare una  inammissibile compressione delle libertà civili degli italiani. 

Altri, all'Opposizione, aderiscono all'Aspen Institute Italia non senza avere presentato in Parlamento, nei mesi scorsi, un singolare disegno di legge volto ad equiparare - nel divieto e nella repressione penale - la professione dell'ideologia Fascista e di quella Comunista comparandole innaturalmente. Tutto questo dimentichi - o peggio inconsapevoli - del significato simbolico della base trapezoidale da cui scaturiva la fiamma inopportunamente conservata nel loro logo. Boicottare l'ipocrisia, non recarsi alle urne, non scendere a compromessi con la propria coscienza sarà il comportamento tenuto dagli Uomini Liberi in attesa della ricostituzione di un Partito Politico irreprensibile e coerente con le proprie origini culturali e storiche, improntato ai valori della Cultura identitaria, della Sovranità Nazionale e valutaria, della Libertà da ingerenze mondialiste. Votare, anche solo a livello territoriale ed amministrativo, una pseudo-opposizione vassalla dei paneuropeisti e della finanza globale costituirebbe una falsa soluzione ad un problema reale e pertanto integrerebbe espressione di un voto inutile se non fortemente dannoso a ragione della sua incoerenza. Pare a tutti di immediata  percezione la circostanza che le attuali "Opposizioni " siano coessenziali al Sistema e la attribuzione di  un voto  non possa che essere destinato ad una sua legittimazione. Che a Torino vinca l'anodino candidato proposto dal Centrodestra sostenuto anche da ex esponenti della Sinistra in preda a crisi di identità  oppure quello prescelto dal Centrosinistra sarà circostanza del tutto irrilevante per i cittadini, essendo entrambi riferimento ed espressione degli stessi centri, economici e finanziari, di potere. Questa volta si renderà necessario "passare al bosco" e non essere complici del trasformismo dilagante o del tradimento culturale e storico attraverso un pacifico, dignitoso e dovuto atto di disobbedienza civile: l'Astensione. Una astensione diffusa, condivisa, coordinata, meditata. L'ultima ed unica  arma che questa decadente democrazia pone nelle mani dei cittadini per esprimere il proprio reale dissenso ed opporsi all'annichilimento. 

Claudio Berrino

sabato 11 settembre 2021

IL PROLOGO

Oggi ricorre la data  dell'evento che è stato destinato ad avviare l'iter di metamorfosi delle regole del vivere comune, conducendoci attraverso una serie di fasi intermedie e progressive ad una distopica compressione delle nostre libertà individuali e collettive. L'irrealistica situazione di quattro aerei di linea che vengono dirottati e fatti precipitare con geometrica precisione su due differenti obiettivi sensibili -uno di essi di importanza militare strategica - vigilati costantemente dall'Air Force USA costituisce il preludio di una attività di sconvolgimento degli equilibri sociopolitici dell'area  mediorientale ed europea che negli anni successivi, attraverso l'aggressione militare all'Iraq (allora secondo produttore mondiale di "greggio ") alla ricerca di inesistenti "armi di distruzione di massa", l'innesco delle detonazioni sociali delle primavere arabe, l'induzione alla guerra civile in Libia ed all'omicidio di Gheddafi, la creazione poco spontanea del "Califfato nero", l'induzione alla guerra civile contro il legittimo governo della Siria ed una possibile contraffazione del risultato delle ultime elezioni presidenziali statunitensi ha avuto il suo epilogo con l'apertura della crisi afghana. Tutto ciò in concomitanza con la diffusione di  una altrettanto devastante epidemia sulla cui  spontaneità, origine e diffusione pare sia lecito porsi interrogativi. Chi non veda un "fil rouge" conduttore tra questi eventi pecca di analisi od attenzione, oppure è rimasto semplicemente "sensibilizzato" da un progressivo e metodico lavaggio del cervello attuato attraverso "bombardamenti" mediatici inediti nella storia dell'umanità.

Claudio Berrino

martedì 7 settembre 2021

SCIENZA E SCIENTISMO

In un passo assai noto del Fedro, Platone riporta il mito egiziano del dio Theuth:

“…O re, questa conoscenza renderà gli egiziani più sapienti e più dotati di memoria: infatti ho scoperto un pharmakon per la sapienza e la memoria. - E il re rispose: - Espertissimo Theuth, una cosa è esser capaci di mettere al mondo quanto concerne una techne’, un'altra saper giudicare quale sarà l'utilità e il danno che comporterà agli utenti; infatti grazie a te, divenuti informati di molte cose senza insegnamento, sembreranno degli eruditi pur essendo per lo più ignoranti; sarà difficile stare insieme con loro, perché in opinione di sapienza invece che sapienti.” - (274e-275a)

Mi capita spesso di riportare alla memoria questo passo del Fedro che oggi più che mai risulta attuale. L’ultimo anno e mezzo è stato caratterizzato da eventi che il ragionamento logico comprende con grande difficoltà, ma che forse un’analisi accorta in parte può spiegare; in ambito medico-scientifico, questa analisi deve iniziare prendendo in considerazione moniti lanciati già da tempo da importanti rappresentanti della comunità scientifica.

Il Prof. Richard Horton nel 2015 in un editoriale sulla rivista Lancet, di cui attualmente è caporedattore, scriveva quanto segue: ”Il caso contro la scienza è semplice: gran parte della letteratura scientifica, forse la metà, potrebbe semplicemente essere falsa. Afflitta da studi con campioni di piccole dimensioni, effetti minimi, analisi esplorative non valide e conflitti di interesse flagranti, insieme all'ossessione di perseguire tendenze alla moda di dubbia importanza, la scienza ha preso una svolta verso l'oscurità.(1)” Queste parole potrebbero scuotere molti animi, ma prendere atto dei problemi è l’inizio della loro risoluzione.

E’ innegabile che ci sia una crisi nell'editoria scientifica accademica: troppa pressione sulle migliori riviste, troppi libri di qualità marginale, l’aumento di riviste ed editori “predatori” che pubblicano ricerche di qualità bassa o marginale e un'enorme impellenza sui docenti universitari di tutto il mondo per gli articoli scientifici.

Questa crisi è un artefatto di diversi sviluppi nell'istruzione superiore globale dell'ultimo mezzo secolo, in particolare la massificazione e l'aumento delle classifiche globali e nazionali delle Università(2) basate sulla produzione scientifica. La crescita esponenziale nel numero di riviste scientifiche è correlabile ad un’idea sociologica ormai insita nelle università di isomorfismo, la maggior parte delle istituzioni accademiche vuole assomigliare alle università in cima alla gerarchia accademica, e quindi cerca di diventare ad alta intensità di ricerca e produzione scientifica. Non si conosce l’esatto numero delle riviste scientifiche a livello globale, ma diverse stime indicano circa 30.000, con quasi due milioni di articoli pubblicati ogni anno.

Questa produzione di articoli scientifici ormai fuori controllo, oltre a creare danno d’immagine alla vera scienza, contamina l’atteggiamento scientifico di gran parte dei ricercatori.

Bisogna confidare che questo anno e mezzo possa contribuire a prendere atto della situazione descritta e trovare soluzioni per porvi rimedio, riflettendo sul fatto che la quantità non porta qualità ma rischia solo di generare un’importante inflazione del metodo scientifico e l’incapacità di discernere la scienza dallo scientismo soprattutto nelle generazioni future.

Dr. Mattia Berrone, PhD


BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

1) Horton R. The Lancet. Vol 385 April 11, 2015. DOI:https://doi.org/10.1016/S0140-6736(15)60696-1

2) Altbach P.G., De Wit H. Too much academic research is being published.

lunedì 6 settembre 2021

PROVE TECNICHE DI DITTATURA?

Il monito  che, secondo i principali quotidiani italiani,  sarebbe stato rivolto ieri dalla prima carica istituzionale dello Stato alla Popolazione deve fare riflettere. L'invito a "non invocare la Libertà per sottrarsi all'obbligo vaccinale" è inaudito, in primis in quanto il diritto all'invocazione della Libertà, prima ancora della sua realizzazione, costituisce elemento di differenziazione tra la condizione dell'uomo libero e quella dello schiavo, ma soprattutto perché  dare atto dell'esistenza di un obbligo vaccinale nel  momento in cui questo  non é ancora previsto da una  norma di legge evidenzia un abnorme cortocircuito tra le funzioni interne dello Stato. Ad ogni buon conto, una censura al diritto all'invocazione della Libertà, nel momento in cui venisse posta in essere con un monito,  ovvero con un autorevole atto di indirizzo della più alta carica istituzionale, attesterebbe in forma certa la fine di una fisiologica dinamica democratica di cui ogni persona dotata di comune buon senso dovrebbe prendere atto.

Claudio Berrino

sabato 4 settembre 2021

I VACCINI SONO DA CONSIDERARSI ANCORA SPERIMENTALI?

C’è chi dice che sono sperimentali e chi nega che sia così. Entrambe le posizioni sono forti, la prima sostenuta dalla ragione e dalla logica, la seconda sostenuta dal pregiudizio e dalla fede. Ma questo era vero fino a poco tempo fa, ora le cose sono cambiate. E si sono confuse terribilmente. I vaccini per la covid 19 sono stati approvati in via provvisoria e sotto condizione che entro una data stabilita, dicembre 2023 per Pfizer, vengano presentati tutti i dati mancanti. Per Pfizer i dati mancano perché la sperimentazione di fase III (studio in doppio cieco) non sarebbe ancora terminata. Il condizionale è d’obbligo e vedremo perché. La stessa FDA ha recentemente rinnovato, in data 23.08.2021, l’autorizzazione emergenziale all’uso del vaccino Pfizer, e non come erroneamente riportato dalla stampa nazionale secondo cui aveva trasformato l’autorizzazione da emergenziale a definitiva, per non interrompere la campagna vaccinale ma con ciò stesso rimarcando implicitamente il fatto che i vaccini sono ancora (forse) in fase sperimentale. Quella in corso in tutto il mondo come vaccinazione di massa planetaria col vaccino Pfizer, tecnicamente, dovrebbe essere un ampliamento della sperimentazione clinica di fase III, dato che la fase IV dovrebbe essere post marketing e dopo che il farmaco abbia finalmente ricevuto l’autorizzazione definitiva. Gli studi della fase IV sono i più lunghi e hanno inizio una volta che il farmaco è stato immesso sul mercato (studi post marketing) e ha ricevuto, come detto, l’autorizzazione definitiva, allo scopo di valutare gli effetti indesiderati o le proprietà farmaceutiche evidenziate durante le prime tre fasi. Dunque, a questo punto, la cosa si complica un poco e l’inquadramento di questa fase non è molto chiaro, ma dimostra ancora più e meglio e con certezza che, non essendo conclusa a rigore di termini la fase III poiché l’autorizzazione è ancora emergenziale, i vaccini contro la covid 19 sono (forse) ancora in fase sperimentale, fase che terminerà quando si raggiungerà la scadenza stabilita per gli studi di ognuno di questi vaccini, e gli enti  certificatori, sulla base dei dati definitivi forniti dai produttori, decideranno se ritirare l’autorizzazione o trasformarla in definitiva. Ma ecco che un paio di mesi fa le cose si complicano ancora di più: la fase III si chiude (forse) improvvisamente ma l’autorizzazione viene rinnovata come emergenziale. Ora, se la fase III è conclusa vuol dire che siamo in fase IV che però dovrebbe iniziare solo dopo che il vaccino sia immesso sul mercato e la relativa autorizzazione trasformata in approvazione definitiva, cosa che, come abbiamo visto, non è (forse) avvenuta. Nel contempo, proseguono altri trials in casa Pfizer: Uno studio che indaga la sicurezza e gli effetti di quattro vaccini BTN162 contro COVID-2019 in adulti sani e immunocompromessi:

Dunque, proviamo a ricapitolare: Pfizer in maggio 2020 parte con uno studio propedeutico alla produzione e all’uso emergenziale di un vaccino anticovid 19; in dicembre 2020 inizia la vaccinazione col vaccino Comirnaty sostenuto da un’autorizzazione emergenziale, dunque siamo ancora in fase III dato che questa fase concede l’utilizzo grazie appunto ad un’autorizzazione emergenziale e prosegue lo studio in doppio cieco; Pfizer interrompe lo studio in essere in doppio cieco  e parte con un nuovo studio su altri quattro vaccini che poi è lo stesso però con diverse variazioni di dose booster e altri vaccini nuovi; se lo studio viene interrotto i dati mancanti mancheranno per sempre e l’autorizzazione provvisoria legata a quel vaccino dovrebbe decadere; la FDA rinnova un’autorizzazione sempre emergenziale (provvisoria e condizionata) però per un vaccino che passa dalla fase III (ormai chiusa per mancanza del gruppo controllo) alla fase IV ma senza approvazione (autorizzazione definitiva); il gruppo placebo del trial iniziale riceve il vaccino e dunque, di fatto, lo studio non può essere completato; nonostante che lo studio non possa essere completato i vaccini relativi a tale studio continuano a venire somministrati con un’autorizzazione emergenziale e condizionata ai risultati di uno studio che non esiste più e non può essere completato; una ricerca dei relativi documenti nel tentativo di fare ordine viene bloccata dall’impossibilità di reperire documenti in versione originale; la lettera con cui FDA approva il rinnovo dell’autorizzazione emergenziale di Comirnaty è inutilizzabile poiché i dettagli rilevanti sono oscurati.

A questo punto la confusione è totale, anche per noi addetti ai lavori, e la domanda sorge spontanea: ma, questi vaccini, allora, sono ancora farmaci sperimentali o no? In realtà da un punto di vista concettuale lo sarebbero ma, sempre in realtà, da un punto di vista pratico non lo sono più poiché non vengono utilizzati come sperimentali benché lo siano. Insomma, che sta succedendo?


Dr. Silvano TRAMONTE, medico chirurgo