giovedì 19 agosto 2021

PRIORITÀ E NON

Da alcuni giorni siamo sottoposti ad esternazioni, dai toni melodrammatici propri di uno psicodramma collettivo, relative alla presa di potere delle milizie talebane quale conseguenza del ritiro delle forze armate statunitensi dall' Afghanistan . Intellettuali, artisti, politici italiani esprimono il loro dolore per quel popolo straziato da contrasti interni e da brame esterne dimostrando una emozionalità ed una sensibilità che sarebbero meritorie qualora non fossero circondati, all'interno del loro Paese, da disagio sociale, ingiustizie gravissime, mortificazioni di sogni e legittimi desideri, compressione di libertà fondamentali. Queste persone si dolgono per un popolo che non conoscono direttamente e di cui poco sanno indirettamente, ma il loro sguardo miope non si posa sui loro connazionali indigenti, sui malati  italiani che vengono assistiti da un servizio sanitario di men che mediocre livello, su lavoratori i cui diritti sociali sono stati progressivamente compromessi e sviliti da normative promulgate su delega ed ordine europeo, su forze dell'ordine mortificate da una magistratura che rimette in libertà i criminali che poche ore prima hanno tratto in arresto, su giovani italiani che per sopravvivere sono obbligati a mendicare salari inadeguati e subire orari inumani se non ad espatriare, su anziani che dopo una vita di lavoro sono talvolta costretti a raccogliere nei mercati rionali verdure e frutti di scarto per continuare la loro misera esistenza. In tutta sincerità i Talebani mi spaventano di meno dei burocrati dell'Unione Europea e dei loro accoliti italiani in quanto il loro modo di essere non appartiene alla mia cultura e non potrà avere influenze negative nei confronti dei miei connazionali se non in ragione della inettitudine ed inadeguatezza politica dei governanti nella capacità difensiva del nostro confine. Potrò apparire insensibile e gretto ma la mia preoccupazione per le sorti del popolo afghano o di qualunque altro popolo di questo pianeta comincerà a slatentizzarsi solo quando l'ultimo dei miei connazionali avrà ritrovato la propria serenità e dignità esistenziale. Prima di allora la mia attenzione sarà riposta esclusivamente su altre problematiche a me maggiormente vicine, per me maggiormente coinvolgenti. 

Claudio Berrino

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