mercoledì 6 dicembre 2023

LA PREVALENZA DEL CRETINO



Nella vita quotidiana benché massime di esperienza ci inducano a mantenere sempre una prudenziale distanza di sicurezza da quanti non siano avvezzi, per deficit cognitivi o formativi, a rispettare quei sacri principi elaborativi che la materia grigia dovrebbe sempre e comunque suggerire, inevitabilmente ci capita, presto o tardi, per ragioni professionali o politiche - soprattutto politiche - di "incrociare" un interlocutore che l'avarizia di Madre Natura condanna a seguire processi logici modesti, limitati, abnormi. È questo il momento iniziale della "krisis", della separazione del processo logico da quello irrazionale, della prevalenza patologica della parola in libertà sul logos. Accade infatti, in ogni epoca storica ed in ogni contesto sociale, che la fenomenologia di questa figura, assolutamente esistente in Natura, come diceva Flaiano "sia andata specializzandosi". In particolare dopo la Rivoluzione francese, nelle società liberali, l’individuo comune è stato portato a credere che avere un diritto comporti l’obbligo di esercitarlo ed il diritto di parola viene confuso con il diritto di vaniloquio. Nel “Dizionario della lingua italiana” Nicolò Tommaseo definisce il cretinismo “la scimunitaggine, accompagnata da grande gozzo, endemica in certe valli, che rende l’uomo prossimo al bruto”, ed ancora, “il nome che si dà ad alcune persone mutole o mal parlanti, insensate, con gran gozzo, che sono assai frequenti in certe zone di montagna”.  La definizione offerta dal Tommaseo appare oggi anacronistica  in quanto al cretino non è più riferibile l’aggettivo “mutole”, cioè muto, mentre gli si attagliano, oggi come allora, “mal parlante”,  “insensato”, "logorroico". Accade però talvolta che al quotidiano incontro, confronto e scontro con il cretino standardizzato si sostituisca l'interazione con il cretino eccezionale, ovvero con colui che dannunzianamente non possiamo che definire il "Cretino al Fosforo", la cui presenza si staglia per la sua fluorescenza nel grigiore della verbosità irrefrenabile media al punto da costringere alla necessaria e repentina interruzione di ogni possibile confronto intellettuale o anche semplicemente dialogico con quella patologica  esplosione di disfunzionalità cognitiva. Questo perché se dialoghi con un cretino, parafrasando Wilde, ti porta al suo livello e ti batte con l'esperienza.

Claudio Berrino

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