lunedì 31 gennaio 2022

RESET

Il fallimentare risultato conseguito alla mancata concertazione da parte delle forze del Centrodestra nella designazione unitaria di un comune nominativo, costituente “sintesi” nella scelta del candidato da proporre per il Quirinale, ha generato iniziative scomposte da parte delle sue eterogenee componenti. Mentre la Segreteria di Fratelli d'Italia, con stile "bertinottiano", ipotizza una non meglio precisata "Rifondazione del Centrodestra”, il Segretario Federale della Lega (un tempo Nord) si spinge addirittura a proporre la creazione di un Partito Repubblicano, nelle intenzioni dell'ideatore simile a quello statunitense, che vorrebbe composto contemporaneamente da Liberali e da Cattolici.  Premettendo che qualche approfondimento sulla storia e sui programmi dei partiti politici, a cominciare dal sia pur revocato "non expedit", eviterebbe a qualcuno l'imbarazzo di ventilare proposte “improbabili”, pare di tutta evidenza come l'ex movimento federalista-secessionista ed il precipitato storico dell'esperienza finiana si contendano il vassallaggio nei confronti della Casa Bianca. Il Segretario della Lega, che in questi mesi ha offerto prova provata all'opinione pubblica in tema di coerenza e fedeltà ai propri principi programmatici, passando dalla proposta dell’uscita dall’Euro – e  in ciò confortato da una piccola pletora di economisti poi “fulminati sulla via di Damasco e di Bruxelles” –  al sostegno al Governo dell’ex Presidente della Banca Centrale Europea, traendo probabilmente spunto dal fortunato ideatore del “Minestrone Primavera” commercializzato da una nota società di prodotti surgelati, vorrebbe amalgamare culture e provenienze storiche diverse, ovviamente eccettuate quelle “degli estremisti sconfitti dalla Storia” al solo “nobile” fine di vincere le elezioni, offrendo successivamente al – più o meno distratto – Corpo Elettorale un programma necessariamente raffazzonato e spurio, tanto per appartenenza culturale che per le relative proposte strategiche. Non gli è da meno la Segretaria di Fratelli d’Italia che, anticipando addirittura il competitor leghista, ha pensato bene di aderire, sin dallo scorso anno, all’Aspen Institute Italia, longa manus della Casa Bianca, unendosi associativamente, per quanto risulta dai media, a Romano Prodi, Giulio Tremonti, Renato Brunetta, Giancarlo Giorgetti e John Elkann. Chiunque abbia vissuto l’esperienza politica dello scorso secolo comprenderà perfettamente come i “pot-pourri”  ideologici costruiti esclusivamente per brama di potere anziché per il perseguimento di obbiettivi programmatici netti e predefiniti non possano che allontanare – e disgustare  l’elettorato  possedendo utilità esclusivamente per quanti, in forma diretta od indiretta, coniugano il pranzo con la cena grazie alla politica. Non mi riferisco ovviamente solo ai prescelti dalle Segreterie dei Partiti poi divenuti “eletti” ma anche a quella variegata compagine umana composta da portaborse, da nominati nei Consigli di Amministrazione a mano pubblica senza carature professionali da offrire, da non meglio precisati Consulenti Esterni, da impiegati delle “società satellite" create da Enti Territoriali, ovvero a quella piccola umanità disposta ad ogni abiura purché finalizzata alla conservazione della propria prebenda. Premettendo dunque come nessuna “intelligenza onesta” possa ipotizzare di costruire nuove “creature Politiche” che per la dissonanza intellettuale delle loro componenti sarebbero non minormente mostruose della “creatura” costruita dal Barone Von Frankenstein, si rende necessario porre dei “paletti culturali” indispensabili per restituire alla Politica l’originaria nobiltà e funzione sociale. Per quanto concerne soprattutto la compagine di Destra si rende necessario veicolare in ogni modo il concetto che la Destra a vocazione sociale e corporativa non ha nulla a che spartire con la destra liberale, di derivazione giacobina e mercantile. Un “matrimonio” tra queste due differenti ed inconciliabili espressioni del pensiero politico ed economico sarebbe semplicemente incestuoso ed osceno, e chi non comprende la non “coniugabilità” fra le ben differenti componenti culturali  può solo essere portatore di disonestà intellettuale, di alterazione cognitiva, oppure di crassa ignoranza. Le nuove “sfide” della Politica vanno dunque esclusivamente nella creazione di un “corpus politico” intellettualmente sano, omogeneo, con obbiettivi programmaticamente definiti, filosoficamente portatore di un comune sistema valoriale. Al di fuori di questo schema logico vi è solo il comportamento non conservativo di chi si vuole votato all’irrilevanza quando non all’indecenza.

Avv. Claudio Berrino

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